mercoledì 29 gennaio 2014

My life in Tanzania (Capitolo 6)-Prime impressioni Tanzaniane-


Eccomi...

Le ultime settimane a Londra passarono bene.


A parte un episodio che accadde proprio negli ultimi giorni di permanenza.

La famosa chiamata che stavamo aspettando,arrivò poco prima del mio rientro in Italia da Londra.

Dunque per lui biglietto solo andata per Dar.Per LUI.

Finalmente.
L'attesa era finita.
Io lo avrei raggiunto il prima possibile,dopo un suo primo periodo di assestamento.

Ero molto,molto curiosa.No scusate.Di più.Non stavo nella pelle.

Volevo sapere esattamente come fosse Dar es Salaam.
Volevo le sue prime impressioni.

Non che ciò avrebbe cambiato i miei piani.Sin intenda.

Ma la curiosità era alle stelle.

Il giorno dopo il suo arrivo a Dar aspettavo,quindi,notizie da parte sua.Da parte loro.
Dimenticavo di dire che non fosse proprio solo.
Era,infatti,partito con un gruppo di ex colleghi ,anche loro assunti nella nuova  compagnia aerea.E avremmo abitato tutti nello stesso posto.

Una piccola Little Italy,insomma.

Le mie aspettative su Dar erano abbastanza normali.
Sapevo che Dar fosse una grande città.
Ma cercavo di immaginare ,anche ,come potesse essere una grande città di uno stato del continente africano.
Una cosa del tutto diversa.
Le mie esperienze erano sempre relative alle grandi capitali europee o, al massimo,americane.
Dar era stata la capitale per tantissimi anni poi, di recente la capitale era invece diventata Dodoma.
Ma,molti uffici,ministeri,ambasciate e lo stesso presidente della Tanzania,avevano sede a Dar.
Leggevo tantissimo al riguardo ma il web, stranamente,non mi dava tutte le risposte che cercavo. 
Dopo due giorni ricevetti una telefonata da LUI su Skype.
Finalmente trovò un modo per connettersi.

Ma la sua telefonata non fu propio come me l'aspettavo.Anzi.

Mi iniziò a dire cose tipo:

"La città è tremenda.

Non ci sono le strade, non ci sono i marciapiedi. La gente sta per terra.Non c'è luce nelle strade.E' un posto terribile.
Vale siamo in AFRICA .E' AFRICA VALE."

Grazie.


Mi disse che vivere li era impossibile.
Per me sarebbe stato impossibile.
Mi disse che non dovevo andare.Che non sarei riuscita assolutamente a vivere in un posto del genere.
Che avremmo trovato una soluzione alternativa.
Magari,disse,potevo andarlo a trovare per le feste natalizie.

COOOOOSA?!
CHE COOOOOSA STAI DICENDO??!!!
Cioè,io sto qui a organizzare la mia vita anche in funzione tua e tu mi dici vieni per le feste natalizie?
Supermegagrande litigio.
Sta impazzendo.
L'ho pensato davvero che stesse dando di matto.
E io che cosa faccio?!
Lui continua a ripetermi di rimanere in Italia e di continuare gli studi,lui sarebbe venuto ogni 40 giorni,per 10 giorni,in ferie.
E' DIVENTATO PAZZO.
Prima di esplodere cercavo di contare.Fino a mille,o anche duemila.
Capivo che era sotto shock.
Anzi lo speravo.

I successivi giorni seguirono litigi su skype.
Per altro la connessione era lentissima e capitava,magari, che durante una serissima conversazione iniziavo a vedere la sua faccia in pixel e si interrompeva la telefonata.Comunicare  non era proprio semplicissimo.La connessione era lenta.

Il giorno dopo avevo il volo di rientro.

Tornai a Catania.A casa mia.A casa nostra.
Vuota.
Ero sola,LUI non c'era.
Quel rientro fu terribile.

Fu il primo vero impatto con la nuova quotidianità.
Ovvero senza lavoro e senza LUI.
Allora iniziai ad aprire i libri e decisi di preparare un nuovo esame universitario per distrarmi.
Tra una definizione di marketing 3.0 e un'analisi delle strategie del celebre Steve J. cercavo di pensare al mio problema e di venirne a capo.
Mi iscrissi pure a Yoga e continuavo ad andare a correre.
Uscivo spesso con gli amici,ma ridevo perchè dovevo.Ero circondata da tante persone ma era come se fossi sola...

Ero triste.That's all. Semplice.
Non ero dove volevo essere.
Bel periodo di merda.
Dopo un'accurata riflessione trovammo un accordo io e LUI.
Ovvero una via di mezzo.

"OK" ,gli dissi, "Vengo per le feste natalizie ma starò un mese abbondante.
Voglio viverla la Tanzania.Poi deciderò se posso o meno pensare al trasferimento definitivo."

Questo era quello che dissi a lui.
In realtà avevo già deciso.Io mi trasferivo li.

Ma gli uomini hanno bisogno dei loro tempi per i grandi cambiamenti della vita(boy readers,vogliate perdonarmi).

Sarà un'esperienza stupenda e farò di tutto per far si che realmente lo sia.
Tutto sta ad avere la giusta prospettiva,no?
In Italia la situazione era pessima.Non guardavo più neanche il TG.
Il fatto stesso ,che si dovesse andare a quasi "elemosinare" per lavorare ,mi sembrava che si stesse davvero toccando il fondo.
L'Italia mi nauseava.
Mi nauseava la politica.
Mi iniziava a dar fastidio anche l'atteggiamento vittimistico degli italiani.
Cavolo,non ti piangere addosso.
VAI.
Il mondo è cambiato,non siamo negli anni '60.
Il lavoro non ti arriva davanti ,ma te lo devi andare a cercare.
Muovi quel sedere da casa di mamma e papà.
Lo so che si sta bene.Che ti senti perennemente al sicuro.
Ma CRESCI,cavolo di trentenne italiano.Sii adulto.Loro hanno fatto la loro vita,ora tu fatti la tua!
C'era ,però,anche,chi non si piangeva addosso.Ma si dava a fuoco.
In piazza.
Nel 2013.
Terribile.
Il dolore che provavo sentendo simili notizie era fortissimo.
L'Italia,terra natìa di Petrarca e Dante,di Leonardo Da Vinci,di Manzoni,di Rita Levi Montalcini,di Saviano,Margherita Hack e di tante,tantissime illustri personalità che il mondo tanto ci ammirava e ci ammira ancora adesso,stava letteralmente cadendo a pezzi.
Hanno ceduto marchi come Barilla,Peroni,Buitoni,Telecom e tanti altri.Hanno "svenduto".Stanno svendendo l'Italia.
Ma i problemi non si limitavano a quello.
L'elenco si allungava quotidianamente.
Cosi' la mia decisione prendeva forma.
Io vado via.
E vado via volentieri.Non ci sto a farmi trattare così.
Lo posso fare e lo faccio.Ne ho l'opportunità.
Attenzione,non voglio essere polemica o andar contro a chi ,invece,è rimasto.Ognuno ha i suoi motivi e le sue possibilita'.
E soprattutto la vita è una ed è giusto viverla come si crede.
Sono scelte.

Che ,ovviamente,quasi nessuno,nel mio caso,mi condivideva.
Infatti iniziavo a parlarne sempre meno con gli altri.
Amici,parenti & co.
Ho smesso ,ad un certo punto ,di sentire le opinioni degli altri che erano ,purtroppo,perfettamente inutili.
Semplicemente per una cosa.
Che tu non sei loro e loro non sono te.
Ognuno è fatto a modo proprio.
Per qualcuno può essere una pazzia,per altri una speranza.

Mi concentrai sul mio esame,che feci poco dopo,e,dopo 2 settimane e poi partii per Dar.
Con un biglietto andata e ritorno.Per questa volta.

Un ritorno per prendere definitivamente la roba e portarla in Tanzania.

Il mio patto con lui era questo.

E allora il 10 dicembre 2012 mi trovai su un volo diretto a Dar es Salaam via Il Cairo.

CONTINUA...
























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