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martedì 14 ottobre 2014

(Cap 38)"Il bagaglio di una expat"



Inizi a realizzare che la partenza si avvicina nel momento in cui apri il bagaglio vuoto e inizi a pensare di metterci dentro qualcosa.

Fare i bagagli è una scocciatura diciamo la verità.

Se penso ai primi bagagli ,ovvero i miei primi viaggi ,scoppio a ridere.

Ricordo il mio scambio culturale in Ungheria all’età di 17 anni o la gita del 5°liceo a Praga.
In entrambi i casi portai roba per poter fare un tour mondiale di 40 settimane.
Partendo dal Monte Bianco e finendo alle Isole Samoa. Con  tanto di sci, dopo sci  e costumi coordinati, nel caso fossero serviti.
(Esagero ,ma non del tutto).
Non avevo idea su cosa potesse servirmi fuori casa e  tanto meno a cosa non potevo assolutamente fare a meno.

Mi serviva tutto.

E allora portavo tutto.

Fortuna che le compagnie low cost  non erano ancora così famose e potevo ancora contare sulla clemenza di qualche operatore aeroportuale di una compagnia aerea che non dava ancora importanza al peso del bagaglio (adesso sarebbe un’eresia).
Le prime vacanze avevo con me non bagagli, ma degli esseri umani.
Avrei anche potuto rischiare l’arresto.

Quando poi partii per la prima volta a Londra da sola all'età di 18 anni ero già  in una fase di grandi progressi. O almeno pensavo.
Misi accuratamente le cose nel bagaglio secondo reale necessità.
Peccato che non avevo messo in conto di andare a Londra e non in un villaggio sperduto del Burundi. 
Tante ma tante cose inutili anche quella volta.

La mia quarta vacanza a Parigi, invece, feci una solenne promessa.
 E per la prima volta riuscii quasi a mantenerla.
 Anche perché iniziai a realizzare seriamente  come  un bagaglio pesante nuocesse  gravemente alla mia spina dorsale ,nonostante i miei 19 anni.

Indubbiamente fare poi l’Assistente di volo ha dato una sostanziale svolta  al mio modo di fare bagagli.
Grazie a Dio.
Impari a capire ciò che ti serve realmente e ad  alleggerire al massimo il bagaglio.

Da li a seguire anche le mie vacanze presero una piega diversa. 
E un peso diverso.

E così con grande orgoglio che ricordo che io e LUI partimmo 3 anni fa per un FANTASTICO tour di California- Nevada e Arizona con un e dico UN bagaglio a mano a testa.
Sono riuscita  nella mia impresa. Anche se mi ci sono voluti circa 10 anni.
Vero anche che  negli Usa trovi Laundry self service (lavanderie)praticamente ad ogni angolo ,perfette per i travellers.
 A metà vacanza, infatti, andammo li e lavammo la nostra roba alla modica cifra di 2 $.
Poi ad un certo punto due anni fa i miei grandi progressi furono messi a dura prova dal trasferimento in Tanzania.
Cioè, non stavo andando in vacanza a Parigi o a Copenaghen dove se ti dimentichi qualcosa te lo compri.
Mi stavo trasferendo in Tanzania a tempo (inizialmente)indeterminato.
La prima volta in Tanzania feci un bagaglio che mi riportò indietro al mio  primo viaggio in Ungheria.
Ma non tanto di vestiti, quanto di TUTTO. Di tutto il resto.
Dallo shampoo al lievito per dolci,per intenderci.

Stavolta invece con trasferimento a Lisbona e pit stop nelle Isole Britanniche  mi sono ridimensionata.
In fondo se dovesse mancarmi qualcosa sono certa di trovare tutto .E se non lo trovo, va bene lo stesso. Si sopravvive.

E quindi con mio immensa gioia ho il piacere di comunicarvi che il mio bagaglio per questo trasloco pesa solo 20 kg .
Stavolta ho superato me stessa.
Grandi soddisfazioni.

Se qualcuno lo avesse detto a quella ragazzina di 17 anni che 13 anni dopo sarebbe  riuscita a fare un trasloco con solo  20 kg di bagaglio non ci avrebbe assolutamente creduto e sicuramente lo avrebbe preso  per un pazzo.
Ne sono certa.






mercoledì 8 ottobre 2014

(Cap 37)"Noi e i Social Network"


In questi giorni ho letto un articolo interessante che mi ha dato spunto a una riflessione.

Una ragazza olandese di nome Zilla ha fatto una sorta di esperimento che nasce da un progetto universitario.
Ha fatto credere a tutti di essere stata in vacanza nel sud est asiatico(Cambogia ,Laos e Thailandia ) ma in realtà non si è mai mossa dalla sua città ,Amsterdam.
Fantastico.
E ovviamente lo scopo era quello di dimostrare come i Social Network non sempre rappresentino la vita reale.

“Creiamo un mondo ideale che non ha niente a che fare con quello reale. Volevo provare com’è estremamente facile distorcere la realtà” –  afferma Zilla.

Alcune foto sono state modificate con Photoshop altre invece sono state realmente  scattate in piscina dietro casa sua e la classica foto del piatto della cena era stata invece scattata nella sua cucina.

Bene.
Anzi no, Male.

Ma  è davvero così? Davvero i Social Network riescono a modificare la nostra percezione della realtà?

Certo. Lo fanno continuamente. E io ne sono un esempio.

Quando ero in Tanzania postavo ogni tanto delle foto al mare ,in piscina e in varie spiagge.
Quando tornavo in Italia tutti non facevano che dirmi “che bello sei sempre al mare, che bello passi la tua vita in spiaggia…” ecc ecc.
Ovviamente non era così. Non sempre. Anzi. Delle settimane il mare non lo vedevo assolutamente.
Ma siccome pubblicavo in genere solo quel tipo di foto sono stata etichettata come “quella che andava sempre  al mare”.
LUI che invece al mare ci andava anche più di me ma non postava le foto su Facebook era invece  “poverino, lavora sempre”.

Oppure.

Giorni fa ho incontrato delle amiche ,una delle quali non vedevo da  tanto tempo. Parlando del più e del meno delle nostre ultime novità  ad un certo punto mi disse “Va be, tanto di te si sa già tutto”.
Vi giuro che per un secondo non capivo a cosa si riferisse.
Ma poi ho capito era riferito al Blog e ai vari Social Network. E mi sono fatta una risata.
E’ vero che in questo Blog racconto della mia vita. Racconto fatti,aneddoti e eventi accaduti .E  traslochi.
 Ma racconto una parte della mia vita ,quella che può essere divertente o quella che può essere ritenuta tale. O quella che può essere interessante. Ma non racconto mica tutto.
 Ma mi pare OVVIO.
O no?
Forse non così tanto.

Trovo che questo sia il rovescio della medaglia.
Si perde l’importanza di chiedere perché tanto l’ho visto su Facebook, instagram ,Twitter & co.
Ma davvero i Social Network hanno questo potere su di noi? Sono diventati così potenti?

Tempo fa una ex collega  postò delle foto su Facebook con un abito da sposa e con uno sposo. Si stava sposando .E fin qui niente di strano ,no?
Il punto era che iniziarono a chiederle… 
ma è un fotomontaggio? E’ una foto vera? O peggio ancora Perché ti sei sposata velocemente? Sei in attesa?

Semplicemente questa ragazza negli ultimi due anni(in cui  l’azienda aveva chiuso  e quindi  non aveva più visto colleghi)aveva  incontrato una persona e dopo due anni convolato a nozze. Una cosa normalissima insomma.
MA
NON aveva mai postato su Facebook una sola foto con il fidanzato e quindi per molte persone questa “persona” sbucava dal  nulla. Non esisteva. Ecco il motivo di tanta curiosità. Chi è costui??
Pensate un po’ come ci siamo ridotti.

Esempi così potrei farne tantissimi. E credo anche voi. Penso che questa riflessione almeno una volta l’abbiate fatta anche voi.
Ormai i Social Network sono diventati la nostra vetrina? Ma quanto questa vetrina corrisponde alla realtà?
Siamo davvero così supermegafantastici come le nostre foto/post sui Social?
Indiscutibilmente  questo nuovo modo di comunicare ha cambiato la nostra vita quotidiana.
Ma ricordiamoci che è finto…Non è reale.
Dietro un selfie sorridente possono esserci infiniti significati. E non tutti felici. Anzi.
Questo per dire che e’ un gioco e va utilizzato in un certo modo e con un certo buon senso.
E un pizzico di leggerezza aggiungerei.


Se il povero Pirandello fosse vissuto ai giorni nostri oltre a Uno, Nessuno e centomila avrebbe sicuramente aggiunto “il modo in cui vieni visto attraverso i Social Network.”
Per fortuna se l’è evitato.
Beato lui.






domenica 24 agosto 2014

( Cap 33) Lisbona o Doha? Considerazioni esterne...






Nel momento della difficile scelta tra Lisbona e Doha (ecco il nome della città araba) devo dire che è stato divertente sentire le opinioni di parenti, amici e conoscenti.
Pareri totalmente discordanti tra loro che però mi piaceva ascoltare per capire cosa ne pensasse al riguardo la gente che quotidianamente mi circonda (anche se solo “virtualmente” viste le distanze.)
Mi piace ascoltare i punti di vista altrui e mi piace quando sostengono fermamente le proprio tesi.
Ovviamente poi io seguo le mie.
Neanche a dirlo mio padre sosteneva che, conoscendomi, io non sarei sopravvissuta un giorno a quella vita a Doha.
E io inizialmente pensavo si riferisse allo stile di vita “lussuoso”.
No no…si riferiva al Burqa. Chissà perché i genitori quando si tratta di te vedono sempre tutto molto catastrofico.
A ridaje a spiegargli che nessuno mi avrebbe costretta a indossare burqa e chador e che al massimo avrei dovuto evitare minigonne e scollature…
No. Lui vede il mondo arabo con i suoi occhi e lo immagina solo così.

Ma non solo lui ovviamente. Anche amici, miei coetanei, non facevano altro che chiedermi del burqa ,degli alcolici o del fatto che avrei dovuto chiedere a LUI il permesso per mettere il naso fuori  casa.(Queste sono state le considerazioni più gettonate, manco a dirlo)

Alcuni amici invece erano gasatissimi riguardo Doha.
-Pensa che macchine pazzesche !Lamborghini,Ferrari…! Wow
-Pensa che negozi! Gucci ,Luis Vuitton…!Wow
 E lo dicevano a me che in Italia  ho una modestissima  Ford Ka e i miei negozi preferiti sono Zara e H&M .
Chi mi conosce bene sa che tutto ciò non mi esalta per nulla. Anzi.

Alcuni invece erano scioccati da entrambe le destinazioni.
Ma in Italia quando tornate? (mi chiedevano come se fossimo due pazzi incoscienti).
Mmm…altra domanda?

Non poteva ovviamente mancare la domanda di rito (dico di rito perché quando fu per la Tanzania me lo sentii ripetere per tutti i giorni prima della partenza, vedi Post Cap 5-6-7 ) :

Ma che vai a fare tu in Portogallo?
Cioè lui va li a lavorare e tu che fai? Ti annoierai? Mica puoi trovare lavoro in Portogallo dove la crisi è più forte dell’Italia. No, no. Non sarà una cosa facile.

Nonostante la domanda e la considerazione poco gentile  sono cosciente del fatto però che Lisbona al momento offra poco lavoro già ai portoghesi, figuriamoci per un’italiana che NON parla portoghese. Si sa.
Non mi riempiranno sicuramente di offerte lavorative. OVVIO.
Ma sicuramente l’atteggiamento pessimista e negativo non porta da nessuna parte.
Anche se rimani al paesello tuo.

Sicuramente la prima cosa da fare sarà imparare il portoghese. Una volta presa una certa familiarità con la lingua inizierò la mia ricerca.

Doha avrebbe avuto, di buono ,che probabilmente, io avrei potuto iniziare  a lavorare sin da subito. Sia perché la lingua parlata è l’inglese e sia perché la città è in continua evoluzione per quanto riguarda il business. Specialmente i settori dove avrei applicato io ,ovvero compagnie aeree/aeroporti e alberghi.

 Devo dire però che un discreto numero di amici e  familiari mi hanno anche sostenuto e incoraggiato.
Soprattutto per quanto riguarda Lisbona.
Chi ha avuto modo di visitarla  mi parla di una città meravigliosa. Meravigliosamente vivibile.
Un clima stupendo ,il mare, gente fantastica, vita notturna, costi bassi, ,i miradores (i magnifici panorami)e molto, molto altro.
Lo scopriremo…
E ovviamente sarò qui per raccontarlo.

Atè Logo (Arrivederci).
Iniziamo a far pratica con la lingua…






giovedì 31 luglio 2014

(cap 32) "And the winner is... "



LISBONA…!


Ebbene si dopo tante (ma tante taaante  considerazioni) ecco il nome della prossima destinazione.

Che  è arrivata ovviamente senza non poche perplessità.
Un ennesima volta io e LUI  a tavolino e valutiamo le nuove proposte lavorative. 
Un film già visto.

Ormai siamo bravi. La prima volta era stato meno divertente. La prima volta avevamo tanta (ma taaanta) paura di fallire.
La paura di fallire c’è anche adesso ma in noi si è creata una sorta di fiducia e uno spirito avventuriero tale da pensare che “forse” ce la si po’ fa’.
Se fosse arrivata solo la proposta di Lisbona sarebbe stato semplice.
Hai una proposta ,c’è poco da scegliere.
 E invece no.
 Troppo facile.
Insieme alla proposta di Lisbona ne arriva una nuova…un nota città di un ricco paese arabo(che non è ne’ la occidentale Dubai ne’ la figa Abu Dhabi, per intenderci ).
PANICO.
Ndo namo?
Considerazioni infinite. Giornate intere di considerazioni. E anche nottate.
Il contratto nella città araba propone tanti soldi ma una vita comunque sia…limitata.
Un benessere “finto”.
Ovviamente anche stavolta, così come lo fu per la Tanzania, ho passato ore su internet a leggere Blog, recensioni, informazioni ecc. ecc.
Le cose da valutare sono tante. E i soldi offerti sono tanti. Poi però pian piano inizi a chiederti 

come mai questi ti danno tutti ‘sti soldi…?”

Devi sottostare alle loro regole, al loro stile di vita. Che può anche piacere, per carità.
Tutto sta a capire come sei fatto tu.
Ci sono persone che morirebbero all’idea di poter guidare un porsche e frequentare posti superfighi ,andare a cena nel ristorante superfigo a mangiare roba superfiga con gente superfiga indossando borse/scarpe superfighe ( ho reso l’idea?)

Una vita da Red Carpet.

Si, ma non è la nostra vita.
Non è quello che io voglio dalla vita. Non è quello che LUI vuole dalla sua vita.

E allora ,dicevo ,io e lui ci siamo rimessi a tavolino per valutare tutte queste belle cose.
Un giorno eravamo a favore. Un giorno contro. Io addirittura sono stata capace di sostenere tesi diverse nell’arco della giornata. E anche nell’arco di poche ore.

Poi lui diceva a me    No,dai decidi tu.
E io       No,no decidi tu.

Due esemplari di cazzi confusi ( pardon me).
Abbiamo pure scritto pro e contro delle due città su un foglio di carta. Stile nomi-cose-città.
Roba da internamento immediato nel primo istituto di igiene mentale della regione Lazio.
Poi ad un certo punto abbiamo deciso.
Ed ha vinto Lisbona.
Città dove ne’ io ne’ lui siamo stati.
Ma…Lisbona è Europa.
In pratica è come se da Roma ci trasferissimo a Viterbo. Dietro casa, appunto.
La scelta di Lisbona è stata fatta dopo reali considerazioni delle nostre personalità. E’ una città che (pare) essere a misura d’uomo. E’ una città viva e culturalmente molto vivace.
L’opposto esatto della città araba.
Una nuova avventura ha inizio.
I dubbi e le perplessità ci sono sempre ma cerchiamo di scacciarli via con pensieri superpositivi e ottimisti.
Si parte!

I can’t wait
(direbbero gli anglofoni.)

   








giovedì 3 luglio 2014

My life inTanzanìa (Cap 30) " Goodbye Dar es Salaam "




Sapevo che Dar es Salaam sarebbe stata una città momentanea.

In fondo l’ho sempre saputo.

Prima o poi sarebbe saltata fuori l’opportunità di una azienda X che proponeva un contratto migliore nella città Y.
Sapevo che quel giorno sarebbe arrivato.
Il giorno in cui avrei dovuto lasciare tutto.
E già uscivano le lacrime solo al pensiero.
Ho iniziato a “piangere” (simbolicamente) 6 mesi fa.

Quante cavolo di cose ho imparato qui in un anno?
Chi ero io un anno fa  e chi sono io adesso?
Fondamentalmente sempre la stessa persona. Non voglio dire quelle cose scontate tipiche da chi lascia l’Africa.
Semplicemente le mie percezioni sono cambiate.
Ho imparato un sacco di cose. Ho conosciuto un sacco di persone.
Tutte persone che mi hanno insegnato qualcosa.
Sono arrivata qui più di un anno fa reduce da una perdita di un lavoro a tempo indeterminato.
Non ero il massimo della felicità. Anzi avevo proprio le balls girate.
Eppure anche se le circostanze non erano di certo le migliori ,in fin dei conti, se ciò non fosse accaduto non avrei mai e poi mai fatto un’esperienza simile. Ovvero  vivere un anno in Tanzania, uno stato dell’East Africa.
Magari avrei fatto un viaggio .Quello si. Ma la vacanza è una cosa completamente diversa. Niente di lontanamente paragonabile.

Molte mattine, mentre andavo in albergo,guardavo la gente per strada .Non facevo altro che pensare a quanto sono stata fortunata di aver avuto una possibilità del genere.
 E ridevo alle parole che mi disse la mia Teacher a Londra (Capitolo 5).
Viste le mie espressioni perplesse sul trasferimento in Tanzania non fece altro che sottolinearmi la FORTUNA di fare una simile esperienza e quanto questa mi avrebbe arricchito. Non ci credevo tanto. Pensavo che lei fosse esagerata.
Mi sono ricreduta delle sue parole per i successivi 12 mesi .E non smetterò mai di ringraziarla per avermi dato tanta positività.

La  notizia di dover lasciare Dar è arrivata come una doccia gelata. Anche se in qualche modo ero pure preparata.
Da un lato l’emozione e la felicità di una nuova avventura in un’altra città e  da una parte la realizzazione del fatto che, per quanto sicuramente tornerò a Dar, non vivrò più qui. Non sarei più stata una che vive qui.

Le mie ultime settimane a Dar sono state particolari. Apprezzavo maggior mente ogni singola cosa. Anziché scattare foto, come ero solita fare, posavo la macchina e guardavo con i miei occhi. Volevo quei momenti e quelle immagini unicamente per me .Non volevo condividerle con nessuno.
Dar es Salaam non è stata solo una esperienza .E’ stata una prova.
Dar mi ha permesso di provare di nuovo. Di rimettermi in gioco. Mi ha dato tanta forza in me stessa.
Mi ha permesso di ricominciare.
E i risultati sono stati molto al di sopra delle aspettative.
Ho conosciuto il Presidente della Repubblica della Tanzania. E Sir Bob Gendolf. E ministri e personaggi televisivi.
Ho conosciuto  anche e soprattutto persone meno famose ma ,che in un modo o nell’altro, rimarranno impresse dentro di me. Per sempre.
Ho imparato cose che neanche mi sarei sognata .Ho imparato cose che non pensavo potessero esistere.
Ho imparato un lavoro nuovo. Ho imparato un nuovo stile di vita.
Questa esperienza è stata talmente stupenda da volerci pure fare un BLOG.
Chi doveva dire a me 5 anni fa che avrei fatto un BLOG sulla Tanzania.
Un’esperienza bellissima anche questa che mi ha dato tante soddisfazioni.
In primis di poter condividere un po’ di Tanzania anche con voi. Ho cercato di descriverla nel miglior modo possibile anche se è rimasto sempre e solo  un mio personale punto di vista. Una mia personale visione.
Probabilmente altre persone che hanno vissuto qui vi parleranno di una Tanzania completamente diversa. Chissà .
In fondo sappiamo bene che ognuno vede con i propri occhi. Quello che per te può essere bello per me può non esserlo e viceversa.

Una nuova avventura sta per incominciare. Ma il blog inevitabilmente cambierà nome.

Il nome della nuova città è praticamente certo.
Ma preferisco ancora non renderlo ufficiale. Anche perché ufficiale non è.Non del tutto.
Lo comunicherò a breve insieme alle novità riguardo proprio il l Blog.
Non ho scritto tanto ultimamente perché sono stata impegnata tanto con il lavoro ma tra qualche settimana avrò finalmente il tempo per potermi dedicare anche a questo(confesso che scrivere mi è mancato tanto).


Non mi piacciono gli Addii. Quindi ,anche se solo simbolicamente, NON li faremo.
Asante Sana Tanzania, Qwaeri urafiki.
(Grazie Mille Tanzania ,arrivederci amici)












giovedì 22 maggio 2014

My life in Tanzania (Capitolo 28)"Parliamo un pò di Dar es Salaam"

Strano ma vero ,ma mi sono resa conto di non aver mai parlato  di Dar es Salaam.

Ho accennato in alcuni post qualcosa della città ma non ne ho mai parlato nello specifico.

Dar es Salaam è una città “strana”.
Molti sostengono sia quasi formata da più “città” al suo interno  sia per  le enormi dimensioni dei singoli quartieri ma anche per le  tantissime differenze che questi presentano l’uno con l’altro.

Dar es Salaam ,che significa “porto della pace”, è una città africana ma che ha notevolmente risentito delle influenze  indiane e arabe.

E non è una città turistica.
Il turista medio vi transita generalmente 1-2 giorni per poi andare a fare i Safari o per andare nelle bellissime  isole ,di cui la più conosciuta è  Zanzibar. Anche se molti  viaggiatori, atterrano direttamente negli aeroporti di Zanzibar  o di Kilimangiaro evitando addirittura di passarci proprio da Dar.
Semplicemente la città non offre tantissimo dal punto di vista turistico anche se, ovviamente ,potrebbe averne un grosso potenziale, vista l’eccellente posizione sulla costa.

Viverci invece  è un altro paio di maniche.
Innanzitutto è una città abbastanza costosa.
Che è una cosa che non ti aspetti minimamente. Questo luogo comune,che in Africa tutto si trovi a costi inferiori rispetto ai nostri, sicuramente non è applicabile a Dar.
Gli affitti per esempio sono carissimi.
E se mai ne trovassi uno per le tue tasche devi considerare che tutti i proprietari pretendono da 6 mesi a 1 anno anticipato per l’affitto di un appartamento.

Una  pazzia.

Questo è il motivo per cui molte aziende,che offrono lavoro qui, propongono la casa  tra i benefits.
Altrimenti poca gente verrebbe qui a lavorare.
Mi riferisco chiaramente agli expats ,gli stranieri, come noi.
Che siamo tantissimi. Molti inglesi, americani ,indiani, cinesi ,tedeschi,italiani,francesi.
Tutti qui per motivi di business. In genere si rimane 2-3 anni, dipende dal tipo di contratto lavorativo.
Come spesso accade, arrivi piangendo e te ne vai piangendo.Perché nel frattempo ti sei affezionato e non vuoi andar più via.Ho conosciuto tanta gente che qui c'e' rimasta e non e' piu'tornata in Europa,integrandosi perfettamente e parlando lo swahili come un tanzano.

Un grande tasto dolente della città è il traffico.
E’ una città trafficata.

Ho detto trafficata?

No scusate… spaventosamente  trafficata.
Dopo che sei stato a Dar es Salaam il raccordo anulare di Roma alle 8 di mattina ti sembrerà una stradina della Cornovaglia.
Si rimane imbottigliati nel traffico per ore.Ed è snervante.
Per questo è consigliabile vivere vicino alla propria sede di lavoro.
Sono rimasta imbottigliata nel traffico anche per 3 ore.
Leggende narrano che qualcuno abbia anche superato le 6 ore.
Bisogna avere davvero tanta pazienza.
Si potrebbe ridurre il traffico creando semplicemente delle rotonde e eliminando alcuni dei mille semafori. Oppure mettendo a posto le strade in modo da aumentare le corsie.
Ma lo faranno,ne sono sicura. Mi piace essere fiduciosa.
I controllori del traffico in genere  non fanno altro che aumentarlo.Loro e la Polizia a Dar non solo intralciano  il traffico ma sono anche “famosi” perché ti fermano spesso e con un pretesto qualunque (più delle volte inesistente)ti fanno una multa o ti vogliono portare in centrale .E allora gli dai una “mancia” e loro dimenticano l’accaduto. 
Come ogni cosa, inizialmente ti escono gli occhi di fuori per i nervi e poi invece ti abitui.
A me è capitato solo una volta mentre guidavo io ma tantissime volte mentre guidava qualcun altro.Ed è davvero ridicolo.E non pensare minimamente  tu,caro expat,  di poter fare il paladino della giustizia e pensare di cambiare le cose.
Non funziona così.
Ti devi adeguare TU e accettare la situazione. That's all.

Quando sono venuti a trovarmi dei miei amici dall’ Italia  mi sono quasi trovata in difficoltà quando mi chiesero  di “visitare” Dar.
Eppure alla fine siamo riusciti a fare un bel giretto e a vedere e scoprire una pazza città come questa.

Innanzitutto partirei dalle isole di Bongoyo e Mbudya.
Dar es Salaam risente delle alte e basse maree quindi capita sovente che la mattina non ci sia possibilità di fare il bagno in spiaggia (cosa alquanto fastidiosa).
Motivo per cui spesso si preferisce andare nelle isole.
Mbudya è raggiungibile dal White Sands Hotel con una barchetta. Il costo è di circa 5 euro a/r e quando arrivi devi pagare una specie di tassa in quanto è una Riserva Naturale. Lo spettacolo è assicurato.








Quando arrivi i tipi che gestiscono l’isola ti chiedono “cosa vuoi mangiare”.
In genere la scelta va in base al pescato del giorno.
In linea di massima puoi scegliere tra pesce alla griglia, aragosta o calamari accompagnato da patatine fritte.
Ovviamente un pasto che mangerai senza posate. Ma forse il bello è anche questo.


Bongoyo invece si raggiunge dallo Slipway Hotel e anche li trovi una barchetta che ti porta più o meno con la stessa cifra nella deliziosa isoletta.




Il mio secondo giorno in Tanzania andai all’isola di Mbudya. Per questo motivo l’isola ha per me un valore quasi “affettivo”.
Mi piace considerarlo il mio primo contatto con la Tanzania.
Ci torno ogni volta che posso e ho deciso pure di passare li il giorno del mio trentesimo compleanno.Sapevo che un compleanno del genere me lo sarei ricordato per sempre.



Sicuramente consiglio di visitare il Mercato del pesce.
Il mercato del pesce di Dar es Salaam è uno dei più grandi dell’Africa orientale.
Al mattino arrivano le barche dei pescatori che lasciano li  pesci di ogni  tipo e per tutto il giorno fino all'imbrunire non si fa altro che mercanteggiare su tavoli improvvisati.


Non è consigliato fare foto. Non amano essere fotografati se non ti conoscono.
L’ideale è farsi un’ amico sul posto e chiedere a lui il "permesso"di scattare.
Lui è “l’amico” e questi  sono i miei scatti













Il mercato è diviso in due sezioni.
In una c'e' il mercato del pesce vero e proprio e in un'altra invece c'è un mercato normale ,di frutta,verdura, roba per la casa e anche la possibilità di farti cucinare il pesce.
Questo però lo consiglio a stomaci molto "forti".


Passeggiare per il centro della città è una cosa che secondo me va fatta. Pur non essendoci nulla di concreto da vedere.
 Ma solo guardare la gente e vederla nella loro quotidianità è per me stato sempre oggetto di curiosità .In centro vive poca gente. E’ principalmente sede di uffici ,banche, Ngo ,ministeri ecc.









Facendo uno stage nel settore “vendite” ero anche spesso in giro per la città prendendo appuntamento con i clienti.
Non sembrerebbe nulla di difficile. E in effetti non lo era. Se non… trovare le vie.
Che non esistono.
Solo alcune strade hanno i nomi. Ma ancor più grave…NON CI SONO NUMERI CIVICI.
Che è una tragedia se devi cercare un determinato ufficio.
Se chiedi a una tale azienda il loro indirizzo della sede centrale questa potrebbe risponderti che si trovi, per esempio a
  Ohio Street vicino la Barclay bank prima di Subway e dopo la sede DHL.

Vi giuro.

E sta cosa all'inizio mi lasciava davvero perplessa. 
Così chiedevo alle colleghe come facessero a ricevere ad esempio la posta. 
La posta la ricevono in genere alla sede centrale, attraverso una casella postale.

E  i documenti? La posta importante? Le bollette? chiedevo.La mia collega mi guardò stralunata.

Ma via email ,Vale!

Ah!Vero…
In pratica quella arretrata sono risultata io! :)


Chiaramente se conosci la città è molto più semplice individuare i punti a cui far riferimento.
Chi come me conosceva poco la città,in particolar modo il centro, downtown,la ricerca di un determinato cliente poteva durare anche ore. 
Per fortuna c'era con me Hamis,altrimenti credo sarei ancora in giro per la città a chiedere informazioni.

 Ovviamente in pole pole style :)

 L'importante è NON stressarsi.



Consiglio anche di vedere i mercati. Famoso, grandissimo e pieno di ogni mercanzia è il mercato di Kariakoo.
Ma è davvero molto grande e consiglio, se potete ,di andare con un amico del posto ,di evitare di portare borse o roba varia perché è molto famoso anche per gli scippi.
Dimenticatevi li di portare una reflex o macchine appariscenti
.Ovvio.Tornereste senza.
Io preferisco il mercatino di Mwenge. Sia perché più piccolino e sia perché pare il rischio di scippi sia inferiore.




Potete trovare di tutto. Dalle stoffe agli oggettini in ebano.
All'interno dei negozi ci sono gli artigiani che lavorano. In condizioni disumane delle volte.






Carino anche se un po’ turistico è il mercatino vicino lo Slipway. Trovi la stessa roba ,magari a prezzi leggermente più alti. Ma a mio avviso è molto più tranquillo .Gli stessi venditori non ti assalgono proponendoti di comprare la loro roba ma ti invitano a guardarla .

Le spiagge di Coco beach o Mwalambezi sono anche una meta che personalmente suggerisco.
Ma  non spiagge dove prendere il sole...vi guarderebbero tutti come degli idioti.
Spiagge dove fare il bagno ,se la marea lo permette, o dove prendere una birra con gli amici.






Per il resto…beh vi confermo il fatto che non è una città che merita un’intera vacanza ma visitarla potrebbe essere interessante ,se siete di passaggio.
Sicuramente Dar non rappresenta l’immagine dell’Africa che tutti abbiamo nella nostra mente.
E’ una città che si evolve molto rapidamente .E cresce a dismisura.
I racconti degli amici o colleghi che vivono qui da tanto mi parlano di una Dar completamente diversa rispetto a 10-15 anni fa.
Alcune zone erano unicamente delle paludi.
Chi ci ha vissuto e vi ritorna trova significativi miglioramenti.
Assurdo ma vero,mi dicevano che il traffico è addirittura migliorato.
Per esempio i Bajaj sono stati introdotti negli ultimi 5 anni. Prima c’erano c'erano taxi simili ma erano...bici (un'esempio lontano dei nostri risciò,per intenderci).
Poi mi raccontano che le strade asfaltate erano pochissime.O che per trovare una farmacia dovevi fare anche 50 km.
Per certe cose invece la città presenta ancora delle problematiche di base che non sono state risolte.
Per esempio la nettezza urbana.
 Non esistono cassonetti dell’immondizia per strada.
Noi ,a casa,i rifiuti  li mettiamo in un bidone che si trova all'interno del residence.
Poi questi sacchi vengono  messi in uno stanzino dove poi una volta a settimana passa un camion a ritirarlo.

(Da notare la signora per terra che sta semplicemente riposando)



Chissà con che occhi vedrò io Dar tra 10 anni!

Vedremo!!!


 A presto!