🇮🇹Ciao a tutti!
Stavolta ho voluto fare un post diverso e mi sono imbattuta in una versione molto amatoriale di un Vlog.
Sono partita da Porto (o Oporto in italiano) e sono arrivata a Lisbona in treno.
Questa non è una guida di Lisbona.
Più che altro racconto quali sono i luoghi che più mi piacciono di questa città e quelli a cui sono particolarmente affezionata,avendoci vissuto più di un anno.
In realtà avrei voluto aggiungerne molti di più ma mi sono dovuta contenere altrimenti sarebbe diventato un documentario :)
Ecco a voi il link.
Buona visione.
🇬🇧Hi Everyone!
This time I decided to do a different post and I make a VLOG!
The journey start from Porto Campanha Station to Lisbon Oriente.
This is not a guide,it's just a resume of some of the best Lisbon corners for me because I lived there one year and I have fantastic memories!
Here the link.
Enjoy
Clicca qui/ Click here →TRENO PER LISBONA
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sabato 4 marzo 2017
(56)Treno per Lisbona-Vlog-
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Portogallo
domenica 26 aprile 2015
(Cap 49) Tanzania.Un anno dopo.
Spesso mi viene chiesto “Ti manca la Tanzania?”
A quasi un anno dal rientro definitivo in Europa inizio a vedere quel periodo leggermente sfocato
e una sensazione stranissima mi invade al ricordo di quelle immagini e di quei momenti.
Se qualcuno mi avesse detto, prima della partenza in
Tanzania, in quel famoso periodo in cui avevo mille dubbi, paure e incertezze quanto sarebbe stato difficile invece ritornare
in Europa e riabituarsi a vivere qui gli avrei dato indiscutibilmente del
pazzo.
Questo non era proprio
nei mie piani. Questo pensiero non mi aveva minimante sfiorato il cervello. Del
resto in Europa ci sono nata. Perché non sarei dovuta esser felice?
Non avrei mai creduto che sarebbe stato così difficile e anche così noioso.
Si purtroppo anche noioso.
L’adrenalina che io provavo in Tanzania non esiste in
Europa. O almeno ,Io non la provo.
Io provavo adrenalina pure per andare a fare la spesa. O
ogni mattina per andare a lavoro.
Quelle strade in Bajaj
,specialmente durante la stagione delle piogge, erano al pari di Gardaland o di
un qualsiasi altro parco giochi.
Era tutto nuovo, tutto
era una scoperta e una continua avventura con un margine di rischio in certi
casi.
Per quanto io abbia cercato di spiegarlo anche attraverso il
blog devo dire che le mie descrizioni
sono comunque riduttive. Fidatevi.
E chi ha vissuto li con me sa di cosa sto parlando.
Comunque ritornando alla domanda inziale la risposta è Si.
Mi manca
terribilmente.
Mi mancano le persone conosciute, mi manca la mia routine,
mi mancano pure gli assurdi e kitsch matrimoni tanzani in Hotel. Mi manca l’estate
tutto l’anno. Mi mancano le ananas e i
manghi più buoni del mondo. Mi manca fare un safari. Mi manca l’isoletta di Bongoyo
dove mangiavo aragoste con le mani e dove bevevo la tangawizi. Mi manca la semplicità della vita vissuta li. Mi mancano
le risate per ogni singola stranezza .Mi manca la semplicità della gente e la
loro spensieratezza. Mi manca conoscere expat di ogni tipo e farmi raccontare
le loro vite assurde e straordinarie.
Mi manca vivere li.
Li era una vita fondamentalmente lenta. Molto lenta. Ogni singola
cosa veniva fatta con lentezza.E forse assaporavo meglio tutto.
Pole pole ero diventata pure io. Semplicemente ti adegui e ti
mimetizzi alla società in cui vivi.
In maniera paradossale il rientro in Europa e ricominciare
una vita qui è stato più traumatizzante
del trasferirmi in East Africa.
Lisbona è bella. Bellissima. Una città meravigliosa e
davvero unica per certi aspetti. Ma lo è in vacanza.
Vivere a Lisbona è più o meno come vivere in Italia. Un
governo allo sbando e tre quarti della popolazione in cerca di lavoro. Lo
stipendio medio è di 700-800 euro.
In compenso la città è molto vivibile e organizzata.
In Italia invece manco quello. Le strade di Roma Capitale sono in uno stato primitivo. La città ha
un sistema di trasporti primitivo. La
gente è nervosa e lo dimostra in tutte le occasioni possibili. In macchina, nel
negozio o sull’autobus. Il nervosismo
genera maleducazione .E potrei continuare la descrizione ancora un po’.
Ma con ciò non voglio dire che sto malissimo e che la vita
qui è terribile.
Ovviamente no.
Ho trovato la mia
dimensione e cerco di trovare il lato positivo delle cose.
Ma semplicemente non è come vivere li. Un abisso. E’
impossibile negarlo.
E la cosa assurda che a dirlo adesso è anche LUI che non era
mai stato molto positivo riguardo laTanzania.
Anche lui ammette che in effetti li era tutta un'altra storia.
Forse sto
idealizzando .Come spesso accade si idealizza qualcosa che poi noi corrisponde perfettamente
alla realtà.
Del resto provando a riflettere in maniera obiettiva e
oggettiva non posso non ammettere che ,per
quanto bello sia stato, anche li ci sono stati momenti pesanti e duri.
Per quanto cercassi di non pensarci e di non angosciarmi al
problema in realtà quando sentivo che a qualcuno avesse preso la malaria
o la dengue le allegrie passavano rapidamente.
Il sistema immunitario dei tanzani è decisamente differente
dal nostro, sono indubbiamente più forti fisicamente ,quando invece era un expat a prendere qualcosa di
simile non era mai una cosa carina. Per nulla. Ho visto persone stare male
seriamente e in alcuni casi anche a rischio di vita.
Un’altra cosa che mi pesava tanto era essere molto limitata
negli spostamenti.
In Europa a qualsiasi ora della notte posso muovermi in
maniera autonoma. E in centro puoi camminare in maniera più o meno sicura.
In Tanzania dopo il tramonto spostarsi da soli poteva essere
rischioso, sebbene non mi sia mai personalmente successo nulla dovevi comunque
stare attento anche perché le strade non erano assolutamente illuminate.
Ad ogni modo sono esperienze che innegabilmente mi hanno cambiata.
Indubbiamente questa esperienza mi ha anche dato un briciolo
di sicurezza in più in me stessa. E per certi versi mi hanno aiutato anche a
capire quali sono i miei limiti.
Delle volte nei miei pensieri più assurdi penso che un
giorno tornerò di nuovo li, con un biglietto solo andata e riprendo la mia vita
li così come l’ho lasciata.
Mi piace pensarlo e mi fa star bene l’idea. Anche se rimane
solo nella mia immaginazione.
Vi inserisco il video del mio ultimo pomeriggio a Dar, un
percorso che ho fatto per circa 12 mesi ogni giorno, più o meno alla stessa
ora.
Alla prossima :)
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giovedì 15 gennaio 2015
(Cap 45)"Alla scoperta di Sintra"
Poche
settimane fa ci siamo concessi un piccolo tour.
Siamo andati
a SINTRA.
Sintra è una
cittadina meravigliosa che si trova a pochi kilometri da Lisbona ed è
facilmente raggiungibile in treno da varie stazioni della città.
Noi per
comodità siamo partiti dalla stazione di Oriente ma abbiamo fatto un cambio
treno a metà percorso.Se si parte dalla stazione di Rossio,in pieno centro città ,ci sono treni diretti.Il costo del biglietto è di 2,50 Euro.
Sintra
merita sicuramente una visita se venite a Lisbona.
Il paesaggio
culturale di Sintra è patrimonio dell’Unesco e camminando per le vie di questa
caratteristica cittadina si capisce perché.
E’ una
cittadina che sembra magica. Percorrendo le sue stradine sembra quasi di
trovarsi in un film d’animazione.
Appena
arrivati subito a vedere il Palacio Nacional ,costruito da Joao I nel XIV secolo
e poi ampliato da Manuel I.
Un palazzo che ha di caratteristico un mix di stili con elementi rinascimentali ,manuelini gotici e moreschi.
Un palazzo che ha di caratteristico un mix di stili con elementi rinascimentali ,manuelini gotici e moreschi.
Usciti da li
abbiamo fatto un giretto per il minuscolo centro storico...
...e siamo andati a piedi verso il famoso Palacio da Pena.
...e siamo andati a piedi verso il famoso Palacio da Pena.
Noi al
solito... facciamo i fighi e poi ci malediciamo da soli.In silenzio.
La strada non era eccessiva ,circa 2-3 km,ma in ripidissima salita e inoltre faceva un caaaldo.Tanto caldo.Non normale ,considerando che fosse dicembre.
E io avevo un maglionicino dolcevita.
Che ho maledetto per tutta la giornata.Ovviamente.
Quindi o ci si veste adeguati al clima o si usufruisce di un comodissimo servizio navetta ,scoperto solo alla fine del tour, che con soli 5 euro (A/R) ti porta fino a su.
La strada non era eccessiva ,circa 2-3 km,ma in ripidissima salita e inoltre faceva un caaaldo.Tanto caldo.Non normale ,considerando che fosse dicembre.
E io avevo un maglionicino dolcevita.
Che ho maledetto per tutta la giornata.Ovviamente.
Quindi o ci si veste adeguati al clima o si usufruisce di un comodissimo servizio navetta ,scoperto solo alla fine del tour, che con soli 5 euro (A/R) ti porta fino a su.
Nonostante
ciò devo dire che ne è valsa la pena (scusando i giochi di parole).
Questo
castello fu voluto da Federico II di Sassonia come regalo alla consorte, la
Regina Maria II, ed è un espressione di architettura Romantica Europea in
Portogallo mischiata a gotico,
rinascimentale ,barocco e manuelino e presenta cupole orientali, pareti di
azulejos, sale indiana e arabe e uno stile decisamente stravagante. In
precedenza era un Monastero di frati francescani.
L’architetto tedesco a cui venne affidato il progetto si
inspirò anche ai castelli della Baviera.
Il tour in
realtà è stato incompleto.Almeno fino al momento.
Era infatti
troppo tardi per andare a vedere il Castello do Mouros, altra meta decisamente
imperdibile.
Ma vivendo
qui ci si può permettere il lusso di vedere le cose con calma e di poterci ritornare quando si vuole!
Alla prossima! :)
Alla prossima! :)
lunedì 29 dicembre 2014
(Cap 44 ) Yes,we can!
Oggi vorrei
parlare di un argomento diverso dal solito.
Un tema che
volevo affrontare da un po’ di tempo.
Non
riguarda viaggi , luoghi o
trasferimenti.
Ma si tratta
di un evento che ha cambiato la mia vita. O almeno così mi piace pensare.
Smettere di fumare.
Dunque.
La prima
sigaretta l’ho accesa a 14 anni. Nel modo più idiota in cui si può iniziare. A
scuola ,nei bagni alla fine del primo anno al liceo.
Classico.
Fumare era
da fighi e io non volevo essere da meno.
Crescendo
non ho smesso ma anzi ho iniziato ,come tutti i fumatori , ad associare la
sigaretta a dei momenti.
La siga e il caffè. La siga e la telefonata.
La siga e la pausa studio. La siga quando bevi con gli amici. La siga quando
sei incazzata nera .La siga mentre litighi con qualcuno. O la siga mentre sei
felice e rilassata.
Quasi ogni
momento particolare veniva accompagnato da una sigaretta.
Non sono mai
stata una tipa da un pacco al giorno (anche se alcuni particolari periodi della mia vita credo di esserci andata molto vicino), mi limitavo
in genere a una decina di sigaretta al dì. Più o meno.
Provavo un
vero e proprio benessere ad accendere una sigaretta.
Si.
Era un
benessere mentale. Io con quella sigaretta tra le mani mi davo forza,
riflettevo o semplicemente mi rilassavo.
In genere mi
sentivo infastidita dai “non fumatori”. Quelli che si mettevano li accanto a
dirti che fa male, ti viene un tumore, ti invecchia la pelle ecc. ecc.
Mai
ascoltati davvero. Li trovavo terribilmente noiosi e logorroici delle volte.
Pesanti.
Pensassero
ai loro di problemi, mi dicevo.
Finita la maturità
iniziai subito a lavorare e a studiare.
E il lavoro
da Assistente di Volo non mi aiutò a ridurre. Le lunghe ore passate senza poter
accendere una sigaretta non facevano altro
che farmi venir voglia di accenderne una appena atterrata.
Insomma
faceva parte di me. E mi piaceva che lo fosse. Non volevo smettere e mi andava
bene così.
Quando poi
però persi il lavoro penso di essere arrivata molto vicino al famoso pacco al giorno.
Fumare mi
faceva schiarire le idee mentre cercavo di trovare soluzione alle 8000 problematiche
che avevo davanti.
Però in
maniera paradossale quel periodo fu in quello in cui mi si accese la
“scintilla”.
Innanzitutto
il mio mondo era cambiato. All’improvviso.
Le mie
abitudini erano cambiate .
Non
lavoravo. Non ero sempre perennemente di corsa. E questo permise per la prima
volta dopo anni di avere TEMPO.
Una cosa preziosissima.
Mi sono di botto trovata ad avere TEMPO per
me.
E quello fu
anche il periodo in cui misi tutto in discussione. Tutto il mio universo veniva
messo in discussione da me stessa.
Dal lavoro
che non sapevo se voler più continuare a fare, all’università che dovevo
terminare, al trasferimento in Tanzania e a tutto il resto.
Il numero
delle sigarette era aumentato e iniziavo a non esserne affatto contenta.
Per la prima
volta cominciavo a prendere in considerazione l’idea di smettere di fumare ma la vedevo
come una cosa irraggiungibile. Troppo difficile.
Nel
frattempo partii per la Tanzania definitivamente.
E li avvenne
tutto.
Alcuni
eventi hanno permesso di abbandonare per sempre la sigaretta:
1-Un amico che viveva nel nostro stesso residence a Dar
mi parlò della sigaretta elettronica e mi invitò a provarla.
Me ne regalò una. E per qualche giorno provai a
ridurre il numero delle sigarette. E ci riuscii. Era un primo passo. (Grazie
Roberto U.!)
2-Poi, presa da un attimo di felicità acquistai l’ebook
“E’ facile smettere di fumare se sai come farlo” e lo lessi tutto in meno di due giorni.
Libro che ,credo, abbiano letto quasi tutti i
fumatori. La maggior parte con pessimi risultati. O perlomeno sapevo che la
lettura del libro facesse il suo effetto ma solo per poco tempo, poi quasi
tutti ritornavano ad accendersi una siga ed erano punto e a capo.
3-La mia collega fumava dentro l’ufficio come una
turca. Una dietro l’altra ed era fastidiosissimo. Non si poteva respirare dalla
nebbia e mi fece passare drasticamente la voglia di accendermi una sigaretta.
4- Il capo ,un signore distinto e per niente provolone
,mi guardò un giorno mentre fumavo e mi disse che con una sigaretta in mano
perdevo il 50 %della mia bellezza e sembravo più vecchia.
5- Avevo cambiato la mia vita. Tutto intorno a me era
cambiato. Non c’erano abitudini, tutto era nuovo.
6-Semplicemente,forse era arrivato il mio momento.
Smisi di
fumare dopo qualche giorno .In maniera naturale.
Senza traumi
e senza drammi.
L’ho voluto
io. Nessuno mi parlò di cancro o di possibili ed eventuali malattie. Iniziai a
fare considerazioni e riflessioni al riguardo.
Davvero per me era così
importante? E davvero io mi sentivo così debole da non potercela fare?
Mi
sottovalutavo così tanto? Come sarebbe la mia vita senza sigaretta?
Mi feci
queste domande ma per pochissimi giorni. Non ci sprecai troppo tempo. Mi resi
subito conto che non ne valeva neanche la pena stare li a farsi domande o a
pensare ai se e ai ma della mia vita da fumatrice. Decisi
che quella vita meritava una fine dignitosa ma senza piagnistei.
E così fu.
E la cosa assurda
è che smisi di fumare in uno stato ,la Tanzania, dove un pacco di Marlboro Light costava 1,50 euro. Paradosso
dei paradossi.
Prima di cantare
vittoria feci passare un paio di mesi.
Adesso sono
passati quasi due anni. In questi anni ci sono state pochissimi episodi in cui
ho acceso una sigaretta .Si è successo (circa 2-3 volte) ma non solo non mi è
piaciuto, mi ha dato anche un senso di disgusto. E puzza. E schifo. Nulla
di quel “piacevole benessere” che avevo provato per tanti anni.
E ancora mi chiedo come facevo a considerarlo tale.
Ecco.Tutti
i non fumatori stanno li a dirti quanto fumare faccia male. Il cancro .La
pelle. I soldi. Bla Bla Bla.
Ma nessuno mai ti dice quanto sia
semplicemente BELLO non fumare.
Nessuno mai vi dice questo.
Vi giuro è
una cosa stupenda non essere dipendenti dalla sigaretta. E’ difficile da
spiegare. E non c’entrano ne’ il cancro ne’ tutte le altre menate sorbiteci dai
non fumatori per anni e anni. Vi giuro.
Il non
potersi accendere una sigaretta è bello.
E’ bello andare in pausa e NON accendersi una
sigaretta.
E’ bello
fare un esame e dopo NON accendersi una sigaretta.
E’ bello prendere
un caffè e NON accendersi una sigaretta.
E’ bello
bere un drink o una birra e NON accendersi una sigaretta.
E’ pure
bello litigare con qualcuno e NON accendersi una sigaretta (che non è altro che
un momento di debolezza di fronte a chi ci sta parlando).
E l’elenco
credetemi è infinito.
Ah quasi
dimenticavo.
Ho risparmiato circa 1000 euro
l’anno. Che in due anni sono 2000 euro.
I miei
vestiti non puzzano più di sigaretta. Neanche i miei capelli. L’unghia del mio indice destro non è più gialla. Non mi
dispero e ho sonni tranquilli se la mattina non ho “la siga della mattina”. Non
mi dispero se si è rotta l’ultima sigaretta e non ho modo di averne altre.
Non è più un
problema.
Sono libera.
Ed essere
liberi, da una qualsiasi schiavitù, è la cosa più bella del mondo.
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martedì 14 ottobre 2014
(Cap 38)"Il bagaglio di una expat"
Inizi a realizzare che la partenza si avvicina nel momento
in cui apri il bagaglio vuoto e inizi a pensare di metterci dentro qualcosa.
Fare i bagagli è una scocciatura diciamo la verità.
Se penso ai primi bagagli ,ovvero i miei primi viaggi ,scoppio a ridere.
Ricordo il mio scambio culturale in Ungheria all’età di 17
anni o la gita del 5°liceo a Praga.
In entrambi i casi portai roba per poter fare un tour
mondiale di 40 settimane.
Partendo dal Monte Bianco e finendo alle Isole Samoa. Con tanto di sci, dopo sci e costumi coordinati, nel caso fossero
serviti.
(Esagero ,ma non del tutto).
(Esagero ,ma non del tutto).
Non avevo idea su cosa potesse servirmi fuori casa e tanto meno a cosa non potevo assolutamente fare
a meno.
Mi serviva tutto.
E allora portavo
tutto.
Fortuna che le compagnie low cost non erano ancora così famose e potevo ancora
contare sulla clemenza di qualche operatore aeroportuale di una compagnia aerea
che non dava ancora importanza al peso del bagaglio (adesso sarebbe un’eresia).
Le prime vacanze avevo con me non bagagli, ma degli esseri
umani.
Avrei anche potuto rischiare l’arresto.
Quando poi partii per la prima volta a Londra da sola all'età di
18 anni ero già in una fase di grandi
progressi. O almeno pensavo.
Misi accuratamente le cose nel bagaglio secondo reale necessità.
Peccato che non avevo messo in conto di andare a Londra e
non in un villaggio sperduto del Burundi.
Tante ma tante cose inutili anche
quella volta.
La mia quarta vacanza a Parigi, invece, feci una solenne
promessa.
E per la prima volta
riuscii quasi a mantenerla.
Anche perché iniziai a
realizzare seriamente come un bagaglio pesante nuocesse gravemente alla mia spina dorsale ,nonostante
i miei 19 anni.
Indubbiamente fare poi l’Assistente di volo ha dato una
sostanziale svolta al mio modo di fare
bagagli.
Grazie a Dio.
Impari a capire ciò che ti serve realmente e ad alleggerire al massimo il bagaglio.
Da li a seguire anche le mie vacanze presero una piega
diversa.
E un peso diverso.
E così con grande orgoglio che ricordo che io e LUI partimmo
3 anni fa per un FANTASTICO tour di California- Nevada e Arizona con un e dico UN
bagaglio a mano a testa.
Sono riuscita nella
mia impresa. Anche se mi ci sono voluti circa 10 anni.
Vero anche che negli
Usa trovi Laundry self service (lavanderie)praticamente
ad ogni angolo ,perfette per i travellers.
A metà vacanza,
infatti, andammo li e lavammo la nostra roba alla modica cifra di 2 $.
Poi ad un certo punto due anni fa i miei grandi progressi
furono messi a dura prova dal trasferimento in Tanzania.
Cioè, non stavo andando in vacanza a Parigi o a Copenaghen
dove se ti dimentichi qualcosa te lo compri.
Mi stavo trasferendo in Tanzania a tempo
(inizialmente)indeterminato.
La prima volta in Tanzania feci un bagaglio che mi riportò
indietro al mio primo viaggio in
Ungheria.
Ma non tanto di vestiti, quanto di TUTTO. Di tutto il resto.
Dallo shampoo al lievito per dolci,per intenderci.
Dallo shampoo al lievito per dolci,per intenderci.
Stavolta invece con trasferimento a Lisbona e pit stop nelle Isole Britanniche mi sono ridimensionata.
In fondo se dovesse mancarmi qualcosa sono certa di trovare
tutto .E se non lo trovo, va bene lo stesso. Si sopravvive.
E quindi con mio immensa gioia ho il piacere di comunicarvi
che il mio bagaglio per questo trasloco pesa solo 20 kg .
Stavolta ho superato me stessa.
Grandi soddisfazioni.
Se qualcuno lo avesse detto a quella ragazzina di 17 anni che
13 anni dopo sarebbe riuscita a fare un
trasloco con solo 20 kg di
bagaglio non ci avrebbe assolutamente creduto e sicuramente lo avrebbe preso per un pazzo.
Ne sono certa.
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martedì 30 settembre 2014
(Cap36) It's a final countdown
Ebbene si. Si fa il conto alla rovescia. La partenza si avvicina.
Come mi sento?
Non lo so.
Non ho il tempo per pensare a come mi sento. Sommersa dalle 1000 cose da fare prima della nuova avventura a Lisbona.
Ah e poi c’è una novita’.
Non andiamo diretti a Lisbona. Ma si fa un pit stop di tre settimane a Londra.
LUI deve andare li per motivi di lavoro.
In realtà non staremo proprio Londra ma in un paesino del sud chiamato Crawley che si trova nella contea di West Sussex.
Per quanto Londra sia la città che in assoluto preferisco(chi ha letto i primi post sa a cosa mi riferisco) devo dire che sono contenta di soggiornare da un’altra parte. Potrò vedere una parte dell’Inghilterra che non ho mai visto.
Infatti il mio progetto è che mentre LUI sarà a lavoro io prenderò la mia reflex e girerò un po’ i dintorni.
Dopo le tre settimane in UK andremo a Lisbona dove abbiamo trovato una casa "momentanea" che ci servirà come appoggio per cercare una casa più stabile con affitto a lungo termine.
Avevo rimosso quanto fosse impegnativo cercare casa in un paese straniero.
Le ricerche possono durare anche settimane.
Devi valutare bene sia la posizione ,il tipo di appartamento e i servizi .E sopratutto che offra una cifra che non sia spropositata.
E per far tutto ciò preferisco essere li sul posto per evitare al massimo qualsiasi ipotetica fregatura .
(Mi viene adesso in mente la frase Non fare il portoghese o fare come i portoghesi.
Viene utilizzata da noi quando si usufruisce di un servizio senza pagarlo. Quindi mi ha sempre dato l'idea che i portoghesi siano un popolo furbetto.
E invece no.
Mi sono documentata su questo strano modo di dire e cosa scopro?Che i poveri portoghesi non c'entravano proprio nulla!
Nel VIII secolo l'ambasciatore del Portogallo dello stato Pontificio invitò i portoghesi residenti a Roma a vedere uno spettacolo Teatrale presso il Teatro Argentina,bastava dire di essere portoghesi per poter accedere gratuitamente.
Ebbene ...molti romani si spacciarono per portoghesi per poter entrare ad assistere alla rappresentazione.
Quindi era riferito ai Romani!Andiamo bene.)
Comunque sia,la partenza si avvicina e sono tanto,tanto contenta.
E mi torna,inevitabilmente in mente la partenza in Tanzania. Due anni fa.
Andare in un altro continente specie un contiente come l'Africa fu una cosa completamente diversa. Neanche minimamente paragonabile.
Per quanto io adesso possa avere mille dubbi e mille perplessità non è nulla rispetto a Dar es Salaam dove i problemi erano proprio di altro tipo.
Dalle medicine allo shampoo.Li dovevo portare tanta roba perchè non trovavo moltissimo.
In Portogallo e particolarmente in una capitale come Lisbona ho i miei dubbi sul non trovare per esempio un farmaco,dell'acqua naturale o una crema idratante.
Comunque non voglio riempirmi di tante o poche aspettative...le scopriremo vivendo!
Ufficialmente -10 giorni alla partenza!
EVVAI!
domenica 24 agosto 2014
( Cap 33) Lisbona o Doha? Considerazioni esterne...
Nel momento della difficile scelta tra Lisbona e Doha (ecco
il nome della città araba) devo dire che è stato divertente sentire le opinioni
di parenti, amici e conoscenti.
Pareri totalmente discordanti tra loro che però mi piaceva
ascoltare per capire cosa ne pensasse al riguardo la gente che quotidianamente
mi circonda (anche se solo “virtualmente” viste le distanze.)
Mi piace ascoltare i punti di vista altrui e mi piace quando
sostengono fermamente le proprio tesi.
Ovviamente poi io seguo le mie.
Neanche a dirlo mio padre sosteneva che, conoscendomi, io
non sarei sopravvissuta un giorno a quella vita a Doha.
E io inizialmente pensavo si riferisse allo stile di vita
“lussuoso”.
No no…si riferiva al Burqa.
Chissà perché i genitori quando si tratta di te vedono sempre tutto molto
catastrofico.
A ridaje a
spiegargli che nessuno mi avrebbe costretta a indossare burqa e chador e che al
massimo avrei dovuto evitare minigonne e scollature…
No. Lui vede il mondo arabo con i suoi occhi e lo immagina
solo così.
Ma non solo lui ovviamente. Anche amici, miei coetanei, non
facevano altro che chiedermi del burqa ,degli alcolici o del fatto che avrei
dovuto chiedere a LUI il permesso per mettere il naso fuori casa.(Queste sono state le considerazioni più
gettonate, manco a dirlo)
Alcuni amici invece erano gasatissimi riguardo Doha.
-Pensa che macchine
pazzesche !Lamborghini,Ferrari…! Wow
-Pensa che negozi! Gucci
,Luis Vuitton…!Wow
E lo dicevano a me
che in Italia ho una modestissima Ford Ka e i miei negozi preferiti sono Zara e
H&M .
Chi mi conosce bene sa che tutto ciò non mi esalta per
nulla. Anzi.
Alcuni invece erano scioccati da entrambe le destinazioni.
Ma in Italia quando
tornate? (mi chiedevano come se fossimo due pazzi incoscienti).
Mmm…altra domanda?
Non poteva ovviamente mancare la domanda di rito (dico di
rito perché quando fu per la Tanzania me lo sentii ripetere per tutti i giorni
prima della partenza, vedi Post Cap 5-6-7 ) :
Ma che vai a fare tu in Portogallo?
Cioè lui va li a lavorare e tu che fai? Ti annoierai? Mica puoi trovare
lavoro in Portogallo dove la crisi è più forte dell’Italia. No, no. Non sarà
una cosa facile.
Nonostante la domanda e la considerazione poco gentile sono cosciente del fatto però che Lisbona al
momento offra poco lavoro già ai portoghesi, figuriamoci per un’italiana che
NON parla portoghese. Si sa.
Non mi riempiranno sicuramente di offerte lavorative. OVVIO.
Ma sicuramente l’atteggiamento pessimista e negativo non
porta da nessuna parte.
Anche se rimani al paesello tuo.
Sicuramente la prima cosa da fare sarà imparare il
portoghese. Una volta presa una certa familiarità con la lingua inizierò la mia
ricerca.
Doha avrebbe avuto, di buono ,che probabilmente, io avrei
potuto iniziare a lavorare sin da
subito. Sia perché la lingua parlata è l’inglese e sia perché la città è in
continua evoluzione per quanto riguarda il business. Specialmente i settori
dove avrei applicato io ,ovvero compagnie aeree/aeroporti e alberghi.
Devo dire però che un
discreto numero di amici e familiari mi
hanno anche sostenuto e incoraggiato.
Soprattutto per quanto riguarda Lisbona.
Chi ha avuto modo di visitarla mi parla di una città meravigliosa. Meravigliosamente vivibile.
Un clima stupendo ,il mare, gente fantastica, vita notturna,
costi bassi, ,i miradores (i magnifici panorami)e molto, molto altro.
Lo scopriremo…
E ovviamente sarò qui per raccontarlo.
Atè Logo (Arrivederci).
Iniziamo a far pratica con la lingua…
giovedì 31 luglio 2014
(cap 32) "And the winner is... "
LISBONA…!
Ebbene si
dopo tante (ma tante taaante considerazioni) ecco il nome della prossima
destinazione.
Che è
arrivata ovviamente senza non poche perplessità.
Un ennesima
volta io e LUI a tavolino e valutiamo le
nuove proposte lavorative.
Un film già visto.
Ormai siamo
bravi. La prima volta era stato meno divertente. La prima volta avevamo tanta
(ma taaanta) paura di fallire.
La paura di
fallire c’è anche adesso ma in noi si è creata una sorta di fiducia e uno
spirito avventuriero tale da pensare che “forse” ce la si po’ fa’.
Se fosse
arrivata solo la proposta di Lisbona sarebbe stato semplice.
Hai una
proposta ,c’è poco da scegliere.
E
invece no.
Troppo facile.
Insieme alla
proposta di Lisbona ne arriva una nuova…un nota città di un ricco paese
arabo(che non è ne’ la occidentale Dubai ne’ la figa Abu Dhabi, per intenderci ).
PANICO.
Ndo namo?
Considerazioni
infinite. Giornate intere di considerazioni. E anche nottate.
Il contratto
nella città araba propone tanti soldi ma una vita comunque sia…limitata.
Un benessere
“finto”.
Ovviamente
anche stavolta, così come lo fu per la Tanzania, ho passato ore su internet a
leggere Blog, recensioni, informazioni ecc. ecc.
Le cose da
valutare sono tante. E i soldi offerti sono tanti. Poi però pian piano inizi a
chiederti
“come mai questi ti danno
tutti ‘sti soldi…?”
Devi
sottostare alle loro regole, al loro stile di vita. Che può anche piacere, per
carità.
Tutto sta a
capire come sei fatto tu.
Ci sono
persone che morirebbero all’idea di poter guidare un porsche e frequentare
posti superfighi ,andare a cena nel ristorante superfigo a mangiare roba
superfiga con gente superfiga indossando borse/scarpe superfighe ( ho reso l’idea?)
Una vita da Red Carpet.
Si, ma non è
la nostra vita.
Non è quello
che io voglio dalla vita. Non è quello che LUI vuole dalla sua vita.
E allora
,dicevo ,io e lui ci siamo rimessi a tavolino per valutare tutte queste belle
cose.
Un giorno
eravamo a favore. Un giorno contro. Io addirittura sono stata capace di
sostenere tesi diverse nell’arco della giornata. E anche nell’arco di poche
ore.
Poi lui
diceva a me No,dai decidi tu.
E io No,no decidi tu.
Due
esemplari di cazzi confusi ( pardon me).
Abbiamo pure
scritto pro e contro delle due città su un foglio di carta. Stile
nomi-cose-città.
Roba da
internamento immediato nel primo istituto di igiene mentale della regione
Lazio.
Poi ad un
certo punto abbiamo deciso.
Ed ha vinto Lisbona.
Città dove
ne’ io ne’ lui siamo stati.
Ma…Lisbona è
Europa.
In pratica è
come se da Roma ci trasferissimo a Viterbo. Dietro
casa, appunto.
La scelta di
Lisbona è stata fatta dopo reali considerazioni delle nostre personalità. E’
una città che (pare) essere a misura d’uomo. E’ una città viva e culturalmente
molto vivace.
L’opposto
esatto della città araba.
Una nuova avventura ha inizio.
I dubbi e le
perplessità ci sono sempre ma cerchiamo di scacciarli via con pensieri
superpositivi e ottimisti.
Si parte!
I can’t wait …
(direbbero
gli anglofoni.)
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