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domenica 26 aprile 2015

(Cap 49) Tanzania.Un anno dopo.


Spesso mi viene chiesto  “Ti manca la Tanzania?”




A quasi un anno dal rientro definitivo in Europa inizio a vedere quel periodo leggermente sfocato e una sensazione stranissima mi invade al ricordo di quelle  immagini e di quei momenti.







Se qualcuno mi avesse detto, prima della partenza in Tanzania, in quel famoso periodo in cui avevo mille dubbi, paure e incertezze quanto sarebbe stato difficile invece ritornare in Europa e riabituarsi a vivere qui gli avrei dato indiscutibilmente del pazzo.

Questo  non era proprio nei mie piani. Questo pensiero non mi aveva minimante sfiorato il cervello. Del resto in Europa ci sono nata. Perché non sarei dovuta esser  felice?

Non avrei mai creduto che sarebbe stato così difficile  e anche così noioso.
Si purtroppo anche noioso.
L’adrenalina che io provavo in Tanzania non esiste in Europa. O almeno ,Io non la provo.
Io provavo adrenalina pure per andare a fare la spesa. O ogni mattina per andare a lavoro.
Quelle strade in Bajaj ,specialmente durante la stagione delle piogge, erano al pari di Gardaland o di un qualsiasi altro parco giochi.


Era  tutto nuovo, tutto era una scoperta e una continua avventura con un margine di rischio in certi casi.
Per quanto io abbia cercato di spiegarlo anche attraverso il blog  devo dire che le mie descrizioni sono comunque riduttive. Fidatevi.
E chi ha vissuto li con me sa di cosa sto parlando.

Comunque ritornando alla domanda inziale la risposta è Si.

Mi manca terribilmente.

Mi mancano le persone conosciute, mi manca la mia routine, mi mancano pure gli assurdi e kitsch matrimoni tanzani in Hotel. Mi manca l’estate tutto l’anno. Mi  mancano le ananas e i manghi più buoni del mondo. Mi manca fare un safari. Mi manca l’isoletta di Bongoyo dove mangiavo aragoste con le mani e dove bevevo la tangawizi. Mi manca la semplicità della vita vissuta li. Mi mancano le risate per ogni singola stranezza .Mi manca la semplicità della gente e la loro spensieratezza. Mi manca conoscere expat di ogni tipo e farmi raccontare le loro vite assurde e straordinarie.
Mi manca vivere li.

Li era una vita fondamentalmente lenta. Molto lenta. Ogni singola cosa veniva fatta con lentezza.E forse assaporavo meglio tutto.
Pole pole ero diventata pure io. Semplicemente ti adegui e ti mimetizzi alla società in cui vivi.

In maniera paradossale il rientro in Europa e ricominciare una vita qui  è stato più traumatizzante del trasferirmi in  East Africa.

Lisbona è bella. Bellissima. Una città meravigliosa e davvero unica per certi aspetti. Ma lo è in vacanza.
Vivere a Lisbona è più o meno come vivere in Italia. Un governo allo sbando e tre quarti della popolazione in cerca di lavoro. Lo stipendio medio è di 700-800 euro.
In compenso la città è molto vivibile e organizzata.

In Italia invece manco quello. Le strade di Roma Capitale  sono in uno stato primitivo. La città ha un sistema di trasporti primitivo.  La gente è nervosa e lo dimostra in tutte le occasioni possibili. In macchina, nel negozio o sull’autobus.  Il nervosismo genera maleducazione .E potrei continuare la descrizione ancora un po’.

Ma con ciò non voglio dire che sto malissimo e che la vita qui è terribile.
Ovviamente no.
 Ho trovato la mia dimensione e cerco di trovare il lato positivo delle cose.
Ma semplicemente non è come vivere li. Un abisso. E’ impossibile negarlo.
E la cosa assurda che a dirlo adesso è anche LUI che non era mai stato molto positivo riguardo laTanzania.
Anche lui ammette che in effetti li era tutta un'altra storia.

Forse  sto idealizzando .Come spesso accade si idealizza qualcosa che poi noi corrisponde perfettamente alla realtà.
Del resto  provando a riflettere in maniera obiettiva e oggettiva non posso non ammettere che ,per quanto bello sia stato, anche li ci sono stati momenti pesanti e duri.
Per quanto cercassi di non pensarci e di non angosciarmi al problema  in realtà quando sentivo che a qualcuno avesse preso la malaria o la dengue  le allegrie passavano rapidamente.
Il sistema immunitario dei tanzani è decisamente differente dal nostro,  sono  indubbiamente più forti fisicamente ,quando  invece era un expat  a prendere qualcosa di simile non era mai una cosa carina. Per nulla. Ho visto persone stare male seriamente e in alcuni casi anche a rischio di vita.

Un’altra cosa che mi pesava tanto era essere molto limitata negli spostamenti.
In Europa a qualsiasi ora della notte posso muovermi in maniera autonoma. E in centro puoi camminare in maniera più o meno sicura.
In Tanzania dopo il tramonto spostarsi da soli poteva essere rischioso, sebbene non mi sia mai personalmente successo nulla dovevi comunque stare attento anche perché le strade non erano assolutamente illuminate.

Ad ogni modo sono esperienze che innegabilmente  mi hanno cambiata.
Indubbiamente questa esperienza mi ha anche dato un briciolo di sicurezza in più in me stessa. E per certi versi mi hanno aiutato anche a capire quali sono i miei limiti.

Delle volte nei miei pensieri più assurdi penso che un giorno tornerò di nuovo li, con un biglietto solo andata e riprendo la mia vita li così come l’ho lasciata.
Mi piace pensarlo e mi fa star bene l’idea. Anche se rimane solo nella mia immaginazione.

Vi inserisco il video del mio ultimo pomeriggio a Dar, un percorso che ho fatto per circa 12 mesi ogni giorno, più o meno alla stessa ora.


Alla prossima :)


venerdì 26 settembre 2014

(Cap 35) "Quando ti laurei?Quando ti sposi?Quando fai un figlio?"



Ecco.
Ci sono anni della tua vita post adolescenza che va tutto bene.
 Vivi la tua vita più o meno serenamente e nessuno ti fa domande.
Al massimo ti viene chiesto come va a scuola.

Ma POI ad un certo punto della tua vita che di solito si aggira  tra i 25 e i 28 anni ( anno più, anno meno) qualcuno inizia a farti le gettonatissime domande:

Quando ti laurei? Quando ti sposi? Quando fai un figlio?

Tutti li bramosi di sapere le tue tempistiche.
Ora. C’è da dire che tante volte non è necessariamente detto che siano domande dettate da cattiveria o pseudo malizia.
Magari  molte volte uno lo dice pour parler. E ci può anche stare.
Ma.
Ma.
Sono cose personali e talvolta anche delicate. Soprattutto le ultime due.
Non è una cosa del tipo “che vestito ti metti domani”.
Si tratta di legarsi a una persona. O di mettere al mondo na’ creatura.
Non è mica “famose na carbonara”.
Comunque sia nel mio singolo e personale caso sono domande ormai ininterrotte da circa 4-5 anni.

C’ho fatto er callo. Come direbbero qui a Roma

A volte penso che dovrei mettermi le cuffie stile “Lascia o Raddoppia”  e rispondere a tutte le domande senza prendere fiato.
Però ciò che mi fa riflettere è come molte persone vedano la vita con delle tappe e delle scadenze.
Cosa  si fa e cosa non si fa. Cosa è giusto e cosa è sbagliato.
E’ snaturato per alcuni che una donna di 30 anni non pensi a riprodursi ma pensi a rifarsi una posizione lavorativa.
A quell’età devi darci dentro.  Deve essere il tuo unico obiettivo. Madre Natura pare non aspetti.

Il tempo scorre mica vorrai diventà na mamma-nonna?
Guarda che farli a 30-40 non è come farlo a 20 anni.
Guarda che poi diventa difficile accudire na creatura

Guarda che poi …
Guarda che poi…
Guarda che poi…
...

Oh ma dico io. Mai lo chiedessero a LUI.
Tutti a me.
Ancora c’è sta cosa del “Tu donna partorirai con dolore..” che anche ai tempi nostri può essere decifrato con   “mo ’so ca**i tuoi “.

Come se per fare i figli non si fosse in due. Come fosse unica scelta della donna.
Cioè perché a LUI anziché chiedergli  “come va il lavoro?” o “che ne pensi di Zaza" non gli viene chiesto la data presunta o reale della sua ipotetica riproduzione?
Lo trovo politicamente scorretto.E fastidioso.

Tornata dalla Tanzania, pensavo che si avesse  un briciolo di curiosità per questa terra sconosciuta , speravo in qualche modo che magari le domande cambiassero. Magari speravo si puntasse  che so' sui leoni o sullo swahili.

E invece no.

-Che state aspettando?
-Guarda che nella vita non si vive di soli divertimenti,poi te ne pentirai.
-Potreste farlo crescere in Africa così si fa gli anticorpi.

Potrei proseguire ma ve lo risparmio.

Vogliamo parlare invece del matrimonio?
Tutti li a chiedermi continuamente la data di tale evento.
Io lo dico che secondo me le principesse Disney ci hanno deviato il cervello.
E’ così. C’è poco da fare.
 Diversamente non mi spiego tutto questo accanimento.
Secondo me qualcuno sogna  ancora che un principe azzurro venga e ti porti all’altare.
Che tu indossi un abito bianco stile principesco e che viva un giorno da principessa.

E poi ci sono quelle come me che pensano che il matrimonio non sia il fantomatico giorno principesco ma tutto quello che viene dopo.

Non mi emoziona il matrimonio. Non lo nego. A quello sono bravi tutti. Basta una carta di credito.
Il difficile è altro.
Giorni fa in aeroporto parlavo con dei passeggeri, palesemente ultrasettantenni .Ebbene non vi nascondo che mi hanno non poco emozionato.
Erano molti complici ,si vedeva palesemente. E contenti. Eh si contenti perché andavano a farsi 15 giorni di megavacanza alle Maldive.
 La signora scherzosamente  mi ha detto “Dopo anni e anni di lavoro ,55  anni insieme ,4 figli e 7 nipoti ,Signorina ,pensa che non lo meritiamo?
Si certo, eccome se lo meritate, le ho risposto sorridendo.

Non sono qui per giudicare nessuno. Il mondo è bellissimo perché vario.
Frase scontata ma, indubbiamente, una delle mie preferite. Uno dei miei evergreen.

Ma io sono fatta a modo mio.

E sti cazzi.












giovedì 3 luglio 2014

My life inTanzanìa (Cap 30) " Goodbye Dar es Salaam "




Sapevo che Dar es Salaam sarebbe stata una città momentanea.

In fondo l’ho sempre saputo.

Prima o poi sarebbe saltata fuori l’opportunità di una azienda X che proponeva un contratto migliore nella città Y.
Sapevo che quel giorno sarebbe arrivato.
Il giorno in cui avrei dovuto lasciare tutto.
E già uscivano le lacrime solo al pensiero.
Ho iniziato a “piangere” (simbolicamente) 6 mesi fa.

Quante cavolo di cose ho imparato qui in un anno?
Chi ero io un anno fa  e chi sono io adesso?
Fondamentalmente sempre la stessa persona. Non voglio dire quelle cose scontate tipiche da chi lascia l’Africa.
Semplicemente le mie percezioni sono cambiate.
Ho imparato un sacco di cose. Ho conosciuto un sacco di persone.
Tutte persone che mi hanno insegnato qualcosa.
Sono arrivata qui più di un anno fa reduce da una perdita di un lavoro a tempo indeterminato.
Non ero il massimo della felicità. Anzi avevo proprio le balls girate.
Eppure anche se le circostanze non erano di certo le migliori ,in fin dei conti, se ciò non fosse accaduto non avrei mai e poi mai fatto un’esperienza simile. Ovvero  vivere un anno in Tanzania, uno stato dell’East Africa.
Magari avrei fatto un viaggio .Quello si. Ma la vacanza è una cosa completamente diversa. Niente di lontanamente paragonabile.

Molte mattine, mentre andavo in albergo,guardavo la gente per strada .Non facevo altro che pensare a quanto sono stata fortunata di aver avuto una possibilità del genere.
 E ridevo alle parole che mi disse la mia Teacher a Londra (Capitolo 5).
Viste le mie espressioni perplesse sul trasferimento in Tanzania non fece altro che sottolinearmi la FORTUNA di fare una simile esperienza e quanto questa mi avrebbe arricchito. Non ci credevo tanto. Pensavo che lei fosse esagerata.
Mi sono ricreduta delle sue parole per i successivi 12 mesi .E non smetterò mai di ringraziarla per avermi dato tanta positività.

La  notizia di dover lasciare Dar è arrivata come una doccia gelata. Anche se in qualche modo ero pure preparata.
Da un lato l’emozione e la felicità di una nuova avventura in un’altra città e  da una parte la realizzazione del fatto che, per quanto sicuramente tornerò a Dar, non vivrò più qui. Non sarei più stata una che vive qui.

Le mie ultime settimane a Dar sono state particolari. Apprezzavo maggior mente ogni singola cosa. Anziché scattare foto, come ero solita fare, posavo la macchina e guardavo con i miei occhi. Volevo quei momenti e quelle immagini unicamente per me .Non volevo condividerle con nessuno.
Dar es Salaam non è stata solo una esperienza .E’ stata una prova.
Dar mi ha permesso di provare di nuovo. Di rimettermi in gioco. Mi ha dato tanta forza in me stessa.
Mi ha permesso di ricominciare.
E i risultati sono stati molto al di sopra delle aspettative.
Ho conosciuto il Presidente della Repubblica della Tanzania. E Sir Bob Gendolf. E ministri e personaggi televisivi.
Ho conosciuto  anche e soprattutto persone meno famose ma ,che in un modo o nell’altro, rimarranno impresse dentro di me. Per sempre.
Ho imparato cose che neanche mi sarei sognata .Ho imparato cose che non pensavo potessero esistere.
Ho imparato un lavoro nuovo. Ho imparato un nuovo stile di vita.
Questa esperienza è stata talmente stupenda da volerci pure fare un BLOG.
Chi doveva dire a me 5 anni fa che avrei fatto un BLOG sulla Tanzania.
Un’esperienza bellissima anche questa che mi ha dato tante soddisfazioni.
In primis di poter condividere un po’ di Tanzania anche con voi. Ho cercato di descriverla nel miglior modo possibile anche se è rimasto sempre e solo  un mio personale punto di vista. Una mia personale visione.
Probabilmente altre persone che hanno vissuto qui vi parleranno di una Tanzania completamente diversa. Chissà .
In fondo sappiamo bene che ognuno vede con i propri occhi. Quello che per te può essere bello per me può non esserlo e viceversa.

Una nuova avventura sta per incominciare. Ma il blog inevitabilmente cambierà nome.

Il nome della nuova città è praticamente certo.
Ma preferisco ancora non renderlo ufficiale. Anche perché ufficiale non è.Non del tutto.
Lo comunicherò a breve insieme alle novità riguardo proprio il l Blog.
Non ho scritto tanto ultimamente perché sono stata impegnata tanto con il lavoro ma tra qualche settimana avrò finalmente il tempo per potermi dedicare anche a questo(confesso che scrivere mi è mancato tanto).


Non mi piacciono gli Addii. Quindi ,anche se solo simbolicamente, NON li faremo.
Asante Sana Tanzania, Qwaeri urafiki.
(Grazie Mille Tanzania ,arrivederci amici)












sabato 17 maggio 2014

My life in Tanzania (Capitolo 27) 'Le 10 cose che mi mancanodell'Italia'



Ci sono cose che non ti mancano assolutamente. E lo sappiamo.
L’Italia ,vista con gli occhi di un’ italiano  è più o meno la stessa.Espatriato e non.
La critica è alla porte. In Italia non va bene nulla e non c’è futuro.
Un po’ Catastrofica ,come sempre.

E invece oggi pensavo a tutte quelle cose che mi piacerebbe fare appena arrivata in Italia. Pensavo a tutte quelle cose che in effetti mi mancano tantissimo. Cose per certi versi ovvie ma che, ad esempio 3 anni fa, non avrei mai minimamente pensato mi sarebbero un giorno  mancate così tanto.
Quando vivi fuori le tue percezioni sono totalmente diverse.Forse tendi quasi a idealizzarla la tua terra.

Ad ogni modo queste sono le prime cose che in effetti mi vengono in mente:

       1- CAMMINARE!
Riutilizzerò le mie gambe per camminare.
Lo so che sembra assurdo ma non è una cosa che manca solo a me. Parlando con tutti gli altri expats noto che è una delle cose che pesa a tutti. Sia italiani, che svedesi o finlandesi.
Qui non si cammina mai,non ci si sposta mai a piedi.
Ed è una cosa che in Italia davo per scontata …fare una normalissima passeggiata.
Tanto scontata che delle volte mi scocciavo e prendevo la macchina. Pensa tu, che stupidità!
Invece tra poco in Italia potrò uscire di casa e andare a piedi.
 UTOPIA!
Che poi oltre al fatto che a Dar non ci sono marciapiedi, siamo anche in piena stagione delle piogge. Se trovi un pezzo di strada che ti sembra percorribile a piedi stanne certo che è un fogna aperta.

Meglio non provare.     
  
 
        Passeggiata a Modica (Rg)



      2 -   PARLARE NELLA MIA LINGUA…SEMPRE.

LUI,il mio boyfriend, è italiano e parlo anche italiano con amici italiani qui a Dar.
Ma nella maggior parte delle ore della mia giornata comunico con le persone in inglese e per quanto delle volte sia un bene (perfezionare una lingua non può che essere vantaggioso)devo dire che dopo 10-12  ore di fila può stancare terribilmente (per fortuna sempre meno).
Inoltre in inglese perdo parte delle mia ironia tipicamente italiana.
E soprattutto perdo  le battute che tutti facciamo nei nostri dialetti.
Un “camaffari?” (Che facciamo,in catanese) o un “te possino” (romano) non hanno corrispondenze in inglese. O almeno io ancora non le ho trovate.

Dajeeee



     3- PARLARE CON LA TUA AMICA E …VEDERLA DAL VIVO
Grazie a skype, whats up & co., l’ho detto tante volte ,essere expat è davvero più facile.
 Le notizie belle (e a volte anche le brutte )viaggiano velocemente.
Ma nessun social network potrai mai sostituire ovviamente il contatto con le persone.
Di questo te ne rendi conto davvero quando vivi fuori. Perchè non hai alternativa.
Sto iniziando ad avere una sorta di insofferenza ai social network. Proprio perché è realmente il mio unico modo di comunicare con gli amici e con la famiglia.
A volte non si chiede come si sta, si va nella pagina del profilo per vedere se va tutto bene.
Mi è capitato tempo fa di sentire un amico e di raccontargli varie novità e la sua risposta fu ma non lo hai scritto su facebook.

TERRIBILE.

Cosa c’è di più bello che parlare (dal vivo) con la tua amica e ridere fino a sentirsi male (senza smile e faccine varie?)
Priceless

     4 -LA FAMIGLIA
Quando ce l’hai accanto non ti rendi conto o te ne rendi conto solo in parte  quanto hai bisogno di parlare con i genitori. I miei ,per fortuna sono giovani e in salute  e non hanno realmente bisogno di me.
Però i genitori sono due e loro sono il punto fermo della tua vita e lo saranno sempre.
Indiscutibilmente ti mancano tanto. Loro capiscono tutto anche se non parli.


    5 - Il MIO MERAVIGLIOSO BROTHER
Io e mio fratello abbiamo 10 anni di differenza. Abbastanza.
Mi sento un po’ mamma e un po’ sorella con lui. Una via di mezzo.
Un po’ come una mamma vorrei evitargli tutte le str… che ho fatto io nel passato ma come una sorella voglio che si goda la vita al massimo e si diverta.
E mi manca tantissimo. That’s all .

     6- Lo SPRITZ
  Non inteso unicamente come alcohol, ovviamente, ma più come momento quando incontri gli amici.
Una sera “easy “,una sera qualunque.
 Davanti a uno Spritz parli di progetti, ti vengono idee, rispolveri il passato ,guardi il futuro e ti fai tante ma tante risate.
Ho conosciuto tanta gente qui a Dar.
Gente meravigliosa, davvero.
Ma le amicizie di sempre sono un’altra cosa. E si sa.
       Aperitivo a Marzamemi (Sr)

   7 -LO SPORT
Pur essendoci qui a Dar delle palestre è chiaro che non possono essere paragonate a quelle italiane. Ma non è questo il punto.
Piu' che la palestra mi manca lo sport all’aria aperta,nel mio caso correre,che mi piaceva davvero tanto.
Qui correre per le strade equivale a una persona che si vuole lanciare nel Tevere.
E’ un suicidio premeditato.
Non esiste nessuna concezione di sport, di parco pubblico,di natura.(Chiaramente mi riferisco unicamente a Dar,non alla Tanzania).
 La gente in genere qui non ama fare sport, lo considerano troppo stancante. E inutile.
Meglio mangiarsi un piatto di Mishkaki e patatine.

8 -CUCINARE
 Mi manca tanto cucinare.
In Italia,la mattina ti svegli con un’idea ,vai al supermercato o al mercato, la acquisti e la cucini.
STOP.
Al 99 % trovi tutti gli ingredienti.
Qui no. Quello che trovi te lo fai piacere e basta.
Però passa la creatività. Che sta alla base del cucinare.
 Quindi a parte le cose “basiche”della sopravvivenza non faccio altro.
       Cacio e Pepe

9 -LE ZANZARE ITALIANE
In  Tanzania il problema delle zanzare è purtroppo reale.
La malaria esiste e non ha pietà per nessuno.
E la dengue.
Quindi quando una zanzara ti punge ti fai davvero diecimila pippe .Potrebbe essere LEI.
Motivo per cui lo spray antizanzare è per me diventato un  valido compagno di vita giornaliero.
Lo metto in automatico. La mattina e la sera. Più volte al giorno.
Inizialmente la mettevo unicamente dopo il tramonto. Momento in cui si ha possibilità attirare le zanzare portatrici di MALARIA.
E invece no. Quest’anno oltre alla malaria c’è stato un aumento di casi di DENGUE, una febbre meno pericolosa della malaria ma sempre da evitare.
Io non sono una che si angoscia. Attuo la tecnica del “non ci penso” e fino adesso non ho mai avuto nulla.
 Però pensate a quanto possa essere inquietante vedere una zanzara e pensare che questa possa farti passare un mese a letto in fin di vita.

W le simpatiche e innocue zanzare italiane.

 10- SHOPPING
Inizialmente pensavo che non sarei sopravvissuta per mesi interi senza comprare una borsa, una pashmina o un paio di scarpe.
E infatti per certi versi non ce l’ho fatta.
Ho cercato  di colmare il desiderio irrefrenabile e impulsivo di acquisto, tipico femminile, dandomi alla frutta e alla verdura.
LUI si trova la cucina  piena di manghi e papaye senza capirne il vero motivo.
E un impulso che è difficile da gestire .
Provate a immaginarvi voi stessi senza comprare nulla per mesi e mesi (tranne alimenti).
Sicuramente avrò uno shock cardiogeno nel primo Zara in cui entrerò.
 L’ho messo in conto.




venerdì 9 maggio 2014

My life in Tanzania (capitolo 26) 'I matrimoni tanzani'










Eccoci qui.
Vi avevo accennato nel penultimo post  la magnificenza dei matrimoni a Dar es Salaam.
Facendo uno stage in un albergo proprio nel settore “eventi” ho avuto modo di vedere da vicino le caratteristiche principali di questo evento principesco.
C’è da chiarire subito che ci sono tantissime varianti.
Sicuramente dipende molto anche dalla religione.
In Tanzania dovete sapere che metà della popolazione è cattolica (molto credente) e l’altra metà è musulmana( non estremamente rigida,anzi).
Quindi i matrimoni possono essere di vario tipo proprio per questo motivo.
E a loro volta un matrimonio cattolico o musulmano può essere differente in base alle usanze della famiglia.
Chiaramente molto dipende dallo status sociale.
Per questo motivo devi fare vedere il meglio
Di più.
Più "dimostri" quel giorno più farai capire quanto sei ricco.
(Ma questo modo di fare, purtroppo,non accade solo in Tanzania).
Partiamo dal fatto che la funzione celebrativa in se  arriva ad essere la cosa meno importante.
Più importanti sono gli eventi pre-matrimonio.
Sia musulmani che cattolici qui amano fare delle particolari feste prima della cerimonia.
Per la futura sposa c’è il Kitchen Party e per il futuro sposo il Bag Party.



La mia amica Rose e una sua amica a un Kitchen party




Rose a un Send-off party

Sono degli addii al nubilato e celibato.
Al Kitchen party sono presenti infatti solo donne. E’ un festa di dimensioni variabili. Dai credo 20 ai 200 e passa invitati. Trucco,parrucco e vestito sono alla perfezione. Ci si prepara per giorni a questo evento e lo aspettano impazientemente. Si mangia,si balla e si beve e si ricevono i regali di nozze.
Lo stesso per gli uomini con il Bag party,cibo,e drinks balli e regali.
Personalmente ne ho visti qualcuno e vi devo dire che sono come i nostri ricevimenti di matrimonio, ne più ne meno (solamente mooolto vistosi)
Poi qualche giorno prima del matrimonio c’è il Send-off che è la festa vera e propria con tutti i parenti e amici. Tutti insieme stavolta. E’come una festa in cui i genitori degli sposi danno il loro augurio a una nuova vita insieme. E anche questo è come il nostro normale ricevimento.
Poi per ultimo,in genere di sabato ,arriva la celebrazione del matrimonio dove non necessariamente tutti gli invitati delle feste dei giorni precedenti presiedono.
In genere direttamente dopo il matrimonio gli sposi partono per il viaggio di nozze oppure partono il giorno dopo e quella sera fanno una cena con i parenti stretti.
I tanzani amano le feste e gli eventi. E non se ne perdono neanche uno.
 E puoi portare chi vuoi.
 Più si è e più ci si diverte. 
Gli infiltrati non sono un problema anche perché il servizio ai tavoli in genere non c’è ed è quasi sempre a buffet.
Avete presente i matrimoni sbrilluccicosi americani kitch?
Ecco… più pailletes e lustrini sono presenti più loro sono contenti.



Na’ cosetta sobria e intima,vah.
In genere se la festa sull’invito è alle 19 la gente non si presenta prima delle 21.
E’ una regola.
Io pensavo ai primi eventi che avessero annullato la festa.
E invece no.
 Dopo 2 ore o più iniziano ad arrivare gli invitati.
 Inizialmente si beve e si balla. Senza sosta. Ballare e bere.
E non toccano cibo .Dopo qualche ora vengono messi a disposizione dei tavoli e ognuno se ha fame si mette in fila e prende la roba con il suo piatto.

Questi tavoli con il buffet hanno varie pietanze… si passa dagli antipasti ,ai piatti principali al dolce e alla frutta.
 Che mettono tutto in uno stesso piatto per non fare la fila di nuovo.
Quindi può capitare di mangiare il pollo tandoori con una fetta di cheesecake.

Mi sentivo male solo a guardarli      ....mhm... sapore delicatissimo.

Vederli ballare è divertentissimo. Anche in queste occasione non manca il twerking.
La twerk dance.
Solo che ti capita di vedere pure la vecchietta che fa twerking con il marito.
Una scena che può segnare la tua vita.
Per sempre.
Ci sono anche le damigelle che sono vestite tutte allo stesso modo che ci provano con i testimoni dello sposo,vestiti anche loro allo stesso modo.
Fa molto film americano.





Ma parliamo invece dei costi??
Se già da noi in Italia la gente fa carte false con mutui e prestiti per poter fare un (e dico UN) ricevimento pensate a quanto possa essere dispendioso farne tre.
E non pensiate che ,qui a Dar, sia solo e unicamente la gente ricchissima a fare questo genere di eventi.
Ma anche e soprattutto quella fascia intermedia di cui parlo spesso.
I non poveri (ma non ricchi) che cercano di posizionarsi nella società.
Un matrimonio di un certo tipo,per loro, non accresce solo il prestigio degli sposi ma il prestigio delle due famiglie.
Anche se in Italia non è proprio così ,dobbiamo dire che delle volte carrozze e fuochi d’artificio mi fanno pensare alla Tanzania (visto davvero nel quartiere di San Cristoforo a Catania)
 Principi e principesse per un giorno.

BRR. Brividi.




Io poi sono particolarmente allergica ai matrimoni quindi non faccio testo.Mi rendo conto di non essere la persona più adatta a parlare dell'argomento.
L'argomento matrimonio esce spesso con le colleghe/amiche tanzane.Per loro è assurdo che io e LUI non siamo sposati e viviamo sotto lo stesso tetto. 
Why? mi chiedono 
Loro amano i matrimoni e non hanno minimamente idea del significato della parola convivenza.
Proprio non capiscono il motivo.
Pur avendolo spiegato 100 volte.
Mah!


Comunque sia ecco qui una descrizione di un matrimonio tanzaniano medio.
Che può essere carino da vedere.

Una volta.




Ringrazio Rose per la gentile concessione della sue foto.
Asante Sana ,Dada.