Ricevo spesso dei messaggi privati sul trasferimento all’estero.
Persone che hanno letto il Blog.
Ma davvero tanti, tantissimi. E non sempre trovo il tempo di
rispondere a tutti.
Chi mi chiede consigli, suggerimenti o semplicemente aiuto per fare il grande
passo.
Mi chiedono come abbia fatto io. Mi chiedono come sia
possibile farlo.
Beh…per me è stato piuttosto facile, per certi versi. Una volta chiusa l’azienda
italiana per la quale io e il mio compagno lavoravamo , abbiamo fatto le valigie
e siamo andati via.
E in due è indubbiamente più semplice.
Ormai io e lui abbiamo creato una sorta di “teamwork” quando
si tratta di trasferimenti.
Uno si dedica a una cosa e l’altro a un’altra. Che può
essere dalla cosa più facile (ma non troppo) come cercare ed affittare casa a
quelle più complicate, tipo registrarsi al Centro da Saùde (la nostra USL) o
aprire un conto corrente.
Tutte cose apparentemente facili che però quando sei in un paese straniero in cui si parla una lingua che
non conosci assolutamente ,diventano un tantino più impegnative.
E indubbiamente sono andata oltre quelli che erano i miei
LIMITI o perlomeno quelli che pensavo fossero i miei limiti.
Ed ecco qui che arrivo al punto della mia riflessione.
I LIMITI ,appunto.
Sono cresciuta ,come molte persone, pensando di averne
tanti.
“Non ce la farò mai”
“Impossibile”
“Non ne ho le capacità”
Io personalmente sono un animo semi-distruttivo.
Capace di essere la migliore ma allo stesso tempo la
migliore nemica di me stessa.
Questa sorta di dualismo accompagna da sempre la mia vita e
con il tempo e gli anni sto semplicemente
giocando a sviluppare e ad andare oltre queste mie barriere ,cercando, dopo ogni
inevitabile fallimento, di rimettermi sempre in gioco e di rialzarmi senza troppi dolori.
Si è anche vero che mi sono sempre piaciute le sfide.
Questo forse ha giocato un ruolo a favore dei miei di
limiti.
Ad esempio.
Se mi avessero detto all’ eta di 16 anni che mi sarei
trasferita in Tanzania e poi in Portogallo non credo che ci avrei mai creduto.
Figurati.
Ma non perché vivere all’estero non mi interessasse (anzi era in cima alle cose
che avrei voluto fare “da grande”)ma perché pensavo di non averne le capacità.
A quell'età avevo parecchi limiti per esempio.
Il primo
banale che mi viene in mente.
Mi ricordo quando cercavo di studiare Letteratura Inglese e mi
preparavo l’interrogazione.
“Non ce la farò mai ad esprimermi come la mia professoressa”
“Non ce la farò mai a fare un discorso così lungo in inglese”
Beh... 15 anni più tardi l’inglese lo usavo quotidianamente
per fare meeting a lavoro ed era la lingua principale con cui mi esprimevo nel
mondo lavorativo e non solo.
Chi avrebbe mai potuto dirlo?
Questo banale esempio ma anche molti altri mi hanno portato
a considerare quanto io fossi “limitata” nel senso buono del termine.
Conosco anche tantissima gente piena di limiti ,di
costrizioni o di barriere di tutti i tipi.
Persone davvero valide , che per paura o per incapacità di
andare oltre si fermano e rimangono li su se stessi ,nel loro habitat sicuro e
privo di pericoli.
Molta gente non viaggia per paura dell’aereo, molta gente si
accontenta del lavoro che ha per non rischiare ,molta gente si fa
fondamentalmente delle pippe che non
ci sono.
Con questo non voglio dire certo di esagerare, bisogna accompagnare
tutto ,come sempre, da un minimo di buonsenso e di coscienza.
E’ questo quello che consiglio. Un piccolo percorso
interiore fatto di analisi e introspezione (che belle parole eh) cercando prima di tutto di capire dove si vuole
arrivare ma anche andando oltre le proprie capacità costruendo pian piano un
proprio percorso, non necessariamente perfetto.
Perché in fondo la perfezione è pure noiosa,no?
“Ognuno prende i limiti del suo campo visivo per i confini del
mondo.”
Arthur Schopenhauer, Parerga e paralipomena,
1851
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