venerdì 31 gennaio 2014

My life in Tanzanìa(Capitolo 7) -Si va in Tanzania!!-

Eccomi al post numero 7.


Sono contenta che tutto stia procedendo bene e che il blog venga letto quotidianamente.
In fondo, se avessi voluto scrivere per me stessa mi sarei comprata un diario segreto.
Quello che avevamo da piccole.
Quello con il lucchetto che si apriva senza chiave.
Ecco.Lui.
Oh my God.Che orrore!
Invece no,mi è venuta questa idea del blog.

BLOGblòġ› s. ingl. [accorc. di weblog] (pl. blogs ‹blòġ›), usato in ital. al masch. – Diario elettronico, allocato in un sito web e continuamente aggiornabile, corredato in genere degli eventuali commenti dei visitatori. (Enciclopedia Treccani).

L'idea del weblog,o del suo diminutivo blog ,mi è venuta mesi fa.

Circa sei mesi fa. 
A seguito di un'esame universitario di giornalismo e new media.

Ma, iniziò tutto con carta e penna.
Pero' poi ,mi fermai e misi tutto in un angolo.Non ero pronta.Non avevo ancora tante idee.

Decisi di riprendere  tutto poche settimane fa.
Questa è una risposta alla domanda che mi è stata fatta in questi giorni.

Ovvero:Da dove t'è venuta st'idea?

M'e' venuta una mattina,come tante,in cui camminavo per strada e guardavo questo paese bellissimo chiamato Tanzania.E ho pensato che forse questa storia meritava essere raccontata. 

Detto ciò...

Torniamo a noi.
Nel post precendente ero arrivata alla partenza per Dar.
Ero gasatissima.
Felicità.
Adrenalina.
Stavo andando in Tanzania.
Andavo a trovare LUI.
Andavo a perlustrare la città dove mi sarei trasferita  e dove avrei cominciato presto una nuova vita.
Per ultimo ,ma non meno importante, andavo  incontro a 30 gradi contro gli 0 che lasciavo in Italia.

Figata.

Il mio arrivo a Dar es Salaam mi sembrò decisamente pittoresco.

Innanzitutto, non avevo chiuso occhio nelle 14 lunghe ore di viaggio(stavolta avevo troppo da pensare).
All'arrivo a Dar, arrivai in una stanzetta angusta dove si dovevano compilare i moduli per i visti.
Appena compilato,un signore ci comunicò che dovevamo darlo a lui, insieme al passaporto e ai 50 dollari previsti per l'ingresso.
Dopodiche' dovevamo attendere.Qualcuno avrebbe pronunciato il mio nome ad alta voce.

Qualcuno.
Ma chi?
Più avanti c'erano degli sportelli ,dai quali, poco dopo arrivò un tizio, che con una vocina flebile,emise un suono indefinIto.
OK.
Quello era un nome.
Quindi, dovevo aprire bene le orecchie perchè potevano pronunciare anche il mio.
Solo che il volo era pieno.
Quindi circa 180 nomi.
I tizi agli sportelli non sembravano proprio entusiasti di lavorare.
Nell'attesa,poi,mi guardavo intorno e vedevo tantissimo personale aeroportuale intorno a noi.
Ma proprio tanti.
Solo che erano quasi tutti sdraiati,o leggevano un giornale.
Non davano proprio l'immagine del dipendente stressato.
Quasi li ammiravo.
Erano li,belli,tranquilli e felici.
Erano un ornamento dell'aerostazione.

Ad un certo punto sento "VALANDINA FANDE"


Il mio nome.
O una specie.
Allora mi diressi allo sportello.
Mi fece qualche domanda di rito.
Mi fece appoggiare le dita nell'apposito sistema di riconoscimento e mi mandò via.

Dopo solo 55 minuti.

Manco per entrare negli Stati Uniti.
Esco dalla stanzina angusta e trovo LUI.

Abbronzatissimo.
A me non sembrava proprio il tipo disperato dalla vita Tanzana.
Io sembravo ,piuttosto,un tipo disperato.
Ero bianca cianotica,due occhiaie da paura e i capelli autogestiti.
Lui si era in qualche settimana già pienamente adattato al posto.
Buon segno.

Uscimmo fuori a prendere il taxi.
Un senso di soffocamento mi assale.

Quanto caldo fa???
Erano le ore 7 a.m locali e faceva un caldo boia.
Ma allora alle 12 a.m moriro'???
Salimmo sul taxi.
Per la prima volta percorsi la famosa Julius Neyerere Road.
Una delle vie più trafficate di Dar es Salaam.
24 km da qui a casa.

Due ore di strada.

Sono le 7 del mattino e la strada è piena di gente..
Le strade sono intasate, di macchine e di moto.
Si intravede a distanza un semaforo.Perennemente rosso.
Alcune persone con delle specie di scatoloni e un pentolone preparano del cibo.
Per terra.
Altri camminano scalzi.
Altri indossano vestiti eleganti.
Alcuni sono su esili bici.
Altri sono su fuoristrada americani con i vetri scuri.
Altri sono seduti per terra.
Ci sono dei canali ai margini delle strade che non capisco cosa sono.
Chiedo a LUI,immaginando la risposta.
LUI mi dice che sono fogne.
Fogne aperte.
La gente cammina dentro questi "buchi".
Ma quante persone sono?Quanti sono ???

Una delle prime domande che mi feci fu proprio questa.

Ma quanti sono??

Tanti,tantissimi.
Fiumi di gente per le strade.
La strada principale che stavamo percorrendo era asfaltata mentre tutte le altre erano  semplicemente terra, senza cemento.
Guidavano come dei pazzi.
Sorpassi a destra e sinistra,senza frecce.
Uno accanto a noi passo' in bici ,con dietro, legato con una corda, un portapacchi con delle galline.Vive.

Un'altro passo' con un camion con della gente al posto delle merci.
Mi sembrava di sognare.
Forse sono ancora a Roma Fiumcino e mi sono addormenata al gate,pensavo.
Vi giuro che tutto quello che vedevo mi lasciava senza parole.
Non credo neanche di riuscire a esprimerlo pienamente quello che vidi appena arrivata a Dar.
Ma la cosa assurda era che mentre io ero davvero senza parole, LUI non sembrava assolutamente scosso. Quella era ormai diventata la sua normalità.Si era già abituato a quella vista.

CONTINUA......


Street food

Shoe shine repair (calzolaio)






Jiulius Nyerere International Airport

Julius Nyerere International airport














mercoledì 29 gennaio 2014

My life in Tanzania (Capitolo 6)-Prime impressioni Tanzaniane-


Eccomi...

Le ultime settimane a Londra passarono bene.


A parte un episodio che accadde proprio negli ultimi giorni di permanenza.

La famosa chiamata che stavamo aspettando,arrivò poco prima del mio rientro in Italia da Londra.

Dunque per lui biglietto solo andata per Dar.Per LUI.

Finalmente.
L'attesa era finita.
Io lo avrei raggiunto il prima possibile,dopo un suo primo periodo di assestamento.

Ero molto,molto curiosa.No scusate.Di più.Non stavo nella pelle.

Volevo sapere esattamente come fosse Dar es Salaam.
Volevo le sue prime impressioni.

Non che ciò avrebbe cambiato i miei piani.Sin intenda.

Ma la curiosità era alle stelle.

Il giorno dopo il suo arrivo a Dar aspettavo,quindi,notizie da parte sua.Da parte loro.
Dimenticavo di dire che non fosse proprio solo.
Era,infatti,partito con un gruppo di ex colleghi ,anche loro assunti nella nuova  compagnia aerea.E avremmo abitato tutti nello stesso posto.

Una piccola Little Italy,insomma.

Le mie aspettative su Dar erano abbastanza normali.
Sapevo che Dar fosse una grande città.
Ma cercavo di immaginare ,anche ,come potesse essere una grande città di uno stato del continente africano.
Una cosa del tutto diversa.
Le mie esperienze erano sempre relative alle grandi capitali europee o, al massimo,americane.
Dar era stata la capitale per tantissimi anni poi, di recente la capitale era invece diventata Dodoma.
Ma,molti uffici,ministeri,ambasciate e lo stesso presidente della Tanzania,avevano sede a Dar.
Leggevo tantissimo al riguardo ma il web, stranamente,non mi dava tutte le risposte che cercavo. 
Dopo due giorni ricevetti una telefonata da LUI su Skype.
Finalmente trovò un modo per connettersi.

Ma la sua telefonata non fu propio come me l'aspettavo.Anzi.

Mi iniziò a dire cose tipo:

"La città è tremenda.

Non ci sono le strade, non ci sono i marciapiedi. La gente sta per terra.Non c'è luce nelle strade.E' un posto terribile.
Vale siamo in AFRICA .E' AFRICA VALE."

Grazie.


Mi disse che vivere li era impossibile.
Per me sarebbe stato impossibile.
Mi disse che non dovevo andare.Che non sarei riuscita assolutamente a vivere in un posto del genere.
Che avremmo trovato una soluzione alternativa.
Magari,disse,potevo andarlo a trovare per le feste natalizie.

COOOOOSA?!
CHE COOOOOSA STAI DICENDO??!!!
Cioè,io sto qui a organizzare la mia vita anche in funzione tua e tu mi dici vieni per le feste natalizie?
Supermegagrande litigio.
Sta impazzendo.
L'ho pensato davvero che stesse dando di matto.
E io che cosa faccio?!
Lui continua a ripetermi di rimanere in Italia e di continuare gli studi,lui sarebbe venuto ogni 40 giorni,per 10 giorni,in ferie.
E' DIVENTATO PAZZO.
Prima di esplodere cercavo di contare.Fino a mille,o anche duemila.
Capivo che era sotto shock.
Anzi lo speravo.

I successivi giorni seguirono litigi su skype.
Per altro la connessione era lentissima e capitava,magari, che durante una serissima conversazione iniziavo a vedere la sua faccia in pixel e si interrompeva la telefonata.Comunicare  non era proprio semplicissimo.La connessione era lenta.

Il giorno dopo avevo il volo di rientro.

Tornai a Catania.A casa mia.A casa nostra.
Vuota.
Ero sola,LUI non c'era.
Quel rientro fu terribile.

Fu il primo vero impatto con la nuova quotidianità.
Ovvero senza lavoro e senza LUI.
Allora iniziai ad aprire i libri e decisi di preparare un nuovo esame universitario per distrarmi.
Tra una definizione di marketing 3.0 e un'analisi delle strategie del celebre Steve J. cercavo di pensare al mio problema e di venirne a capo.
Mi iscrissi pure a Yoga e continuavo ad andare a correre.
Uscivo spesso con gli amici,ma ridevo perchè dovevo.Ero circondata da tante persone ma era come se fossi sola...

Ero triste.That's all. Semplice.
Non ero dove volevo essere.
Bel periodo di merda.
Dopo un'accurata riflessione trovammo un accordo io e LUI.
Ovvero una via di mezzo.

"OK" ,gli dissi, "Vengo per le feste natalizie ma starò un mese abbondante.
Voglio viverla la Tanzania.Poi deciderò se posso o meno pensare al trasferimento definitivo."

Questo era quello che dissi a lui.
In realtà avevo già deciso.Io mi trasferivo li.

Ma gli uomini hanno bisogno dei loro tempi per i grandi cambiamenti della vita(boy readers,vogliate perdonarmi).

Sarà un'esperienza stupenda e farò di tutto per far si che realmente lo sia.
Tutto sta ad avere la giusta prospettiva,no?
In Italia la situazione era pessima.Non guardavo più neanche il TG.
Il fatto stesso ,che si dovesse andare a quasi "elemosinare" per lavorare ,mi sembrava che si stesse davvero toccando il fondo.
L'Italia mi nauseava.
Mi nauseava la politica.
Mi iniziava a dar fastidio anche l'atteggiamento vittimistico degli italiani.
Cavolo,non ti piangere addosso.
VAI.
Il mondo è cambiato,non siamo negli anni '60.
Il lavoro non ti arriva davanti ,ma te lo devi andare a cercare.
Muovi quel sedere da casa di mamma e papà.
Lo so che si sta bene.Che ti senti perennemente al sicuro.
Ma CRESCI,cavolo di trentenne italiano.Sii adulto.Loro hanno fatto la loro vita,ora tu fatti la tua!
C'era ,però,anche,chi non si piangeva addosso.Ma si dava a fuoco.
In piazza.
Nel 2013.
Terribile.
Il dolore che provavo sentendo simili notizie era fortissimo.
L'Italia,terra natìa di Petrarca e Dante,di Leonardo Da Vinci,di Manzoni,di Rita Levi Montalcini,di Saviano,Margherita Hack e di tante,tantissime illustri personalità che il mondo tanto ci ammirava e ci ammira ancora adesso,stava letteralmente cadendo a pezzi.
Hanno ceduto marchi come Barilla,Peroni,Buitoni,Telecom e tanti altri.Hanno "svenduto".Stanno svendendo l'Italia.
Ma i problemi non si limitavano a quello.
L'elenco si allungava quotidianamente.
Cosi' la mia decisione prendeva forma.
Io vado via.
E vado via volentieri.Non ci sto a farmi trattare così.
Lo posso fare e lo faccio.Ne ho l'opportunità.
Attenzione,non voglio essere polemica o andar contro a chi ,invece,è rimasto.Ognuno ha i suoi motivi e le sue possibilita'.
E soprattutto la vita è una ed è giusto viverla come si crede.
Sono scelte.

Che ,ovviamente,quasi nessuno,nel mio caso,mi condivideva.
Infatti iniziavo a parlarne sempre meno con gli altri.
Amici,parenti & co.
Ho smesso ,ad un certo punto ,di sentire le opinioni degli altri che erano ,purtroppo,perfettamente inutili.
Semplicemente per una cosa.
Che tu non sei loro e loro non sono te.
Ognuno è fatto a modo proprio.
Per qualcuno può essere una pazzia,per altri una speranza.

Mi concentrai sul mio esame,che feci poco dopo,e,dopo 2 settimane e poi partii per Dar.
Con un biglietto andata e ritorno.Per questa volta.

Un ritorno per prendere definitivamente la roba e portarla in Tanzania.

Il mio patto con lui era questo.

E allora il 10 dicembre 2012 mi trovai su un volo diretto a Dar es Salaam via Il Cairo.

CONTINUA...
























domenica 26 gennaio 2014

My life in Tanzania(Capitolo 5)-Una piacevole sorpresa-

Quindi  dicevo ...che io ero a Londra e lui a Roma.

Aspettavamo questa chiamata per la sua partenza per Dar es Salaam.

Sempre cosi' .Danno una data e magicamente  ,questa  data ,viene posticipata.Di conseguenza slittano pure i tuoi piani.

Classico delle compagnie aeree.

Specialmente nella fase di start-up.Ma e' cosi'.Ti ci devi solo abituare.

Londra ,che in passato mi aveva dato sempre energia e positività ,stavolta non mi dava proprio le stesse emozioni.
Mi sentivo diversa.
Mi sentivo accompagnata perennemente da qualcosa ,qualcosa che non mi faceva dormire sonni tranquilli, qualcosa che non mi lasciava mai in pace.
Quel qualcosa la conosciamo tutti con il  nome di rabbia.
E non mi riferisco alle malattie infettive.
La rabbia veniva dal torto subìto.
Ogni tanto realizzavo il tutto e mi veniva una rabbia smisurata.

Mi era stato sottratto il lavoro.Dopo 7 anni.Un contratto a tempo indeterminato.

Senza che nessuno me lo avesse chiesto.
Senza che nessuno ce lo avesse chiesto. 

Hanno sottratto il lavoro a più di 500 persone.

Mr X. ha deciso che l’azienda doveva chiudere. E così è stato.
E nessuno ha battuto ciglio.
E’ un problema tuo. Stop.
Un trafiletto nel giornale per qualche giorno e poi  di nuovo a parlare di Rubi e Berlusconi.
Avevo una posizione, un indipendenza economica e adesso?
Allora funzionava così?

Funziona che tu dai l’anima per un azienda per anni e anni e poi ad un certo punto ti rendi conto che sei stato solo uno stupido?

Uno stupido che ha lavorato per mesi senza stipendio, uno stupido  che non poteva combattere perché altrimenti veniva punito , uno stupido tutelato da enti che fanno sempre e solo i loro sporchi interessi?

Uno STUPIDO, insomma.
Questo pensavano loro di noi.Ne più e nè meno.

Che poi la rabbia, non era solo nei confronti di terzi.
 Ma avevo anche tanta rabbia verso di me.
La colpa era stata anche mia.
Che non ero andata via prima e che non avevo capito in tempo.

Avevo fatto anche dei colloqui in passato ma pur essendo sempre aziende più prestigiose della mia mi proponevano sempre un contratto determinato.
Eh si sa lasciare un indeteriminato è da pazzi.

Avevo studiato e lavorato per non trovarmi briciole e adesso cosa mi trovavo in mano? BRICIOLE.
Chiaramente, tutto ciò, non è che lo percepissi solo dopo due  mesi. 
No.
Ma dopo due mesi ,passò quello che era il disorientamento iniziale , iniziavo a toccare con mano la realtà.
E non mi piaceva.

Facevo di tutto per farmi passare questo, chiamiamolo, malessere.
Ma stava li e non potevo farci nulla. 
Mi dava fastidio tutto.

Soprattutto chi non capiva, chi mi diceva "...eh pazienza", chi faceva finta di nulla.

Neanche passeggiare e divertirmi per le vie di Londra  era sufficiente a farmi stare meglio.Assurdo.
Quando il tuo cielo è grigio tutto ti appare grigio. Pure l’arcobaleno.

LUI, che mi conosce abbastanza bene, capì tutto. E allora fece una cosa carinissima.
Venne a trovarmi per un weekend.

Arrivi ad un punto, quando sei legato ad una persona, specie da parecchio tempo ,che vuoi solo lui e basta.
Non voglio dire che le amiche e gli amici non servono più.Ovvio che no.

Ma non è ,semplicemente, la stessa cosa, loro non vivono con te. Non sanno più di tutto di te.

Chiaramente ,visto che lui faceva parte di una delle rules ,regole,della casa (No pork, No Alchool ,No Man) prendemmo una stanza in un albergo vicino la mia scuola.

Quell’albergo dopo settimane di condivisione mi sembrò al pari di Buckhingham Palace.
Soprattutto perché aveva un bagno vero. E non dovevo fare la fila
E usciva l’acqua calda. Sempre.
Un lusso.

Così un venerdì pomeriggio finite le lezioni andai dritta  in albergo e feci una doccia di almeno un’ora.
Lui sarebbe arrivato nel tardo pomeriggio. E io sarei andato a recuperarlo alla metro.

Allora decisi di andare a fare un giro. Verso Tottenham Court Road.
I miei pensieri erano sempre quelli.
Troverò lavoro? Riuscirò a ricominciare daccapo?
Diventavo noiosa persino a me stessa. Motivo per cui spesso  iniziavo a voler star sola.

“Già non mi sopporto io, pensa le mie amiche” mi dicevo.


Presa da questi pensieri mi diressi verso la fermata della metro dove avevo appuntamento con LUI.
E arrivò.
LUI a Holborn Tube Station mi sembrò la cosa più bella delle ultime settimane.
Era LUI .My boyfriend. My husband .

Quel weekend passò perfettamente.
Andammo con amici in un locale una sera, andammo con altri amici a festeggiare Halloween un’altra sera.

Il  mio malessere si era attenuato.

Semplicemente non ci avevo pensato e con LUI avevamo cercato di evitare l’argomento.Volontariamente.

E’ strano, a volte,il  non pensare è più terapeutico di uno psicanalista.
Il lunedì successivo lui tornò a Roma e io tornai a casa con le ragazze  e alle mie lezioni.

Ma qualcosa era cambiato.
Decisi che se  c’era qualcosa che doveva cambiare dovevo iniziare  proprio da me.
Dovevo cercare di guardare tutto nella giusta prospettiva.
Crederci è importante.
Avere un’ottica positiva e ottimista può fare la differenza.

Pensate ai colloqui di lavoro.
Se non credi tu in te stesso come potrebbe farlo l’estraneo che è davanti a te?
Devi  credere in te e dare il meglio di te.
Era una cosa su cui dovevo lavorarci su.E' una cosa che nessuna scuola o universita' ti insegna.

Una sera mi ritrovai con Y. (la padrona di casa, la landlady) a fumare una sigaretta e a bere un tea(No alchool).

Lei aveva qualche anno più di me. Faceva l’avvocato .Anche lei era precaria. Motivo per cui affittava le stanze di casa sua (cosa che in Italia non faremmo mai).
Lei mi incoraggiava un sacco per questa storia della Tanzania. Ma proprio tanto.

In Tanzania hai il triplo delle possibilità che hai in Europa.
In Tanzania sei diversa.
Puoi applicare in Ngo, organizzazioni no profit, alberghi ,ambasciate, multinazionali. Puoi crearti un’attività. Qualcosa che magari ancora li non c’è. Hai l’imbarazzo della scelta.
Le rispondevo che non avevo nessuna esperienza del genere. E lei mi diceva :
"VENDITI,REINVENTATI. Non è l’Europa .Non c’è la competizione europea .La strada è libera "

Aspetti tanto ,magari dal tuo migliore amico, e poi arrivava lei, avvocato inglese di origine musulmana ,che mi diceva esattamente quello che volevo sentirmi dire e soprattutto quello che io avrei detto a qualcuno tempo addietro.
La mia mente iniziava ad andare verso la giusta direzione.

Incontrai pure un caro amico italiano che lavorava a Londra, anche lui pilota,Michele.

Michele era una persona che aveva passato gli ultimi anni in giro per il mondo. Capiva benissimo come mi sentivo.

Anche quella conversazione mi fu estremamente utile.
Mi parlava degli svantaggi di vivere fuori. E quelli li conosciamo già.
Avrei perso compleanni, matrimoni ed eventi vari di amici e famiglia. Avrei perso la mia quotidianità. Mi sarei persa tante cose della mia vita attuale. Vero.

Ma mi parlò anche dei vantaggi.
Dei grandi vantaggi che avrei avuto vivendo fuori.
Avrai  la possibilità di aggiungere  alla tua  vita un’infinità di esperienze  tali che andranno per sempre e innegabilmente a cambiare la tua percezione delle cose. Conoscerai una nuova cultura.Avrai la possibilità di aprire la mente a nuove realtà e nuovi mondi."

Queste parole mi diedero tanto coraggio.
Il lato positivo delle cose.
Ed era vero.Avevano ragione.E io sono un tipo così.
Mi piacciono le sfide e adoro l'imprevisto.
Non sono mai stata una persona ordinaria.

Bastava solo guardare le cose con la giusta prospettiva.

E sentivo che non ne ero poi così lontana.

Continua……..
Bounds Green


mercoledì 22 gennaio 2014

My life in Tanzania(Capitolo 4) -Londoner...per un pò-

Here we are.


Siamo a numero 4.
In questo post ci sono delle sostanziali differenze, rispetto agli ultimi tre.

Primo su tutti,e' il fatto che il blog e' stato letto.

E' stato letto in Italia,Stati Uniti,Germania,Spagna,Francia,Regno Unito,Guadalupe,Turchia,Tanzania, Indonesia,Canada e Malta.
E' fantastica la possibilita' di vedere da dove provengono i lettori.
Pensa tu.
Poi ci sono pure i numeri.E sono al momento 566 visualizzazioni ,in totale.

Un numero che non avrei immaginato,o perlomeno non in cosi' poco tempo.
I primi giorni,le visualizzazioni, sono state costanti,si andava gradualmente ma senza eccessi.
Da ieri in poi il numero dei  lettori è esploso.BOOM.
E so anche perche'.

Facebook.

Si lo so,non volevo.Lo avevo detto nel secondo post ,ma,dopo la prima condivisione e' stato ri-condiviso da un altro e così a seguire.E allora sia.Condividiamo tutto.
La potente macchina dei social network.
E pensare che io Facebook l' ho conosciuto nel 2007 ,quando ,una mia amica olandese(eravamo in Spagna) mi chiese di mandarle le foto.E di farlo via Facebook.
"É che e'?"  le chiesi.
"E' piu comodo e piu' veloce di Msn (ai tempi si usava quello),e puoi condividere molto piu' foto contemporaneamente" disse la mia amica.

Vabbe'.Diamo fiducia all'olandese.
E cosi' feci,misi queste foto su questa faccia-di-libro e il resto lo conosciamo gia'.
Qualcuno lo ama altri lo odiano profondamente.Innegabilmente,ha cambiato le nostre vite.
Ora non esageriamo,dai.Pero' delle volte è utile.
Io sono una via di mezzo.
Adesso ,specialmente che vivo all' estero, fa parte della mia quotidianita' ,sicuramente molto piu' di prima.
Basta ,come tutte le cose, trovare un certo equilibrio e come sempre ricordarsi la buona educazione(eh si,la scuola di bon-ton è pure sui Social).
Mi piace condividere le foto.Specialmente da quando sono qui in Tanzania
.E' come se facessi vedere un po' di questa terra anche agli altri.
E' una "condivisione" in senso stretto.
Comunque sia adesso il blog inevitabilmente sara' piu' letto.

Dopo questa premessa vorrei continuare la mia storia.
Dunque...ero a Londra.
E non vi ho parlato della casa in se.
Che merita di essere raccontata.
Ci accolgono bene le 5 flatemates ma,ci dicono,che ci sono delle RULES(regole)

1-No shoes
 Le scarpe si lasciano nell'anticamera.
Pure giusto ma, la casa non è che fosse proprio  uno specchio,anzi.
E c'era la moquette che,si sa,è famosa per non essere proprio  il massimo della pulizia.
Quindi non capivamo perfettamente questa regola così rigida.

Ma le regole sono regole. 
OK


2-No pork.

 Tutte le abitanti della casa erano muslim,quindi non mangiano    maiale,motivo della richiesta.
 Ma,evidentemente,non piace neanche che lo mangiassero le altre  coinquiline.
 Ho capito.Per un mese niente prosciutto.
OK


3-No alchool.
 Ok,non faccio parte degli alcolisti anonimi.No.
Ma che  una birretta la sera o meglio ancora un bel bicchiere di vino a cena potesse costituire un peccato capitale era assurdo.
OK, messaggio ricevuto.

4-No men

 Ecco .Ora stiamo dando i numeri.

 Cioe' che te fanno?

 Nel senso,siamo in un epoca in cui maschi si devono quasi  rincorrere per strada perche' altrimenti ti sfuggono e tu che fai?Li cacci?!O per esempio la parola AMICO ti  dice  qualcosa?
 Che ti fa?!
 Mica  cammina per casa nudo.O tenta di  violentare ogni  essere  di  sesso femminile che gli passa davanti.Sta li,buono,magari  parla  pure.E può fare anche ridere.No.
 Niente testosterone in giro per casa.
 Se ti va al massimo  ti  accompagna alla porta di casa e dopo vi  chiamate su skype.C'est  tout.

Chiaramente,accettammo queste regole perchè dovevamo soggiornare in quella casa per un breve periodo.E inoltre saremmo state più fuori che dentro casa.

Ma chiaramente la cosa ci incuriosiva.
Anche perchè la tipa,la padrona di casa(la landlady)non è che mi sembrasse proprio Suor Celestina.
Era una tipa che sapeva il fatto suo.
Tacco 12 e biondo platino.

Comunque,dicevo che il lunedì successivo iniziammo la scuola.
Partiamo dal fatto che dire "iniziammo la scuola"a 29 anni è una cosa che non si può sentire.No.
Per fortuna nella mia classe c'erano anche tanti ragazzi della mia età e qualcuno pure più grande.
Non erano tutti teenagers.Grazie a Dio.
Sono finita in una classe Advanced per le prime 3 ore e poi le successive 3 in una Silver Class ,come la chiamavano loro,una specie di upper intermediate.Due classi,due insegnanti.

Ovviamente volevo approfittarne del mio soggiorno per fare un corso superintensivo(il mio lato masochista)
Però al primo giorno scoprii che forse era pure troppo.

6 ore al giorno di lezioni in inglese.Non avevo più il ritmo.Ci ho messo un pò per abituarmi e cercare di stare concentrata per 6 ore con soli 15 minuti di pausa tra una lezione e un'altra (In cui dovevo pure cambiare edificio).

Nonostante ciò ebbi la fortuna di avere però una insegnante fantastica.
Miss Noble.
Un insegnante davvero alternativa,sia perchè aveva un tatuaggio e pearcing.
Che già di per se non mi era mai capitato.
E poi era una tipa assurda.Sulla quarantina.Tra una pausa e l'altra ci aveva raccontato che lei era sempre stata in giro per il mondo,facendo delle volte quello che le capitava.
Alcuni periodi faceva l'insegnante altri,invece,la commessa,la volontaria ecc.
Raccontava cose assurde,periodi vissuti in Thailandia,in Cina,in Giappone,in Australia.Una persona che staresti ad ascoltare per ore,insomma.
Chiaramente,le sue parole,proprio in quel momento mi sbalordivano.Se lo aveva fatto lei,in fondo potevo farlo anche io.
Forse.
Un giorno,parlando in classe uscì proprio il discorso della "Tanzania" e volle sapere tutta la storia.

Lei mi guardò sorpresa.E mi disse che forse non stavo ancora realizzando la fortuna che mi era capitata.
"Avrai la possibilità di vivere in Tanzania,in Africa,un posto straordinario,di conoscere una cultura completamente diversa dalla tua,di imparare una nuova lingua,di conoscere nuove persone.Molte persone,nella vita,non hanno queste opportunità.Sei molto fortunata"
Ancora non l'avevo interpretata come una fortuna.

Era quello che volevo sentire.
Quelle parole,dette da una persona,che la vita l'aveva vissuta davvero al massimo,iniziarono a darmi la carica che cercavo.

Forse non era così male andare a vivere in Tanzania, forse  ero , come diceva Miss Noble, davvero fortunata.
Avevo però una fifa assurda di non  trovare lavoro.

Tra le varie notizie che cercavo di reperire sul web era appunto la situazione lavorativa in Tanzania,specialmente per gli expats.
Una delle cose che sicuramente mi confortava è che in Tanzania si parlasse in Inglese.
Che non è una cosa da poco.

Potrò sin da subito comunicare con le persone.
Magari imparo anche lo SWAHILI.

Ora non esageriamo.

Le mie giornate a Londra erano più o meno le stesse.Sveglia presto.Uscire di casa,prendere la metro all'orario di punta,dove praticamente sei "abbracciato"alla persona accanto,che magari la sera prima ha avuto una cena a base di aglio.Quei 20 minuti in metro erano delle volte massacranti.Altre invece avevi anche modo di aprire il Metro (quotidiano gratuito che distribuiscono all'ingresso delle metro).

Ore 16 tornavo a casa,studiavo,andavo a correre.
Weekend libero sfogo.
Mentre in passato,Londra,era stata spesso quasi terapeutica stavolta invece lo era un pò meno.I miei pensieri,ora,erano diversi.Per quanto cercassi di distrarmi e concentrami su altro, stavolta mi era davvero difficile.
Pensavo e ripensavo a quanto la mia vita sarebbe stata stravolta nei mesi a seguire.Oltre a dovermi trasferire  avremmo lasciato anche casa nostra.
Non aveva più senso tenere una casa a Catania.Dato che quando sarei rientrata ,per vacanza, sarei andata a stare dai miei.

Casa mia.Casa nostra.

Da quando andai via ,da casa dei miei a 21 anni ,avrò cambiato circa 4 case.In pochi anni.
Con i miei,da piccola ,ho cambiato altrettante case.

Non mi spaventano i traslochi.Ne ho fatti tanti.
E' che stavolta la mia casa mi piaceva tanto.
Era diversa dalle altre.
Ma adesso avrei dovuto lasciarla.Magari non subito, pensavamo di aspettare ancora un pò.
Magari nel frattempo l'azienda riapre e torniamo a lavoro.
Si parlava infatti di riapertura.E' questa incertezza ,o meglio dire,questa mezza certezza faceva si che fossimo di conseguenza incerti noi sul da farsi.

Lui,in quelle settimane,non era Catania,ma a Roma.Eh si,non ho detto che lui è romano de Roma.Daa Capitale.
A Roma ha la famiglia che ,chiaramente,va a trovare ogni tanto.
Visto che io ero a Londra lui era andato a trovare i suoi ,aspettando questa famosa chiamata per il trasferimento a Dar.Che doveva essere imminente.

Avevamo deciso che,in un primo momento sarebbe andato lui e io lo avrei seguito dopo qualche settimana.

CONTINUA........






Tower of London
 A sunday evening in Hyde park Serpentine lake
                                           Regent's Park

lunedì 20 gennaio 2014

My life in Tanzania(Capitolo 3) -London calling-

Rieccomi qui.

Quindi eravamo rimasti a...Londra.
Dicevo appunto che decisi di andare a Londra ufficialmente per fare un REFRESH di Inglese e ufficiosamente per allontanarmi da Catania per un po'.Mi piace la mia città.

Tanto.

Solo che è un rapporto amore-odio.Mi piace, ma non mi basta.
A Catania mi sento incompleta.Poi ,però, quando ne sono lontana,ne apprezzo le qualità.
Mi piace l'elemento climatico,ad esempio(clima mite,l'inverno è freddo ma non paragonabile alle temperature glaciali del nord Italia).Poi, mi piace il fatto che sia alla portata di tutti.Non è una città cara.Non come le già citate ,citta' del nord Italia.
Puoi divertirti e avere una vita sociale a costi inferiori.Gli affitti costano di meno.L'acquisto degli immobili è inferiore rispetto a Roma o Milano.Poi mi piace il fatto che c'è il mare,la montagna,una vita notturna simile alla Movida spagnola.
Ecco...tutte queste cose sono bellissime ma,insufficienti appunto.
La città è quasi sprovvista di mezzi pubblici,ci sono gli autobus che però spesso non hanno vie preferenziali quindi si bloccano nel traffico cittadino.Spostarsi da una parte all'altra della città ,delle volte,richiede tanto tempo ma soprattutto tanta pazienza.
Il denaro pubblico che dovrebbe servire per valorizzare la città,delle volte ,magicamente"scompare"nel nulla.(Questo però è comune ormai in molte città italiane).
C'è molta disorganizzazione.Il comune è assente.Personaggi politici FANTAMEGASCIENTIFICI pre elezioni diventano FANTASMI dopo i seggi elettorali.La lista dei problemi, purtroppo,è lunga.
Detto questo però, Catania è bellissima per le vacanze o anche come punto di partenza per girare la meravigliosa SICILIA.

Ma viverci è tutta un'altra storia.Viverci ,può essere dopo un pò scoraggiante e demotivante.Specie per un giovane con tanta voglia di fare.
Questi ,e tanti altri ancora ,sono i motivi per cui appena possibile negli ultimi 10 anni ho sempre cercato di prendermi delle PAUSE dalla mia terra viaggiando il più possibile.

Londra invece,è una città ,che in linea di massima, mi fa sentire in maniera completamente diversa.Mi da carica ed energia.Mi fa venire voglia di fare.Mi motiva e mi mette di buon umore.
In questa mia nuova "pausa" londinese si aggregarono due amiche. Decidiamo, allora, di trovare una stanza tripla per dividere le spese prima di partire.
Londra giustamente ha fatto le sue evoluzioni anche in campo immobiliare.
Ai vari giornalini di annunci che sfogliavo 10 anni fa,si trovano adesso tantissimi siti per ragazzi/studenti/lavoratori in cerca di un posto dove dormire nella capitale inglese.Devi inserire le tue richieste in un form con le caratteristiche dei flatemates(sesso,religione,età,fumatori o no,gay,amanti degli animali,vegetariani ecc.),la zona in cui vuoi cercare casa,il prezzo e chiaramente il tipo di stanza di cui hai bisogno(singola,doppia ecc).Poi il motore di ricerca ti porta a vari post che potrebbero fare al caso tuo.Selezioni quelli a te migliori e li contatti.Una figata.

Dopo varie ricerche, troviamo una ragazza che affitta stanze a casa sua con altre ragazze,ha una tripla ad un prezzo decente.Le ragazze in casa sono in 5 e con noi saremo in 8.Mi consola  il fatto che mi dica che, almeno, sono presenti due bagni in casa.
Nel frattempo a casa mia,a Catania, la situazione è un po' strana.
LUI ha fatto vari colloqui,molti dei quali andati bene.Allora abbiamo iniziato a fare tutte le considerazioni del caso,pro e contro di ogni singola destinazione.Soprattutto a livello contrattuale.

Il migliore offerente.Chi offriva il miglior contratto con i migliori benefits(casa e/o auto per esempio)sarebbe stato il vincitore.
Vietnam e Cina li abbiamo lasciati per ultimi.Prima in lista c'era invece l'Africa.

La TANZANIA.

Credo di essere rimasta interdetta per delle ore.E pure LUI.

Una società inglese apriva una nuova compagnia aerea in Tanzania.

La Tanzania confina con Kenya,Uganda,Ruanda,Repubblica democratica del Congo,Burundi,Zambia,Malawi e Mozambico.

La Tanzania è 3 volte l'Italia.

La Tanzania è in Africa Orientale.

La Tanzania è un'altro mondo.

Credo di aver passato ore ,a seguito di questo ipotetico trasferimento ,sul web a cercare tutte le possibili notizie che riguardassero la Tanzania.
La Tanzania, per me fino ad allora era povertà,miseria,parchi naturali,animali,malaria,AIDS,e Zanzibar.

STOP.

Non sapevo nulla.

Credo davvero che queste fossero proprio le prime cose venutemi in mente a seguito della parola TANZANIA.

Emozioni contrastanti erano presenti in quei giorni.
Non dovevo trasferirmi in Spagna,Germania o Francia.

Ma in Africa.

Cioè un altro continente,un altro mondo.
Un numero infinito di domande assalivano la mia testa.

Primo su tutti.Che cazzo faccio io in Tanzania.

Cioè si,LUI va in Tanzania per lavorare.Ma io non posso mica star li senza far nulla.Ovviamente è fuori discussione.

Ma non è questo il punto.Il punto è ci sarà un lavoro per me?Troverò un lavoro?

 La prima informazione che cerco di recuperare è se la compagnia, dove lui verrà assunto ,cerca assistenti di volo.
Ovvio, no?
No, la compagnia non assume assistenti di volo se non le Tanzaniane.Alcune assistenti di volo, inglesi ,che lavorano in altre compagnie della società  verranno,invece, per un breve periodo per curare lo start up (l'apertura della società).Stop.

Ecco...fino a che non c'era ancora una destinazione finale ed era tutto un grande punto interrogativo, paradossalmente,mi sentivo meglio.
Adesso invece il nome della mia nuova città c'era.
Ed era Dar es Salaam.
In TANZANIA.
Chiaramente se  miei dubbi erano mille, le persone che mi circondavano me ne facevano avere duemila.

-"Sei sicura?In Africa c'è la malaria"
-"Sei sicura?Mica li troverai lavoro."
-"Sei sicura?Li la gente muore di fame e non ci sono le strade."
-"Sei sicura?In Tanzania non amano i bianchi,può essere pericoloso per te."

Le domande e le osservazioni di quel tipo furono l'argomento principale di quel periodo.Chiunque vedessi mi faceva quelle domande e raccontava ciò che sapeva sulla Tanzania(spesso racconti di racconti).
La maggior parte,però,erano domande fatte da persone che, in realtà, erano seriamente preoccupate per me,soprattutto la famiglia.Che ci può anche stare.
Ma non mi facevano bene.Principalmente per il fatto che, in realtà ,quelle domande me le facevo anche io.E non sempre trovavo delle risposte.
Stavo diventando insofferente a questa situazione.
Allontanarmi fu una decisione giusta.
Se non rilasso la mente non troverò mai una soluzione,pensavo.
Che poi la soluzione io già l'avevo.
Era trasferirmi in Tanzania e trovare lavoro.Facile no?Che potesse essere come assistente di volo  iniziavo ad averne seri dubbi.Ma, in fondo ,mica esisteva solo quello come lavoro.Mi piace ,ma, mi piacerebbe fare anche altro.Qualcosa di nuovo.Voglio mettermi in gioco.

Le mie paure erano date,anche, dal fatto che mi mancavano alcuni esami alla laurea e quindi all'atto pratico il "foglio di carta" ancora non c'era.

All'età di 19 anni l'università che avevo scelto mi annoiava tantissimo.
Per questo iniziai a mandare curriculum vitae nelle compagnie aeree.Sentivo che l'università,in quel periodo, era solo una perdita di tempo.Poi, anni dopo,nel 2010,a 27 anni, mi resi conto che mi mancava qualcosa.
Mi mancava l'università.

Allora decisi che sarei diventata una studentessa-lavoratrice.Avrei studiato nei ritagli di tempo,tra un volo e un'altro.
Scelsi la facoltà di Scienze per la comunicazione internazionale.
Lingue,mass media communication,giornalismo e marketing tra le materie principali.Erano ,chiaramente ,un pò più lenta rispetto ai miei pari-corso ma non avevo "scadenze".L'università me la pagavo io e io ero l'unica responsabile dell'andamento dei miei esami.E andò bene,nel senso che considerato il lavoro full time, riuscivo a presentarmi alle sessioni di esami.In più mi piaceva pure,ero motivata,non era come 10 anni prima.Stavolta erocuoriosa e avevo voglia di imparare.Non avevo tempo da perdere.

Quindi non mi ero ancora laureata.E questo, in quel momento ,non mi aiutava.
Finché ero una assistente di volo che nei ritagli di tempo preparava esami mi andava bene.
Adesso ,a 29 anni e disoccupata, era tutta un'altra storia.
Chi vuole una ragazza di 29 anni senza laurea oggi?Senti di amici,conoscenti con lauree e master che fanno i commessi nei centri commerciali o lavorano nei call center a 800 euro al mese.

In quel periodo mi piaceva tanto andare a correre.Iniziai ad andare a correre già qualche mese prima,e dopo la chiusura della compagnia, aumentai le mie sessioni settimanali.Correre mi dava quel momento di pace di cui avevo bisogno.Prendevo il mio Ipod shuffle,le mie scarpe da running e stavo per un'oretta a riflettere ma senza tormentarmi come a casa.Lo sport aiuta tanto.Specialmente se passi un periodo difficile.Aiuta a rilassare la tensione e a sfogare i tuoi nervi e la tua rabbia.Mentre correvo,cercavo di pensare a come potevo rimettere in sesto quello che era il complicatissimo puzzle della mia vita e come avrei incastrato i pezzi nel verso giusto.Tutto stava nel trovare il primo pezzo,pensavo.

Partii per Londra.
La casa era in quartiere residenziale.Non era sicuramente Chelsea ma era carino.Bounds Green.
Era un quartiere inglese dove abitavano stranamente inglesi.Vicino casa c'era la Tube Station,c'era un supermercato,vari negozi,dal fruttivendolo al barbiere,dal pizzaiolo turco al pub del quartiere e mi piaceva perché era come se fosse un "paese" nella città.Con la metro raggiungevi il centro in 20 minuti.Con l'autobus ci mettevi un'ora ma per la stragrande maggioranza delle volte usavamo la tube.

Arrivammo due giorni prima l'inizio delle lezioni.
In quei due giorni,andammo con le ragazze a fare le turiste per la città.
Piacevole distrazione.Per loro era la prima volta.Non voglio fare la presuntuosa ma ci sono stata talmente tante volte che a Londra mi muovo bene quasi come fosse la mia città natale.Mi piace andare,prendere strade diverse,prendere  le scorciatoie.Mi piacciono degli scorci che ho visto e rivisto e rivedrei altre mille volte.Amo il quartiere di Soho,mi piace perdermi nelle sue stradine e ritrovarmi a Piccadilly Circus.Mi piace Shaftesbury Avenue che ti porta dritto a Leicester Square.Mi piace Oxford Street,mi piace farla tutta fino ad Hyde park,a Marble Arch.
Mi piace guardare la gente che passeggia per Oxford Street.In questa via sembra che la parola"razzismo"non sia mai esistita.Indiani,italiani,tedeschi,inglesi,africani,americani,arabi cinesi e giapponesi camminano in una unica via pacificamente, gli uni accanto agli altri.Probabilmente,per chi,vive in una grande città è scontato.Chi come me,invece, viene da una cittadina "normale",tutto ciò appare stupendo.Specialmente quando di anni ne hai 18,ma,ancora oggi, girare per le vie di Londra mi dava un piacere immenso.

Forse aveva ragione Samuel Johnson.
"Chi è stanco di Londra è stanco della vita"


Iniziammo la scuola il lunedì successivo...

Continua.....


Shaftesbury avenue


To Greenwich via Thames