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giovedì 14 gennaio 2016

(Cap 52) Limitless

Ricevo spesso dei messaggi privati sul trasferimento all’estero.

Persone che hanno letto il Blog.
Ma davvero tanti, tantissimi. E non sempre trovo il tempo di rispondere a tutti.

Chi mi chiede consigli, suggerimenti  o semplicemente aiuto per fare il grande passo.
Mi chiedono come abbia fatto io. Mi chiedono come sia possibile farlo.

Beh…per me è stato piuttosto  facile, per certi versi. Una volta chiusa l’azienda italiana per la quale io e il mio compagno lavoravamo , abbiamo fatto le valigie e siamo andati via.
 E in due è indubbiamente più semplice.

Ormai io e lui abbiamo creato una sorta di “teamwork” quando si tratta di trasferimenti.
Uno si dedica a una cosa e l’altro a un’altra. Che può essere dalla cosa più facile (ma non troppo) come cercare ed affittare casa a quelle più complicate, tipo registrarsi al Centro da Saùde (la nostra USL) o aprire un conto corrente.
Tutte cose apparentemente facili che però quando sei in un  paese straniero in cui si parla una lingua che non conosci assolutamente ,diventano un tantino più impegnative.

E indubbiamente sono andata oltre quelli che erano i miei LIMITI o perlomeno quelli che pensavo fossero i miei limiti.

Ed ecco qui che arrivo al punto della mia riflessione.

I LIMITI ,appunto.

Sono cresciuta ,come molte persone, pensando di averne tanti.
“Non ce la farò mai”
“Impossibile”
“Non ne ho le capacità”
Io personalmente sono un animo semi-distruttivo.
Capace di essere la migliore ma allo stesso tempo la migliore nemica di me stessa.
Questa sorta di dualismo accompagna da sempre la mia vita e con il tempo  e gli anni sto semplicemente giocando a sviluppare e ad andare oltre queste mie barriere ,cercando, dopo ogni inevitabile fallimento, di rimettermi sempre  in gioco e di rialzarmi senza troppi dolori.
Si è anche vero che mi sono sempre piaciute le sfide.
Questo forse ha giocato un ruolo a favore dei miei di limiti.

Ad esempio.
Se mi avessero detto all’ eta di 16 anni che mi sarei trasferita in Tanzania e poi in Portogallo non credo che ci avrei mai creduto.
 Figurati. 

Ma non perché vivere all’estero non mi interessasse (anzi era in cima alle cose che avrei voluto fare “da grande”)ma perché pensavo di non averne le capacità.

A quell'età avevo parecchi limiti per esempio.  
Il primo banale che mi viene in mente.
Mi ricordo quando cercavo di studiare Letteratura Inglese e mi preparavo l’interrogazione.
“Non ce la farò mai ad esprimermi come la mia professoressa”
“Non ce la farò mai a fare un discorso così lungo in inglese”
Beh... 15 anni più tardi l’inglese lo usavo quotidianamente per fare meeting a lavoro ed era la lingua principale con cui mi esprimevo nel mondo lavorativo e non solo.
Chi avrebbe mai potuto dirlo?

Questo banale esempio ma anche molti altri mi hanno portato a considerare quanto io fossi “limitata” nel senso buono del termine.

Conosco anche tantissima gente piena di limiti ,di costrizioni o di barriere di tutti i tipi.
Persone davvero valide , che per paura o per incapacità di andare oltre si fermano e rimangono li su se stessi ,nel loro habitat sicuro e privo di pericoli.
Molta gente non viaggia per paura dell’aereo, molta gente si accontenta del lavoro che ha per non rischiare ,molta gente si fa fondamentalmente delle pippe che non ci sono.
Con questo non voglio dire certo di esagerare, bisogna accompagnare tutto ,come sempre, da un minimo di buonsenso e di coscienza.
E’ questo quello che consiglio. Un piccolo percorso interiore fatto di analisi e introspezione (che belle parole eh)  cercando  prima di tutto di capire dove si vuole arrivare ma anche andando oltre le proprie capacità costruendo pian piano un proprio percorso, non necessariamente perfetto.
Perché in fondo la perfezione è pure noiosa,no?


Ognuno prende i limiti del suo campo visivo per i confini del mondo.”
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena, 1851



sabato 4 aprile 2015

(Cap 47)Porto.Una piacevole sorpresa.



Tutto nacque da una semplice  domanda.

Vale, cosa vorresti per il tuo compleanno ?

Una domanda che ogni anno LUI puntualmente mi chiede in preda a una sorta di panico generato da un VUOTO assoluto come lo sarebbe tutto il genere maschile davanti a una situazione taaaanto difficile.

Risposta abbastanza scontata.Almeno per me.
Tra le cose che adoro ricevere in regalo ,senza dubbio quella che ne esce vincitrice in assoluto è un viaggio.

Che sia un gitarella fuori porta, un safari o un road trip in California devo dire che indubbiamente questo è per eccellenza il regalo che più preferisco ricevere (Ma ddai?)

Il piacere che si prova andando alla scoperta di qualcosa di nuovo è impagabile.
Nessuna borsa o gioiello può competere al riguardo. 

E allora abbiamo iniziato a organizzare un viaggio direzione Porto.
Che per noi in effetti è una gita fuori porta.

Porto  (o Oporto in italiano)dista circa 300 km da Lisbona e si può raggiungere sia in bus (più economico)che treno ma anche in aereo (con tariffe talvolta più vantaggiose del treno).
Abbiamo optato per il treno e ho scoperto che se ti registri e  prenoti sul sito delle  ferrovie http://www.cp.pt/passageiros/pt  si riescono  anche a trovare sconti del 50 % sulle tariffe.

Siamo partiti intorno alle 8:30 a.m. dalla stazione di Oriente (per noi più comoda) e siamo arrivati a Porto intorno alle  1050 a.m. Un viaggio molto comodo, i treni sono puliti e silenziosi. Ma qui è una normalità.

Siamo arrivati alla stazione di Porto Campanha che non è la centrale ma è comunque ben collegata con la famosissima stazione di Sao Bento.
Chiamarla una stazione sembra quasi un insulto.
La stazione di Sao Bento risale al 1900 ed è interamente  rivestita di azulejos




Quindi ci siamo diretti verso la guesthouse che avevamo prenotato che si trova a 5 minuti a piedi da Sao Bento.
Una boutique guesthouse per l’esattezza, che abbiamo trovato davvero deliziosa.
Ci hanno accolto con caffè è biscottini e una mappa per spiegarci la città. Molto carino e molto curato, e ve lo consiglio assolutamente  http://shiadu.com/casa-dos-loios/home/ .



Posate le valigie in camera siamo andati subito alla scoperta della città.

E sotto consiglio della ragazza della guesthouse ci siamo diretti subito alla Torre dei chierici (torre dos clerigos) che è il simbolo della città di Porto.
Una vista da togliere il fiato….!








Proprio questa bellissima vista ha permesso di pianificare il percorso successivo.
Abbiamo deciso di andare diretti lungo il fiume Douro e andare alla scoperta del quartiere Ribeira ,che è il quartiere più caratteristico di Porto.





Dall’altra parte del fiume si trova Vila Nova De Gaia che non è altro che la zona dove hanno sede le grandi aziende produttrici del famoso Porto, nelle quali si possono fare anche le degustazioni.




Indubbiamente questa è una cosa da non perdere anche perché il Porto è un vino liquoroso molto dolce che piacerà proprio a tutti.
Abbiamo scoperto così che ci sono sette tipi di Porto tra cui i principali sono il Ruby e il Tawny e che la sua storia risale addirittura in epoca romana e poi riconosciuto ufficialmente nella seconda metà del 700.
Proprio per questa lunga storia  la valle del Douro ,ovvero la zona esclusiva di produzione del Vinho do Porto venne dichiarata nel 2001 Patrimonio Mondiale dell’umanità dall’Unesco.



L’indomani abbiamo proseguito il nostro giro visitando Il mercato coperto  di Bolhao .
Questo mercato è diviso in 4 sezioni: Fiori, pesce, carni e verdure. Si trovano anche dei piccoli Bar in cui è possibile fare degustazioni di formaggi e vino a prezzi decisamente abbordabili.








Poi siamo andati a vedere la famosa livraria Lello e Irmao, una antichissima libreria(originariamente  una biblioteca) che si trova in Rua das Carmelitas .
Realizzata nel 1869 ,la libreria ,che pare sia una delle più belle al mondo, è  stata di ispirazione nientepocodimenoche alla scrittrice J.K.Rowling ,famosa per la celebre serie di romanzi di Harry Potter.
Purtroppo è severamente vietato scattare foto quindi dovete “accontentarvi” della mia personale descrizione.
L’edificio è un mix tra tradizione neogotica e architettura liberty caratterizzato da  una imponente scala sinuosa, il soffitto decorato ,le pareti di legno intarsiato e lucernaio di vetri decorati.
Questa libreria ha qualcosa di assolutamente magico e non mi stupisce che J.K. Rowling ,che visse  a Porto per un periodo, ne sia rimasta affascinata.


Porto è una città piccolina, proprio per questo suggerisco di perdersi tra le sue stradine del centro storico  partendo da vie come Rua do Marcadores o Rua de Santa Catarina.
E’ pieno di negozi vintage ,uno più bello dell’altro.
E’ stata dura trattenersi e astenersi dallo shopping.







Raramente nei miei post consiglio ristoranti particolari, ma stavolta farò un’eccezione.
Questo ristorantino ,Casa mundo ,situato al numero 73 di  Rua des  Caldeireiros , angusto in apparenza è semplicemente fantastico.


E’gestito dalla cuoca, la  padrona di casa che proprio dentro casa sua ha organizzato 4 modesti tavolini e  offre alla modica cifra di 4.60 euro un pranzo completo con: zuppa , piatto principale (a scelta tra 4 opzioni), un dolce e il caffè.
Lasciando perdere la qualità del cibo che ho ritenuto ottima devo dire che è stato indubbiamente uno dei pranzi più caratteristici  fatti fin’ ora in Portogallo.Quindi 10 e lode alla Senhora per la sua attività.

Maestosa e elegante è la Cattedrale de Se  .
In stile romanico  ,presenta un chiostro gotico e pareti di azulejos bianche e azzurre.
Fuori dalla cattedrale si affaccia una stupenda vista sul fiume Douro e sul quartiere di Ribeira.


Siamo andati anche a vedere il Palacio da Bolsa ,il palazzo della Borsa ,in stile neoclassico iniziato nel 1842.
E’ uno degli edifici più importanti di Porto  ed è stato costruito dall’associazione commerciale cittadina.
Tra le sale più belle ,la Sala Araba utilizzata oggi per il ricevimento di Personalità o vertici di stato in visita.


Attenzione le visite sono guidate e a orari ben precisi,
quindi vi consiglio di consultare prima il sito   http://www.palaciodabolsa.com/

Il terzo e ultimo giorno abbiamo visitato la zona del Palacio da Musica che è un complesso di sale da concerto  realizzata nel  2001 in occasione della candidatura di Porto come Capitale Europea della Cultura  anche se i lavori non finirono in tempo e furono ultimati nel 2005.
Purtroppo anche qui le visite guidate erano solo in alcune fasce orarie e sfortunamente  per questo non siamo riusciti ad entrare.(Controllate qui gli orari http://www.casadamusica.com/)
Ma pare valga assolutamente la pena .Peccato ,sarà per la prossima volta.
Poi abbiamo passeggiato per la Rua Cedofeita e dintorni,meno turistica e piena di negozietti,bar ecc…







Ed è proprio qui che ci siamo fatti coraggio e abbiamo assaggiato la specialità di Porto, la celeberrima francesinha .
Ne avevo già sentito parlare e i racconti erano stati alquanto variegati. Chi l'ha amata e chi nn la mangerebbe proprio mai piu'.
E avevo letto il post della bravissima Chiara Santamaria in  Ma che davvero?





La francesina  di base è un panino. Un panino con tutto però. Salame ,una fettina di carne di vitello, salsiccia e wurstel. Affogato in un mare di formaggio fuso e una salsa alla birra. E questa è la versione basica. Poi c’è una versione “speciale” con pure l’uovo su.



Personalmente non l’ho gradita .E’ fatta per veri stomaci, stomaci forti. Un mix di sapori che per me sono stati  fin troppi . Ma chiaramente gusti son gusti.
Ho preferito di gran lunga il Caldo Verde,una tipica zuppa portoghese a base di cavolo e patate.




Porto è una città deliziosa e per certi aspetti mi è piaciuta molto più di Lisbona.
Ha un qualcosa di magico e dei colori unici. Non è per nulla caotica e la si visita tranquillamente a piedi, approfittandone per perdersi nelle vie, o calçadas , e scovare stradine meravigliose e incredibilmente  suggestive.
Ci ritornerò sicuramente.



Muito Obrigado  ;)

























giovedì 23 ottobre 2014

(Cap 39) "I love Uk"

Eccoci qui.

Scrivo da una caffetteria chiamata Prèt a manger ,una delle mie preferite in Uk.
Fa molto Carrie Bradshow, lo so. Una Carrie Bradshow dei poveri, ovviamente.(Per chi non sapesse chi sia ,è il personaggio principale di Sex and The city).
In realtà non ho connessione in Hotel quindi ho preso  il pc e sono venuta qui e usare internet “a scrocco” (come NON direbbero gli anglofoni).

Come dicevo precedentemente ,non siamo a Londra ma in un paesino del West Sussex  chiamato Crawley.
Questa piccola Crawley  è  una cittadina vicinissima all’aeroporto di Gatwick, motivo per cui piena di Piloti, assistenti di volo e in generale di personale di compagnie aeree.
Infatti mi è capitato passeggiando, di incontrare tanta gente che avevo conosciuto nella precedente compagnia.
Tutti qui per lavoro ,si intende.
Questo perché siamo Choosy (schizzinosi), mi verrebbe da pensare.
(Celebre aggettivo che ci diede il nostro ex ministro del lavoro)
Ma non tocchiamo questo tasto. Non ci avveleniamo, tanto è inutile.

Quando ho detto che ci saremmo fermati due settimane vicino Londra puntualmente qualcuno mi ha chiesto
 “Ma se lui lavora tu che fai”?

Come se qui ci si potesse annoiare.

Partiamo dal fatto che in assoluto l’Inghilterra è il posto che più ho amato negli ultimi 14 anni.
Si lo so cosa state pensando.

C’è  freddo, piove sempre, si mangia male
OK.

Sarà anche vero, ma quando venni qui 14 anni fa a tutto pensavo  tranne che a questi luoghi comuni che a me personalmente  neanche  venivano in mente.
Sicuramente il clima non è dei migliori. Impossibile negarlo.
Ma questo per me ,passava davvero in secondo piano .Non avevo proprio tempo di stare li a pensare al clima.
Pioveva? Portavo l’ombrello. STOP.
C’era freddo? Mi coprivo. STOP.
Imitavo gli inglesi.
 La  loro giornata con la pioggia era una giornata più o meno come le altre, dovevi solamente  coprirti un po’ di più.
 A loro non cambia più di tanto.
Quando tornai in Italia mi resi conto quanto sto maledetto clima influenzasse in maniera esponenziale i miei connazionali.
Una giornata con la pioggia, in Italia ,è una giornata negativa, negativissima.
Una giornata in  cui, per quanto possibile, bisogna annullare tutti gli impegni e cercare di ripararsi il più possibile  dalla maledizione divina chiamata PIOGGIA.
Sto ironizzando, chiaro, ma delle volte credo davvero che molta gente la consideri  quasi una maledizione  di cui una volta colpiti si rimane stregati per sempre!

La mancanza di cibo italiano  non mi colpì minimamente. Lo avevo mangiato per tutti quegli anni. Non ne sentivo la  mancava.
Puntavo invece ad assaggiare tutte quelle cucine strane che  a Catania non trovavo assolutamente.
Mi riferisco alla cucina indiana, thailandese ,giapponese e via dicendo. Che adesso  si trovano tranquillamente pure a Catania ma 14 anni fa  non era ancora così di moda andare a mangiare fuori cose diverse .Il sushi per esempio, oltre a essere caro era poco gettonato ( il pesce crudo?!bleah)
Quello che mi piacque subito di Londra fu il fatto che in soli 2 giorni trovai non uno ma ben due lavori ed ebbi quindi anche la possibilità di scegliere quello che preferivo tra i due. Roba futuristica.
Parliamo di lavoretti .Ovvio. Ma per i miei 18 anni andavano più che bene.
Facevo la Nanny(che in italiano tradurremo come una tata o baby sitter) a una deliziosa bambina di 8 mesi in un delizioso paesino chiamato Epping che stava a 45 minuti di metro a nord di Londra, nell’Essex.
E siccome avevo il fine settimana libero e volevo fare qualche soldino in più  trovai un altro lavoro nel weekend in un delizioso ristorantino molto posh non molto distante da casa.
Nelle mattine del weekend giravo per Londra e ogni volta andavo a vedere qualcosa di diverso.
Una volta il British Museum, una volta Camden Town.
Londra mi piaceva proprio perché potevi essere un po’ come volevi .Potevi essere “una  che va al Museo” o “una che va in un mercato” come Camden. Non ci sono etichette.
Chiaramente questa era la visione di una diciottenne che veniva da una  città media italiana. A quell’età vedi ancora tutto FIGO.
Poi le successive volte iniziai a realizzare che Londra può avere anche dei grossi difetti come i costi esageratamente eccessivi o il servizio sanitario scadentissimo(pure peggio del nostro).
Nonostante tutto però Londra rimane la mia preferita, forse perché è la prima vera città in cui ho vissuto, dopo la mia natale.
E la cosa assurda è che dopo tutti questi anni ci sono ancora cose che non ho visto.
Sicuramente per il fatto che la città è semplicemente immensa e poi anche per il fatto che cambia davvero rapidamente. In un paio di anni ho trovato nuovi edifici e nuovi quartieri che magari prima non erano così famosi.
Un posto in cui non ero mai stata era Shoreditch, un aerea dell’East end che per anni è stata quasi snobbata ma adesso piena di mercatini vintage e  caffè e clubs.










Semplicemente meraviglioso e merita una capatina.
Poi stavolta ho deciso di usare la bici per girare uno dei parchi che più adoro, Hyde Park .E devo dire che è stato piacevolissimo visto anche il clima in questi giorni è stato meraviglioso.




Un altro posto che merita tanto è sicuramente Hampstead Heath. E’ un grande parco a nord di Londra che si trova appunto ad Hampstead, un quartiere davvero elegante famoso perché scelto  da ,intellettuali,musicisti e artisti (un “certo” Sigmund Freud  ,per esempio).














Insomma Londra è per me in assoluto la città in cui annoiarsi è davvero difficile.
Ho sempre qualcosa da fare .Da vedere. Da scoprire.

Per non parlare del resto. Mi riferisco alle deliziose Brighton e Portsmouth in cui sono stata la settimana scorsa…
Ma forse mi sono dilungata troppo…
Ne parleremo nel prossimo post. A presto!