martedì 14 ottobre 2014

(Cap 38)"Il bagaglio di una expat"



Inizi a realizzare che la partenza si avvicina nel momento in cui apri il bagaglio vuoto e inizi a pensare di metterci dentro qualcosa.

Fare i bagagli è una scocciatura diciamo la verità.

Se penso ai primi bagagli ,ovvero i miei primi viaggi ,scoppio a ridere.

Ricordo il mio scambio culturale in Ungheria all’età di 17 anni o la gita del 5°liceo a Praga.
In entrambi i casi portai roba per poter fare un tour mondiale di 40 settimane.
Partendo dal Monte Bianco e finendo alle Isole Samoa. Con  tanto di sci, dopo sci  e costumi coordinati, nel caso fossero serviti.
(Esagero ,ma non del tutto).
Non avevo idea su cosa potesse servirmi fuori casa e  tanto meno a cosa non potevo assolutamente fare a meno.

Mi serviva tutto.

E allora portavo tutto.

Fortuna che le compagnie low cost  non erano ancora così famose e potevo ancora contare sulla clemenza di qualche operatore aeroportuale di una compagnia aerea che non dava ancora importanza al peso del bagaglio (adesso sarebbe un’eresia).
Le prime vacanze avevo con me non bagagli, ma degli esseri umani.
Avrei anche potuto rischiare l’arresto.

Quando poi partii per la prima volta a Londra da sola all'età di 18 anni ero già  in una fase di grandi progressi. O almeno pensavo.
Misi accuratamente le cose nel bagaglio secondo reale necessità.
Peccato che non avevo messo in conto di andare a Londra e non in un villaggio sperduto del Burundi. 
Tante ma tante cose inutili anche quella volta.

La mia quarta vacanza a Parigi, invece, feci una solenne promessa.
 E per la prima volta riuscii quasi a mantenerla.
 Anche perché iniziai a realizzare seriamente  come  un bagaglio pesante nuocesse  gravemente alla mia spina dorsale ,nonostante i miei 19 anni.

Indubbiamente fare poi l’Assistente di volo ha dato una sostanziale svolta  al mio modo di fare bagagli.
Grazie a Dio.
Impari a capire ciò che ti serve realmente e ad  alleggerire al massimo il bagaglio.

Da li a seguire anche le mie vacanze presero una piega diversa. 
E un peso diverso.

E così con grande orgoglio che ricordo che io e LUI partimmo 3 anni fa per un FANTASTICO tour di California- Nevada e Arizona con un e dico UN bagaglio a mano a testa.
Sono riuscita  nella mia impresa. Anche se mi ci sono voluti circa 10 anni.
Vero anche che  negli Usa trovi Laundry self service (lavanderie)praticamente ad ogni angolo ,perfette per i travellers.
 A metà vacanza, infatti, andammo li e lavammo la nostra roba alla modica cifra di 2 $.
Poi ad un certo punto due anni fa i miei grandi progressi furono messi a dura prova dal trasferimento in Tanzania.
Cioè, non stavo andando in vacanza a Parigi o a Copenaghen dove se ti dimentichi qualcosa te lo compri.
Mi stavo trasferendo in Tanzania a tempo (inizialmente)indeterminato.
La prima volta in Tanzania feci un bagaglio che mi riportò indietro al mio  primo viaggio in Ungheria.
Ma non tanto di vestiti, quanto di TUTTO. Di tutto il resto.
Dallo shampoo al lievito per dolci,per intenderci.

Stavolta invece con trasferimento a Lisbona e pit stop nelle Isole Britanniche  mi sono ridimensionata.
In fondo se dovesse mancarmi qualcosa sono certa di trovare tutto .E se non lo trovo, va bene lo stesso. Si sopravvive.

E quindi con mio immensa gioia ho il piacere di comunicarvi che il mio bagaglio per questo trasloco pesa solo 20 kg .
Stavolta ho superato me stessa.
Grandi soddisfazioni.

Se qualcuno lo avesse detto a quella ragazzina di 17 anni che 13 anni dopo sarebbe  riuscita a fare un trasloco con solo  20 kg di bagaglio non ci avrebbe assolutamente creduto e sicuramente lo avrebbe preso  per un pazzo.
Ne sono certa.






mercoledì 8 ottobre 2014

(Cap 37)"Noi e i Social Network"


In questi giorni ho letto un articolo interessante che mi ha dato spunto a una riflessione.

Una ragazza olandese di nome Zilla ha fatto una sorta di esperimento che nasce da un progetto universitario.
Ha fatto credere a tutti di essere stata in vacanza nel sud est asiatico(Cambogia ,Laos e Thailandia ) ma in realtà non si è mai mossa dalla sua città ,Amsterdam.
Fantastico.
E ovviamente lo scopo era quello di dimostrare come i Social Network non sempre rappresentino la vita reale.

“Creiamo un mondo ideale che non ha niente a che fare con quello reale. Volevo provare com’è estremamente facile distorcere la realtà” –  afferma Zilla.

Alcune foto sono state modificate con Photoshop altre invece sono state realmente  scattate in piscina dietro casa sua e la classica foto del piatto della cena era stata invece scattata nella sua cucina.

Bene.
Anzi no, Male.

Ma  è davvero così? Davvero i Social Network riescono a modificare la nostra percezione della realtà?

Certo. Lo fanno continuamente. E io ne sono un esempio.

Quando ero in Tanzania postavo ogni tanto delle foto al mare ,in piscina e in varie spiagge.
Quando tornavo in Italia tutti non facevano che dirmi “che bello sei sempre al mare, che bello passi la tua vita in spiaggia…” ecc ecc.
Ovviamente non era così. Non sempre. Anzi. Delle settimane il mare non lo vedevo assolutamente.
Ma siccome pubblicavo in genere solo quel tipo di foto sono stata etichettata come “quella che andava sempre  al mare”.
LUI che invece al mare ci andava anche più di me ma non postava le foto su Facebook era invece  “poverino, lavora sempre”.

Oppure.

Giorni fa ho incontrato delle amiche ,una delle quali non vedevo da  tanto tempo. Parlando del più e del meno delle nostre ultime novità  ad un certo punto mi disse “Va be, tanto di te si sa già tutto”.
Vi giuro che per un secondo non capivo a cosa si riferisse.
Ma poi ho capito era riferito al Blog e ai vari Social Network. E mi sono fatta una risata.
E’ vero che in questo Blog racconto della mia vita. Racconto fatti,aneddoti e eventi accaduti .E  traslochi.
 Ma racconto una parte della mia vita ,quella che può essere divertente o quella che può essere ritenuta tale. O quella che può essere interessante. Ma non racconto mica tutto.
 Ma mi pare OVVIO.
O no?
Forse non così tanto.

Trovo che questo sia il rovescio della medaglia.
Si perde l’importanza di chiedere perché tanto l’ho visto su Facebook, instagram ,Twitter & co.
Ma davvero i Social Network hanno questo potere su di noi? Sono diventati così potenti?

Tempo fa una ex collega  postò delle foto su Facebook con un abito da sposa e con uno sposo. Si stava sposando .E fin qui niente di strano ,no?
Il punto era che iniziarono a chiederle… 
ma è un fotomontaggio? E’ una foto vera? O peggio ancora Perché ti sei sposata velocemente? Sei in attesa?

Semplicemente questa ragazza negli ultimi due anni(in cui  l’azienda aveva chiuso  e quindi  non aveva più visto colleghi)aveva  incontrato una persona e dopo due anni convolato a nozze. Una cosa normalissima insomma.
MA
NON aveva mai postato su Facebook una sola foto con il fidanzato e quindi per molte persone questa “persona” sbucava dal  nulla. Non esisteva. Ecco il motivo di tanta curiosità. Chi è costui??
Pensate un po’ come ci siamo ridotti.

Esempi così potrei farne tantissimi. E credo anche voi. Penso che questa riflessione almeno una volta l’abbiate fatta anche voi.
Ormai i Social Network sono diventati la nostra vetrina? Ma quanto questa vetrina corrisponde alla realtà?
Siamo davvero così supermegafantastici come le nostre foto/post sui Social?
Indiscutibilmente  questo nuovo modo di comunicare ha cambiato la nostra vita quotidiana.
Ma ricordiamoci che è finto…Non è reale.
Dietro un selfie sorridente possono esserci infiniti significati. E non tutti felici. Anzi.
Questo per dire che e’ un gioco e va utilizzato in un certo modo e con un certo buon senso.
E un pizzico di leggerezza aggiungerei.


Se il povero Pirandello fosse vissuto ai giorni nostri oltre a Uno, Nessuno e centomila avrebbe sicuramente aggiunto “il modo in cui vieni visto attraverso i Social Network.”
Per fortuna se l’è evitato.
Beato lui.






martedì 30 settembre 2014

(Cap36) It's a final countdown



Ebbene si. Si fa il conto alla rovescia. La partenza si avvicina.
Come mi sento?
Non lo so.
Non ho il tempo per pensare a come mi sento. Sommersa dalle  1000 cose da fare prima della nuova avventura a Lisbona. 
Ah e poi c’è una novita’.
Non andiamo diretti a Lisbona. Ma si fa un pit stop di tre settimane  a Londra.
LUI deve andare li per motivi di lavoro.
In realtà non staremo proprio Londra ma in un paesino del sud chiamato Crawley che si trova nella contea di West Sussex.
Per quanto Londra sia la città che in assoluto preferisco(chi ha letto i primi post sa a cosa mi riferisco) devo dire che sono contenta di soggiornare da un’altra parte. Potrò vedere una parte dell’Inghilterra che non ho mai visto. 
Infatti il mio progetto è che mentre LUI sarà a lavoro io prenderò la mia reflex e girerò un po’ i dintorni.


Dopo le tre  settimane in UK andremo a Lisbona dove abbiamo trovato una casa "momentanea" che ci servirà come appoggio per cercare una casa più stabile con affitto a lungo termine.
Avevo rimosso quanto fosse impegnativo cercare casa in un paese straniero.
Le ricerche possono durare anche settimane.
Devi valutare bene sia la posizione ,il tipo di appartamento e i servizi .E sopratutto che offra una cifra che non sia spropositata.
E per far tutto ciò preferisco essere li sul posto per evitare al massimo qualsiasi ipotetica fregatura .

(Mi viene adesso in mente la frase Non fare il portoghese o fare come i portoghesi.
Viene utilizzata da noi quando si usufruisce di un servizio senza pagarlo. Quindi mi ha sempre dato l'idea che i portoghesi siano un popolo furbetto. 
E invece no.
Mi sono documentata su questo strano modo di dire e cosa scopro?Che i poveri portoghesi non c'entravano proprio nulla!
Nel VIII secolo l'ambasciatore del Portogallo dello stato Pontificio  invitò i portoghesi residenti a Roma a vedere uno spettacolo Teatrale presso il Teatro Argentina,bastava dire di essere portoghesi per poter accedere gratuitamente.
Ebbene ...molti romani si spacciarono per portoghesi per poter entrare ad assistere alla rappresentazione.
Quindi era riferito ai Romani!Andiamo bene.)

Comunque sia,la partenza si avvicina e sono tanto,tanto contenta.

E mi torna,inevitabilmente in mente la partenza in Tanzania. Due anni fa.
 Andare in un altro continente specie un contiente come l'Africa fu una cosa completamente diversa. Neanche minimamente paragonabile.
Per quanto io adesso possa avere mille dubbi e mille perplessità non è nulla rispetto a Dar es Salaam dove i problemi erano proprio di altro tipo.
Dalle medicine allo shampoo.Li dovevo portare tanta roba perchè non trovavo moltissimo.
In Portogallo e particolarmente  in una capitale come Lisbona ho i miei dubbi sul non trovare  per esempio un farmaco,dell'acqua naturale o una crema idratante.

Comunque non voglio riempirmi di tante o poche aspettative...le scopriremo vivendo!


Ufficialmente  -10 giorni alla partenza!
EVVAI!



venerdì 26 settembre 2014

(Cap 35) "Quando ti laurei?Quando ti sposi?Quando fai un figlio?"



Ecco.
Ci sono anni della tua vita post adolescenza che va tutto bene.
 Vivi la tua vita più o meno serenamente e nessuno ti fa domande.
Al massimo ti viene chiesto come va a scuola.

Ma POI ad un certo punto della tua vita che di solito si aggira  tra i 25 e i 28 anni ( anno più, anno meno) qualcuno inizia a farti le gettonatissime domande:

Quando ti laurei? Quando ti sposi? Quando fai un figlio?

Tutti li bramosi di sapere le tue tempistiche.
Ora. C’è da dire che tante volte non è necessariamente detto che siano domande dettate da cattiveria o pseudo malizia.
Magari  molte volte uno lo dice pour parler. E ci può anche stare.
Ma.
Ma.
Sono cose personali e talvolta anche delicate. Soprattutto le ultime due.
Non è una cosa del tipo “che vestito ti metti domani”.
Si tratta di legarsi a una persona. O di mettere al mondo na’ creatura.
Non è mica “famose na carbonara”.
Comunque sia nel mio singolo e personale caso sono domande ormai ininterrotte da circa 4-5 anni.

C’ho fatto er callo. Come direbbero qui a Roma

A volte penso che dovrei mettermi le cuffie stile “Lascia o Raddoppia”  e rispondere a tutte le domande senza prendere fiato.
Però ciò che mi fa riflettere è come molte persone vedano la vita con delle tappe e delle scadenze.
Cosa  si fa e cosa non si fa. Cosa è giusto e cosa è sbagliato.
E’ snaturato per alcuni che una donna di 30 anni non pensi a riprodursi ma pensi a rifarsi una posizione lavorativa.
A quell’età devi darci dentro.  Deve essere il tuo unico obiettivo. Madre Natura pare non aspetti.

Il tempo scorre mica vorrai diventà na mamma-nonna?
Guarda che farli a 30-40 non è come farlo a 20 anni.
Guarda che poi diventa difficile accudire na creatura

Guarda che poi …
Guarda che poi…
Guarda che poi…
...

Oh ma dico io. Mai lo chiedessero a LUI.
Tutti a me.
Ancora c’è sta cosa del “Tu donna partorirai con dolore..” che anche ai tempi nostri può essere decifrato con   “mo ’so ca**i tuoi “.

Come se per fare i figli non si fosse in due. Come fosse unica scelta della donna.
Cioè perché a LUI anziché chiedergli  “come va il lavoro?” o “che ne pensi di Zaza" non gli viene chiesto la data presunta o reale della sua ipotetica riproduzione?
Lo trovo politicamente scorretto.E fastidioso.

Tornata dalla Tanzania, pensavo che si avesse  un briciolo di curiosità per questa terra sconosciuta , speravo in qualche modo che magari le domande cambiassero. Magari speravo si puntasse  che so' sui leoni o sullo swahili.

E invece no.

-Che state aspettando?
-Guarda che nella vita non si vive di soli divertimenti,poi te ne pentirai.
-Potreste farlo crescere in Africa così si fa gli anticorpi.

Potrei proseguire ma ve lo risparmio.

Vogliamo parlare invece del matrimonio?
Tutti li a chiedermi continuamente la data di tale evento.
Io lo dico che secondo me le principesse Disney ci hanno deviato il cervello.
E’ così. C’è poco da fare.
 Diversamente non mi spiego tutto questo accanimento.
Secondo me qualcuno sogna  ancora che un principe azzurro venga e ti porti all’altare.
Che tu indossi un abito bianco stile principesco e che viva un giorno da principessa.

E poi ci sono quelle come me che pensano che il matrimonio non sia il fantomatico giorno principesco ma tutto quello che viene dopo.

Non mi emoziona il matrimonio. Non lo nego. A quello sono bravi tutti. Basta una carta di credito.
Il difficile è altro.
Giorni fa in aeroporto parlavo con dei passeggeri, palesemente ultrasettantenni .Ebbene non vi nascondo che mi hanno non poco emozionato.
Erano molti complici ,si vedeva palesemente. E contenti. Eh si contenti perché andavano a farsi 15 giorni di megavacanza alle Maldive.
 La signora scherzosamente  mi ha detto “Dopo anni e anni di lavoro ,55  anni insieme ,4 figli e 7 nipoti ,Signorina ,pensa che non lo meritiamo?
Si certo, eccome se lo meritate, le ho risposto sorridendo.

Non sono qui per giudicare nessuno. Il mondo è bellissimo perché vario.
Frase scontata ma, indubbiamente, una delle mie preferite. Uno dei miei evergreen.

Ma io sono fatta a modo mio.

E sti cazzi.












lunedì 15 settembre 2014

(Cap 34)"Rome wasn't built in a day (ehi ehi ehi) "




Ultimamente non ho scritto molto, è vero.
Causato probabilmente da doversi fattori.
Quali…Il tempo, sicuramente.
Il nuovo lavoro per quanto non mi impegni intere giornate (come lo era quello da Assistente di Volo dove  potevo arrivare anche 12-15 ore al giorno)mi  toglie inevitabilmente del tempo che prima dedicavo al Blog.
Ma non si tratta solo di questo.
La realtà è un’altra. In Italia non riesco a scrivere . O perlomeno, riesco a scrivere ma…perdo un po’ di spirito  come dire ,goliardico.
Ho scritto dei post nelle ultime settimane che non ho poi voluto pubblicare.
 Perché erano post privi di ironia, di humor. Erano polemici. E non è questo il mio obiettivo.
 Questo Blog nasce per raccontare si la mia storia, ma per raccontarla in maniera allegra. A nessuno interessa intristirsi con considerazioni e opinioni della realtà italiana , per altro  argomenti  principali di tutte le conversazioni virtuali e reali della nostra penisola.
 La crisi ,il lavoro, la classe politica e loro scelte. BLA BLA BLA.


Comunque sia, torniamo a noi.
Come vi raccontavo nei post precedenti ho avuto un’opportunità lavorativa qui a Roma.
Un lavoro completamente diverso ma che rimane nell’ambito aeronautico.
E ho conosciuto tanta, tantissima gente. Colleghi e non.
 E come sapete solitamente si parla anche un po’ di se.

“Sono Valentina, ho 30 anni e vengo da Catania. L’ultimo anno ho vissuto in Tanzania, sono momentaneamente (ma residente) a Roma e tra qualche mese mi trasferirò a Lisbona”
E questi mi guardano come per dire  che te sei fumata?

Questa mia parentesi romana non era messa in conto. Non così almeno.
 Ero tornata per qualche mese con l’obiettivo principale di riprendere a studiare e completare i miei studi e ,se ci fosse scappato un lavoro da assistente di volo (stagionale, ovviamente) sarei tornata su un aeroplano per qualche mese prima di partire per Lisbona.
E invece no.
Ma facciamo un passo indietro.
Quando  due anni fa la famosa compagnia aerea dove avevo il FANTAMEGAFIGHISSIMO contratto a tempo indeterminato decise di chiudere, io e LUI decidemmo di trasferire  baracca e burattini da Catania a Roma, la sua città. Roma è più comoda rispetto a Catania quando “pendoli” con un paese straniero. E’ chiaramente collegata meglio.
Quindi per quanto io in effetti sia residente sulla carta nella città eterna da più di un anno, in realtà non ci avevo mai vissuto prima di qualche mese fa, quando sono rientrata in Italia.
Venivo spesso sia con LUI che per altri motivi, tra cui anche lavorativi. Ma la mia permanenza si limitava al massimo a una settimana .Ed e’ molto diverso.
Quindi quando lo scorso Maggio tornai dalla Tanzania e mi venne fatta questa famosa proposta lavorativa decisi di fermarmi un po’ a Roma.
Ed è stata per certi versi una “scoperta”.
All’inizio ,specie dopo la Tanzania, Roma mi sembrava New York City.
Roma si sa è stupenda. Ma è pur sempre una città italiana che per quanto meravigliosa è purtroppo poco curata.
 I mezzi pubblici ci sono ma non sono minimamente sufficienti alla domanda. Allora tocca usare la macchina e la macchina porta caos e ingorghi.

 Quindi proprio per questo motivo potrebbe sembrarmi Dar es Salaam…

Ciò che mi fa ridere, ma proprio tanto sono i romani de Roma, daaa a capitale.
Quando vivi qui ti rendi conto che Alberto Sordi o Carlo Verdone non hanno fatto che semplicemente “fotografare” scene di vita quotidiana.
Ci sono tanti marchesi del grillo e tanti Ivano e Jessica, così tanto per fare un esempio. Anzi ce n’è più dell’immaginabile.

Il romano ne ha una per tutti. Sovente polemico ma di fondo un gran simpaticone.
L’argomento che ai romani piace tanto è sicuramente il cibo.
Ai romani je devi dà da magna’ mi disse un giorno una tipa alla fermata del bus.
Ed è vero. Se per esempio decidiamo, che so ,di andare a fare una passeggiata in centro o sul lago di Bracciano l’obbiettivo non è la passeggiata in se ma     Namose  a magnà na cosetta ….
Ora, non è che in Sicilia siamo tutti vegani e filiformi.
 Ovviamente no.
 Ma non ne parliamo così tanto ,credo.
In queste serate di magnate se ti prendi un’ insalata potresti essere visto malissimo e etichettato come  quello che se magna l’insalata.
NO.
Meglio magnasse na Grigia, na coda a vaccinara con contorno de cicoria ripassata en padella.
Giusto na cosettina per smorzà a fame.
Adoro anche la donna romana der quartiere. Lei ,leggings leopardati ,orecchini d’oro giganti, trucco da maschera di cera richiama il figlioletto all’ordine e alla disciplina:

AOOOOO VIE’ NPO QUI CHE TE TRITO DE BOTTE,TACCI TUA.MO M’HAI ROTTO ER CAZZO.TE POSSINO.

Quando si dice eleganza e semplicità.

Quando mi viene chiesto  da nddo vieni   e rispondo dalla città sicula ci sono in genere due risposte.
 Ci sono quelli che amano la Sicilia, quelli che l’hanno girata un sacco(anche più di me) e che conoscono musei/siti/spiagge/ristoranti e sono perdutamente  innamorati della mia terra.
Oppure quelli che hanno un’idea della Sicilia che risale ai primi dell’800.Quelli che mi chiedono se ho parenti mafiosi, se i miei vicini di casa  sono i clandestini dei barconi o se è pericoloso girare per le strade.
Si, mi hanno chiesto anche questo.
Tempo fa un tizio mi disse che il cugino del fratello dell’amico della sorella una volta era stato in Sicilia e il proprietario della casa che avevano in affitto gli disse che a Catania rubano le macchine ,quindi ne avevano dedotto essere  un posto poco raccomandabile.
Peccato che Roma non sia minimante immune da questo fastidioso crimine e sicuramente non lo sarà meno dei livelli di Catania o di un’altra grande città italiana.
Ma questo non lo diremo al cugino del fratello dell’amico della sorella.

Poi, parliamo delle strade della capitale.
 Beh ,si sa.
Roma è grande. Tanto grande.
Però poi ci sono delle strade che giri che ti rigiri te le trovi spuntare ovunque per quanto sono lunghe.
Come appunto la mitica portuense o la via del mare (ostiense).O la Aurelia
O il raccordo.
IL RACCORDO.
Ecco ,il raccordo meriterebbe un post a parte.
Puoi rimanerci 10 minuti come tutta mattina. E un grande punto interrogativo.
Ho da poco superato il “trauma da raccordo”.
Adesso so quando prenderlo e quando NON prenderlo assolutamente. Una volta capito ciò hai svoltato.
Oppure la famosa Via della Scafa ,che porta Ostia , dove LUI sostiene che si svolga il ciclo della vita.
Secondo lui la gente nasce, cresce, muore e pure si riproduce su questa strada.
 File interminabili.
Ma anche qui basta capire gli orari e il gioco è fatto.

Questa permanenza a Roma procede bene, meglio del previsto.
Adoro prendere il tram e andare a fare un giro in centro. Adoro Trastevere. E campo dei fiori. E villa Borghese o villa Pamphili. Mi piace l’aria che si respira. Mi piacciono i ponti e le viste sul Tevere (il Tevere in se un po’ meno visto che è abitato da simpatiche pantegane).
Roma è piena di arte. Ci sono sempre mostre, teatri, concerti, cinema all’aperto. Ci sono tante cose da fare.
Villa Doria Pamphili

Fori imperiali


Piazza del Popolo


Via Margutta


Vista dal Campidoglio

Talmente tante che mi rendo conto di aver ancora visto poco, pochissimo. Ma indubbiamente è una città ,se non addirittura, LA città su cui è difficile mettere un punto di arrivo.
E’ una continua scoperta e anche se so che durerà poco perché a breve andremo via di nuovo ,inizio quasi già a sentirla “mia” e non pensavo potesse accadere…

Daje regaaa

Alla prossima!






domenica 24 agosto 2014

( Cap 33) Lisbona o Doha? Considerazioni esterne...






Nel momento della difficile scelta tra Lisbona e Doha (ecco il nome della città araba) devo dire che è stato divertente sentire le opinioni di parenti, amici e conoscenti.
Pareri totalmente discordanti tra loro che però mi piaceva ascoltare per capire cosa ne pensasse al riguardo la gente che quotidianamente mi circonda (anche se solo “virtualmente” viste le distanze.)
Mi piace ascoltare i punti di vista altrui e mi piace quando sostengono fermamente le proprio tesi.
Ovviamente poi io seguo le mie.
Neanche a dirlo mio padre sosteneva che, conoscendomi, io non sarei sopravvissuta un giorno a quella vita a Doha.
E io inizialmente pensavo si riferisse allo stile di vita “lussuoso”.
No no…si riferiva al Burqa. Chissà perché i genitori quando si tratta di te vedono sempre tutto molto catastrofico.
A ridaje a spiegargli che nessuno mi avrebbe costretta a indossare burqa e chador e che al massimo avrei dovuto evitare minigonne e scollature…
No. Lui vede il mondo arabo con i suoi occhi e lo immagina solo così.

Ma non solo lui ovviamente. Anche amici, miei coetanei, non facevano altro che chiedermi del burqa ,degli alcolici o del fatto che avrei dovuto chiedere a LUI il permesso per mettere il naso fuori  casa.(Queste sono state le considerazioni più gettonate, manco a dirlo)

Alcuni amici invece erano gasatissimi riguardo Doha.
-Pensa che macchine pazzesche !Lamborghini,Ferrari…! Wow
-Pensa che negozi! Gucci ,Luis Vuitton…!Wow
 E lo dicevano a me che in Italia  ho una modestissima  Ford Ka e i miei negozi preferiti sono Zara e H&M .
Chi mi conosce bene sa che tutto ciò non mi esalta per nulla. Anzi.

Alcuni invece erano scioccati da entrambe le destinazioni.
Ma in Italia quando tornate? (mi chiedevano come se fossimo due pazzi incoscienti).
Mmm…altra domanda?

Non poteva ovviamente mancare la domanda di rito (dico di rito perché quando fu per la Tanzania me lo sentii ripetere per tutti i giorni prima della partenza, vedi Post Cap 5-6-7 ) :

Ma che vai a fare tu in Portogallo?
Cioè lui va li a lavorare e tu che fai? Ti annoierai? Mica puoi trovare lavoro in Portogallo dove la crisi è più forte dell’Italia. No, no. Non sarà una cosa facile.

Nonostante la domanda e la considerazione poco gentile  sono cosciente del fatto però che Lisbona al momento offra poco lavoro già ai portoghesi, figuriamoci per un’italiana che NON parla portoghese. Si sa.
Non mi riempiranno sicuramente di offerte lavorative. OVVIO.
Ma sicuramente l’atteggiamento pessimista e negativo non porta da nessuna parte.
Anche se rimani al paesello tuo.

Sicuramente la prima cosa da fare sarà imparare il portoghese. Una volta presa una certa familiarità con la lingua inizierò la mia ricerca.

Doha avrebbe avuto, di buono ,che probabilmente, io avrei potuto iniziare  a lavorare sin da subito. Sia perché la lingua parlata è l’inglese e sia perché la città è in continua evoluzione per quanto riguarda il business. Specialmente i settori dove avrei applicato io ,ovvero compagnie aeree/aeroporti e alberghi.

 Devo dire però che un discreto numero di amici e  familiari mi hanno anche sostenuto e incoraggiato.
Soprattutto per quanto riguarda Lisbona.
Chi ha avuto modo di visitarla  mi parla di una città meravigliosa. Meravigliosamente vivibile.
Un clima stupendo ,il mare, gente fantastica, vita notturna, costi bassi, ,i miradores (i magnifici panorami)e molto, molto altro.
Lo scopriremo…
E ovviamente sarò qui per raccontarlo.

Atè Logo (Arrivederci).
Iniziamo a far pratica con la lingua…






giovedì 31 luglio 2014

(cap 32) "And the winner is... "



LISBONA…!


Ebbene si dopo tante (ma tante taaante  considerazioni) ecco il nome della prossima destinazione.

Che  è arrivata ovviamente senza non poche perplessità.
Un ennesima volta io e LUI  a tavolino e valutiamo le nuove proposte lavorative. 
Un film già visto.

Ormai siamo bravi. La prima volta era stato meno divertente. La prima volta avevamo tanta (ma taaanta) paura di fallire.
La paura di fallire c’è anche adesso ma in noi si è creata una sorta di fiducia e uno spirito avventuriero tale da pensare che “forse” ce la si po’ fa’.
Se fosse arrivata solo la proposta di Lisbona sarebbe stato semplice.
Hai una proposta ,c’è poco da scegliere.
 E invece no.
 Troppo facile.
Insieme alla proposta di Lisbona ne arriva una nuova…un nota città di un ricco paese arabo(che non è ne’ la occidentale Dubai ne’ la figa Abu Dhabi, per intenderci ).
PANICO.
Ndo namo?
Considerazioni infinite. Giornate intere di considerazioni. E anche nottate.
Il contratto nella città araba propone tanti soldi ma una vita comunque sia…limitata.
Un benessere “finto”.
Ovviamente anche stavolta, così come lo fu per la Tanzania, ho passato ore su internet a leggere Blog, recensioni, informazioni ecc. ecc.
Le cose da valutare sono tante. E i soldi offerti sono tanti. Poi però pian piano inizi a chiederti 

come mai questi ti danno tutti ‘sti soldi…?”

Devi sottostare alle loro regole, al loro stile di vita. Che può anche piacere, per carità.
Tutto sta a capire come sei fatto tu.
Ci sono persone che morirebbero all’idea di poter guidare un porsche e frequentare posti superfighi ,andare a cena nel ristorante superfigo a mangiare roba superfiga con gente superfiga indossando borse/scarpe superfighe ( ho reso l’idea?)

Una vita da Red Carpet.

Si, ma non è la nostra vita.
Non è quello che io voglio dalla vita. Non è quello che LUI vuole dalla sua vita.

E allora ,dicevo ,io e lui ci siamo rimessi a tavolino per valutare tutte queste belle cose.
Un giorno eravamo a favore. Un giorno contro. Io addirittura sono stata capace di sostenere tesi diverse nell’arco della giornata. E anche nell’arco di poche ore.

Poi lui diceva a me    No,dai decidi tu.
E io       No,no decidi tu.

Due esemplari di cazzi confusi ( pardon me).
Abbiamo pure scritto pro e contro delle due città su un foglio di carta. Stile nomi-cose-città.
Roba da internamento immediato nel primo istituto di igiene mentale della regione Lazio.
Poi ad un certo punto abbiamo deciso.
Ed ha vinto Lisbona.
Città dove ne’ io ne’ lui siamo stati.
Ma…Lisbona è Europa.
In pratica è come se da Roma ci trasferissimo a Viterbo. Dietro casa, appunto.
La scelta di Lisbona è stata fatta dopo reali considerazioni delle nostre personalità. E’ una città che (pare) essere a misura d’uomo. E’ una città viva e culturalmente molto vivace.
L’opposto esatto della città araba.
Una nuova avventura ha inizio.
I dubbi e le perplessità ci sono sempre ma cerchiamo di scacciarli via con pensieri superpositivi e ottimisti.
Si parte!

I can’t wait
(direbbero gli anglofoni.)

   








domenica 13 luglio 2014

(Cap31)"Mini-decalogo per un colloquio di successo"


Nell'attesa delle prossime novità riguardo il Blog (a brevissimo) ,volevo riprendere un discorso già affrontato nel Cap. 29.

Nel penultimo post avevo infatti  parlato della situazione lavorativa in Italia.
E forse facendolo non ho messo molta positività al riguardo.
Anzi.
Mio fratello mi ha detto :
“Vale ,l’ho letto mentre stavo studiando e mi hai fatto venir voglia di chiudere i libri”
Oddio.
No. No. Non ci siamo. Non era quello che volevo far intendere.
 Mi spiego.
Stavo solo raccontando un mio punto di vista. Una mia esperienza.
Quella delle raccomandazioni è una storia vecchia. Vecchissima .E per quanto reale non dobbiamo assolutamente fare in modo che questo possa minimamente influenzare la nostra presentazione.
I raccomandati ci sono sempre stati e ci saranno sempre. C’è poco da dire, ma non dobbiamo dimenticare che c’è anche tanta gente che ricopre determinate posizioni perché se l’è sudato e guadagnato con anni e anni di studi e di gavetta.
Se ci fermiamo a pensare “tanto non mi  pijano ” non andiamo da nessuna parte.
E noi dobbiamo andare da una parte ben precisa.
Ho letto tanto, specie nell’ultimo anno.
Ho letto e ho visto alcuni video su Youtube sull’argomento.
E allora sono arrivata a una sorta di conclusione.
Una sorta di check-list da tenere in considerazione prima di presentarsi per una candidatura.
Mi riferisco  chiaramente a candidature di tipo generico.

1.       Innanzitutto parliamo dell’ invio della candidatura.
Il web offre tanto, tantissimo. Attraverso il web puoi inviare una candidatura a Sidney.
O a Civitavecchia.
E’ un mezzo indispensabile.
Ma proprio per questo suo essere vasto ,può anche portarci fuori strada.
Personalmente, preferisco, portare i CV a mano. Anche se, chiaramente, non è sempre possibile.
Dipende anche dal tipo di azienda a cui si deve applicare.
Ad ogni modo la cosa più importante è focalizzarsi verso un obiettivo. E’ vero ,verissimo, che le proposte lavorative sono scarse ma ciò non toglie che siamo persone valide e abbiamo anche noi delle ambizioni precise. Quindi monitorare costantemente siti delle aziende che ci interessano e ovviamente le pagine riguardanti le candidature. Mi è capitato   di essere chiamata per un colloquio proprio per la tempestività dell’invio della candidatura. E viceversa di non essere stata chiamata per non averlo mandato in tempo.

 2.      La chiamata.
Bene. Ci hanno chiamato. Il primo passo è stato fatto.
Adesso si fa sul serio. Personalmente vado sempre preparata ai colloqui e cerco di prepararmi anche dei discorsi. Studio l’azienda attraverso la pagina web e cerco notizie sui motori di ricerca.
Per esempio ,riguardo le compagnie aeree cerco di documentarmi su quanti e quali aerei hanno, che basi operative  e che progetti futuri hanno in programma. Cerco di leggere  i  forum e se posso contatto personalmente qualcuno che ci lavori già anche tramite i Social Networks .E’ importante capire l’azienda e anticipare le possibili domande che possano farti. Oltre a fare bella figura il Recruiter penserà di aver davanti una persona professionale e interessata alla posizione.

3.  Il giorno del colloquio.
   Neanche a dirlo la sera prima evitate Hangover (sbornie) e notti brave. Cercare di riposare      indiscutibilmente ci farà apparire il viso più rilassato.
   L’abbigliamento è un punto fondamentale.
  “L’abito non fa il monaco…?” SBAGLIATO.
  Un abbigliamento consono è fondamentale, a prescindere dalla posizione che si sta andando   a ricoprire. Cercate di essere formali e naturali .Niente personalizzazioni eccessive. Evitate  collane e  bracciali rumorosi. Per le donne un trucco sobrio e una pettinatura semplice.  Nessun profumo forte.
  Per gli uomini barba curata e suit. Se potete togliete i piercing e coprite i tatuaggi.      
  Negli ultimi colloqui ho visto gente davvero poco presentabile. Attenzione, gente  qualificatissima.                                  
 Puoi avere anche 2  lauree ma e se  poi arrivi a un colloquio con le scarpe sporche e i capelli lucidi (non di gel ) non chiederti come mai non hanno scelto te.
4.Puntualità.
Ovvio. Non dovrei neanche evidenziarlo. Ma magari nel caso in cui il colloquio non sia nella vostra città, cercate  di organizzarvi preventivamente su taxi, treni, aerei.
In aereo vedevo gente letteralmente dare di matto quando c’era ritardo sui voli del mattino e mi raccontavano che dovevano andare a fare un colloquio o un concorso.
 Non fare mai  pieno affidamento nei mezzi di trasporto.(A meno che non vivi a Copenaghen).
Scioperi, ritardi e vulcani islandesi dal nome impronunciabile potrebbero rovinare i vostri piani.
5. In Azienda
Bene siamo arrivati in azienda. Siate molto discreti e pensate che probabilmente ci saranno altri uffici dove altra gente sta magari lavorando. Togliete le suonerie. Ed evitate di parlare a voce alta.
Presentarsi al personale addetto all’accettazione.
Cercare per quanto possibile di avere un leggero sorriso stampato in faccia.
Con questo non voglio dire che dovete avere il sorriso di un clown. Ma magari la persona che ti passa accanto potrebbe essere proprio la persona che andrà a esaminarti.
6 .Attesa
In genere fanno un elenco in base al numero dei candidati.
E da li bisogna aspettare il propri turno. Sono attese snervanti. E lo sono per tutti.
Ma evitate di bere 35 caffè e di fumare 2 pacchi di sigarette. Cercate il più possibile di distrarvi .Io a volte porto un libro, oppure faccio conoscenza con gli altri candidati. Anche loro saranno tesi come voi e magari parlare dell’ultima vacanza può farvi rilassare entrambi.

7.Colloquio
Eccoci. Dicono il vostro nome.
L’adrenalina è alle stelle. Per quanto io cerchi di essere sempre rilassata, quel momento esatto mi fa venire le palpitazioni. Che per fortuna ,in genere, terminano appena mi siedo con la commissione davanti.
In genere trovi davanti a te 2-3 esaminatori che ti osservano con un volto privo di emozioni.
Delle volte sei più fortunato e troverai esaminatori con un finto sorriso di plastica (specie nel settore naviganti).
E’ il tuo momento.
In genere iniziano sempre con il “….ci parli un po’ di lei…”
E li… VENDITI.
Devi vendere la tua professionalità al meglio.
Non esagerare con i superlativi. E con le menzogne.
Cerca invece di dire la verità.
Sii umile. Umile ma determinato.
Ovviamente cercate di non toccarsi anelli, capelli ecc. Classici gesti di nervosismo.
Se invece ci sono colloqui di gruppo, in genere vedono anche come interagisci con gli altri. In questo caso evita di parlare sopra altri o di prevalere. Otterresti l’effetto contrario.
Se la lingua del colloquio  non è la tua lingua madre cerca di parlare lentamente e di scandire bene le parole (specialmente in inglese si tende a parlare velocemente).
Parla delle esperienze lavorative presenti nel CV  e cerca di ricordarti bene le date.
Quando l’interlocutore vi pone una domanda lasciatelo terminare. Se una risposta non la sapete provateci comunque. Spesso proprio il modo di gestire quella situazione di stress può essere interpretata dagli esaminatori.
Ovviamente non fare mai domande su stipendi ,ferie ecc .
Se ve ne parlano loro è un conto. Ma quelle sono notizie che avrete in un momento successivo.
(Specialmente in Italia lo stipendio non viene mai menzionato, al contrario  all’estero è probabile che l’esaminatore possa affrontare l’argomento).
Se vi vengono fatte domande scomode ,tipo “Ha intenzione di sposarsi?” o “Ha intenzione di avere figli?” evitate di fare facce strane ma rispondete cercando di dire quello che vi fa stare meglio.
Al momento di congedarsi consiglio sempre di sorridere ,ringraziare e ,se possibile, stringere la mano.
Cercare di non trascinare sedie o di fare rumore con i tacchi o dimenticare fogli, documenti,borse  ecc.

8.L’attesa
Altro momento di attesa. Se le candidature erano tante probabilmente dovrete aspettare qualche giorno per l’esito della selezione.
Ovviamente cercate di non pensarci.
In genere scambio sempre qualche contatto con gli altri candidati in modo da capire quando e se iniziare a rassegnarmi all’idea di non ricevere risposta.
Sconsiglio vivamente di chiamare per sollecitare.
Controllare chiaramente la vostra email e evitate di lasciare il telefono senza suoneria (cosa che accade a me).


E’ andata bene?
Può anche darsi che vi richiamino per un altro iter selettivo o delle visite mediche di idoneità. Dipende dal tipo di mansione.

E’ andata male…?
Beh …succede. Vuol dire che non era il VOSTRO momento. O magari realmente non eravate tagliati per quell’azienda. Anziché inveire contro gli esaminatori (sti stronzi…) cercate di capire se e dove potete aver sbagliato. Può capitare a tutti di non passare un colloquio. Non è la fine del mondo.
Penso anche che il destino possa giocare un suo ruolo.
Ricordo ancora la dura sconfitta di non essere presa all’ ultimo colloquio  di un lungo iter selettivo nella compagnia di bandiera.
La presi malissimo. Ma se mi avessero presa non avrei potuto fare l’esperienza che ho fatto successivamente  in un’altra azienda più piccolina ma che mi ha dato davvero tanto sia professionalmente che soprattutto a livello umano. E si sa non si cresce solo con il lavoro.

Con questa sorta di check-list non è mia intenzione fare la “maestrina “ o dispensare consigli “scontati”.
E un mio mini-decalogo su come affrontare al meglio un’ esperienza del genere. Anzi è proprio il mio mini-decalogo che ho imparato dalle mie ultime selezioni.

Beh allora… cross finger  ! :)