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giovedì 15 gennaio 2015

(Cap 45)"Alla scoperta di Sintra"

Poche settimane fa ci siamo concessi un piccolo tour.

Siamo andati a SINTRA.

Sintra è una cittadina meravigliosa che si trova a pochi kilometri da Lisbona ed è facilmente raggiungibile in treno da varie stazioni della città.
Noi per comodità siamo partiti dalla stazione di Oriente ma abbiamo fatto un cambio treno a metà percorso.Se si parte dalla stazione di Rossio,in pieno centro città ,ci sono treni diretti.Il costo del biglietto è di 2,50 Euro.

Sintra merita sicuramente una visita se venite a Lisbona.
Il paesaggio culturale di Sintra è patrimonio dell’Unesco e camminando per le vie di questa caratteristica cittadina si capisce perché.
E’ una cittadina che sembra magica. Percorrendo le sue stradine sembra quasi di trovarsi in un film d’animazione.

Appena arrivati subito a vedere il Palacio Nacional ,costruito da Joao I nel XIV secolo e  poi ampliato da Manuel I. 
Un palazzo che ha di caratteristico un mix di stili con elementi rinascimentali ,manuelini gotici e moreschi.


Usciti da li abbiamo fatto un giretto per il minuscolo centro storico...














 ...e siamo andati a piedi verso il famoso Palacio da Pena.

Noi al solito... facciamo i fighi e poi ci malediciamo da soli.In silenzio.

La strada non era eccessiva ,circa 2-3 km,ma in ripidissima salita e inoltre faceva un caaaldo.Tanto caldo.Non normale ,considerando che fosse dicembre.
E io avevo un maglionicino dolcevita.
Che ho maledetto per tutta la giornata.Ovviamente.
Quindi o ci si veste adeguati al clima o si usufruisce di un comodissimo servizio navetta ,scoperto solo alla fine del tour, che con soli 5 euro (A/R) ti porta fino a su.

Nonostante ciò devo dire che ne è valsa la pena (scusando i giochi di parole).
Il palazzo è incantevole. Sembra quasi di entrare a Eurodisney.









Questo castello fu voluto da Federico II di Sassonia come regalo alla consorte, la Regina Maria II, ed è un espressione di architettura Romantica Europea in Portogallo  mischiata a gotico, rinascimentale ,barocco e manuelino e presenta cupole orientali, pareti di azulejos, sale indiana e arabe e uno stile decisamente stravagante. In precedenza era un Monastero di frati francescani.
L’architetto  tedesco a cui venne affidato il progetto si inspirò anche ai castelli della Baviera.

Il tour in realtà è stato incompleto.Almeno fino al momento.

Era infatti troppo tardi per andare a vedere il Castello do Mouros, altra meta decisamente imperdibile. 

Ma vivendo qui ci si può permettere il lusso di vedere le cose con calma e di poterci ritornare quando si vuole!


Alla prossima! :)



giovedì 18 dicembre 2014

(Cap 43) La lingua portoghese



Non avevo mai avuto a che fare con la lingua portoghese.Mai.

Non ero mai stata in Portogallo  ne’ in Brasile ne' tantomeno in altri luoghi dove si parla questa lingua (Angola, Capo Verde, Guinea Bissau, Macao, Goa Mozambico ,Sao Tomè e Principe, Timor est).
Quel poco di portoghese  mi era arrivato attraverso la musica. Qualche canzone qua e là  ma non capendo le parole non avevo neanche mai memorizzato il significato.
Oppure preparando Linguistica Romanza all’Università il cui studio erano appunto basato sulle lingue romanze ,tra cui anche il portoghese. Ma era uno studio generale e comunque focalizzato sulla comune origine che hanno queste lingue,ovvero, il latino.

Il nulla, in parole povere.

Ho studiato inglese, francese e spagnolo.Facendo l’assistente di volo e poi viaggiando per conto mio devo dire che in qualche maniera ho ”rafforzato” il mio orecchio e in genere alcune lingue le riconosco facilmente .Diciamo che con le lingue ho abbastanza dimestichezza, semplicemente mi piacciono. That’s it.

O almeno erano solita pensarlo.

La scorsa estate quando lavoravo in Aeroporto mi accadde una cosa strana.
Non una ,ma più volte ,non capivo che lingua parlassero dei  passeggeri.
Passeggeri palesemente  europei ma non spagnoli, non francesi ,non belgi,non svedesi che parlavano una lingua che io non capivo "al volo".

Ed erano sempre portoghesi.

Naaaaaamo bene pensavo dato che il trasferimento nella capitale portoghese sarebbe stato solo qualche mese dopo.

Poi ad ottobre  quando mi trovavo a Londra  mi accadde un altro evento che mi lasciò perplessa.
Ero con LUI sul treno che da Crawley portava a Londra Victoria.
E davanti a noi una coppia che parlava animatamente.
Non ero interessata alla loro conversazione anche perché non parlavano in inglese. Ero comunque distratta dal paesaggio ,dal telefono, insomma non li stavo ascoltando minimamente.
Quando loro scesero dal treno , LUI si girò verso di me divertito e mi fece:

 “Hai capito che lingua era quella?”
e io con aria quasi da saccente  
mah, credo fossero russi”.

E LUI con una grossa risata:

“No vale ,erano portoghesi”.

Ma siamo seri?!!
Ma che lingua è???

Le prima settimane a Lisbona sono state stranissime anche per questa lingua stranissima.
Cioè fin quando si deve leggere qualcosa ,ce la si può fare. Non è poi così difficile da capire.
Ma il problema è capire mentre parlano .
Mentre parlano tra di loro faccio associazioni di russo, arabo e a volte pure tedesco. Panico.
Questo in realtà accadeva i primi giorni. Adesso pian piano cerco di abituare il mio orecchio a questi suoni e ad associare e ricordare sillabe e sintagmi.
Le prime settimane comunicavo in spagnolo e inglese. Poi pian piano aggiungevo qualche parola di portoghese.Tipo:

May I have un cortado por favor, Obrigada.

Che non si può proprio sentire. Una lingua inventata.

Non tutti i portoghesi, ovviamente, capiscono spagnolo e inglese.
 Ecco perché  devo fare un mix delle 3 lingue per cercare di farmi capire.
 Una cosa divertentissima in fondo. In pratica ridiamo tutti .Sia io che l’interlocutore.Mette quasi allegria.
E in qualche modo riuscivamo a capirci, e all’inizio è questo quello che conta.

Mentre sono in metro, sul bus o  tram cerco di “rubare” le loro conversazioni. E di captare il più possibile.
(Impicciona ,si ,ma per giusta causa).

Ma non è per nulla facile, ve lo assicuro!

 Innanzitutto sembra che cantino. Non solo.
Delle volte ho l’impressione che sia un mix di lingue incomprensibili.

Per rendere l’idea il portoghese sembra lo spagnolo parlato da un rumeno ubriaco. 

Ragion per cui abbiamo seriamente deciso di prendere lezioni di portoghese. Per forza, non vedo altra soluzione.
Non posso continuare a parlare inglese e spagnolo e a inserire una parola in portoghese. Non è una lingua.

E allora si. Ci siamo decisi. Inizieremo delle lezioni a breve.
E’ necessario, altrimenti rimani fuori.

E,per la cronaca, il prossimo che mi dice che il portoghese è  uguale allo spagnolo lo picchio. Giuro!!







martedì 11 novembre 2014

(Cap 41) Lisbona -One way-


I primi giorni in una città hanno sempre qualcosa di magico.
Immaginate poi se ci devi andare a vivere. E’ tutto più accentuato.
Ecco potrei definire così i primi giorni a Lisbona.

Sono atterrata con un volo diretto dalla grigia Luton a una caldissima Lisbona (30 gradi).
Scendo dall’aereo con  un gruppo di pallidi inglesi e vengo investita da un piacevolissimo CALDO.

Bellissima sensazione.

Prendo un taxi e vado nell’appartamento che abbiamo per le prossime 2 settimane, il tempo di trovare una sistemazione definitiva.
 LUI arriva con un altro volo stasera (Per motivi di lavoro).
Mi metto a parlare con il tassista, solite domande di rito “che ci fai qui” o “è la prima volta che vieni a Lisbona” ecc. Me lo dice inizialmente in portoghese ma gli chiedo gentilmente di ripeterlo in inglese perché non ho capito ASSOLUTAMENTE nulla di quello che mi ha detto.
Arrivo a casa. E’ un appartamento condiviso. La padrona di casa ,Ines ,una ragazza della mia età affitta le stanze di casa sua tramite il famoso sito Airbnb.
L’appartamento è davvero carino. Do un’occhiata veloce ma vedo che tutto corrisponde come nelle foto del sito. Molto accogliente.
Mi siedo sul letto.
Non sono stanca, per nulla .Ma sono tanto curiosa.
Allora prendo le chiavi ed esco. Voglio finalmente vedere questa Lisbona .
Siamo in una zona semicentrale,Alameda, non molto distante dal centro. Vado a piedi.
Mi trovo davanti ad un parco… proseguo dritto e percorro tutta la Avenida Almirante Reis.


      











Sono senza parole. La città è un mix. Percorro questa strada e vedo un mix di città che ho già visto.
Prima di tutto mi ricorda la mia Catania. Alcuni palazzi sono identici.
Poi mi ricorda Barcellona. Impressionante quanto somigli a Barcellona!
Poi in alcuni punti mi ricorda L’Havana con i suoi bellissimi palazzi abbandonati.
Passa un tram.
Il primo tram. L’ho sempre visto in foto o in televisione.
E a quel punto mi ha ricordato pure San Francisco e i suoi Cable car.


In questa prima passeggiata passo quartieri diversi, pure una sorta di China Town ,a Largo Martin Moniz.
E poi ad un certo punto mi ritrovo a Rossio, una delle piazze principali.

Una piazza stupenda. Piena di caffè ,di gente ,di vita.
Oltrepasso e arrivo in una strada, Rua Augusta, che porta dritti al fiume Tiago. 

Uno spettacolo senza fine.
Sono già volate quasi tre ore da quando sono uscita e  LUI sta per arrivare a casa, quindi faccio marcia e indietro e prendo la metro. E qui mi pare pure Berlino in quanto ad efficienza.

Ma che città è?!

Chiaramente venendo da Catania, Dar es Salaam e poi Roma mi rendo conto che al minimo cenno di trasporto pubblico  efficiente   ho un attimo di smarrimento.Capitemi.

Torno a casa e dopo poco arriva LUI  che con la stessa curiosità mia di qualche ora prima mi chiede

Com’è Lisbona? Se po’ fa?

 E io  Se po fa, se po’ fa .


Decisamente se po’ fa.








giovedì 23 ottobre 2014

(Cap 39) "I love Uk"

Eccoci qui.

Scrivo da una caffetteria chiamata Prèt a manger ,una delle mie preferite in Uk.
Fa molto Carrie Bradshow, lo so. Una Carrie Bradshow dei poveri, ovviamente.(Per chi non sapesse chi sia ,è il personaggio principale di Sex and The city).
In realtà non ho connessione in Hotel quindi ho preso  il pc e sono venuta qui e usare internet “a scrocco” (come NON direbbero gli anglofoni).

Come dicevo precedentemente ,non siamo a Londra ma in un paesino del West Sussex  chiamato Crawley.
Questa piccola Crawley  è  una cittadina vicinissima all’aeroporto di Gatwick, motivo per cui piena di Piloti, assistenti di volo e in generale di personale di compagnie aeree.
Infatti mi è capitato passeggiando, di incontrare tanta gente che avevo conosciuto nella precedente compagnia.
Tutti qui per lavoro ,si intende.
Questo perché siamo Choosy (schizzinosi), mi verrebbe da pensare.
(Celebre aggettivo che ci diede il nostro ex ministro del lavoro)
Ma non tocchiamo questo tasto. Non ci avveleniamo, tanto è inutile.

Quando ho detto che ci saremmo fermati due settimane vicino Londra puntualmente qualcuno mi ha chiesto
 “Ma se lui lavora tu che fai”?

Come se qui ci si potesse annoiare.

Partiamo dal fatto che in assoluto l’Inghilterra è il posto che più ho amato negli ultimi 14 anni.
Si lo so cosa state pensando.

C’è  freddo, piove sempre, si mangia male
OK.

Sarà anche vero, ma quando venni qui 14 anni fa a tutto pensavo  tranne che a questi luoghi comuni che a me personalmente  neanche  venivano in mente.
Sicuramente il clima non è dei migliori. Impossibile negarlo.
Ma questo per me ,passava davvero in secondo piano .Non avevo proprio tempo di stare li a pensare al clima.
Pioveva? Portavo l’ombrello. STOP.
C’era freddo? Mi coprivo. STOP.
Imitavo gli inglesi.
 La  loro giornata con la pioggia era una giornata più o meno come le altre, dovevi solamente  coprirti un po’ di più.
 A loro non cambia più di tanto.
Quando tornai in Italia mi resi conto quanto sto maledetto clima influenzasse in maniera esponenziale i miei connazionali.
Una giornata con la pioggia, in Italia ,è una giornata negativa, negativissima.
Una giornata in  cui, per quanto possibile, bisogna annullare tutti gli impegni e cercare di ripararsi il più possibile  dalla maledizione divina chiamata PIOGGIA.
Sto ironizzando, chiaro, ma delle volte credo davvero che molta gente la consideri  quasi una maledizione  di cui una volta colpiti si rimane stregati per sempre!

La mancanza di cibo italiano  non mi colpì minimamente. Lo avevo mangiato per tutti quegli anni. Non ne sentivo la  mancava.
Puntavo invece ad assaggiare tutte quelle cucine strane che  a Catania non trovavo assolutamente.
Mi riferisco alla cucina indiana, thailandese ,giapponese e via dicendo. Che adesso  si trovano tranquillamente pure a Catania ma 14 anni fa  non era ancora così di moda andare a mangiare fuori cose diverse .Il sushi per esempio, oltre a essere caro era poco gettonato ( il pesce crudo?!bleah)
Quello che mi piacque subito di Londra fu il fatto che in soli 2 giorni trovai non uno ma ben due lavori ed ebbi quindi anche la possibilità di scegliere quello che preferivo tra i due. Roba futuristica.
Parliamo di lavoretti .Ovvio. Ma per i miei 18 anni andavano più che bene.
Facevo la Nanny(che in italiano tradurremo come una tata o baby sitter) a una deliziosa bambina di 8 mesi in un delizioso paesino chiamato Epping che stava a 45 minuti di metro a nord di Londra, nell’Essex.
E siccome avevo il fine settimana libero e volevo fare qualche soldino in più  trovai un altro lavoro nel weekend in un delizioso ristorantino molto posh non molto distante da casa.
Nelle mattine del weekend giravo per Londra e ogni volta andavo a vedere qualcosa di diverso.
Una volta il British Museum, una volta Camden Town.
Londra mi piaceva proprio perché potevi essere un po’ come volevi .Potevi essere “una  che va al Museo” o “una che va in un mercato” come Camden. Non ci sono etichette.
Chiaramente questa era la visione di una diciottenne che veniva da una  città media italiana. A quell’età vedi ancora tutto FIGO.
Poi le successive volte iniziai a realizzare che Londra può avere anche dei grossi difetti come i costi esageratamente eccessivi o il servizio sanitario scadentissimo(pure peggio del nostro).
Nonostante tutto però Londra rimane la mia preferita, forse perché è la prima vera città in cui ho vissuto, dopo la mia natale.
E la cosa assurda è che dopo tutti questi anni ci sono ancora cose che non ho visto.
Sicuramente per il fatto che la città è semplicemente immensa e poi anche per il fatto che cambia davvero rapidamente. In un paio di anni ho trovato nuovi edifici e nuovi quartieri che magari prima non erano così famosi.
Un posto in cui non ero mai stata era Shoreditch, un aerea dell’East end che per anni è stata quasi snobbata ma adesso piena di mercatini vintage e  caffè e clubs.










Semplicemente meraviglioso e merita una capatina.
Poi stavolta ho deciso di usare la bici per girare uno dei parchi che più adoro, Hyde Park .E devo dire che è stato piacevolissimo visto anche il clima in questi giorni è stato meraviglioso.




Un altro posto che merita tanto è sicuramente Hampstead Heath. E’ un grande parco a nord di Londra che si trova appunto ad Hampstead, un quartiere davvero elegante famoso perché scelto  da ,intellettuali,musicisti e artisti (un “certo” Sigmund Freud  ,per esempio).














Insomma Londra è per me in assoluto la città in cui annoiarsi è davvero difficile.
Ho sempre qualcosa da fare .Da vedere. Da scoprire.

Per non parlare del resto. Mi riferisco alle deliziose Brighton e Portsmouth in cui sono stata la settimana scorsa…
Ma forse mi sono dilungata troppo…
Ne parleremo nel prossimo post. A presto!






mercoledì 8 ottobre 2014

(Cap 37)"Noi e i Social Network"


In questi giorni ho letto un articolo interessante che mi ha dato spunto a una riflessione.

Una ragazza olandese di nome Zilla ha fatto una sorta di esperimento che nasce da un progetto universitario.
Ha fatto credere a tutti di essere stata in vacanza nel sud est asiatico(Cambogia ,Laos e Thailandia ) ma in realtà non si è mai mossa dalla sua città ,Amsterdam.
Fantastico.
E ovviamente lo scopo era quello di dimostrare come i Social Network non sempre rappresentino la vita reale.

“Creiamo un mondo ideale che non ha niente a che fare con quello reale. Volevo provare com’è estremamente facile distorcere la realtà” –  afferma Zilla.

Alcune foto sono state modificate con Photoshop altre invece sono state realmente  scattate in piscina dietro casa sua e la classica foto del piatto della cena era stata invece scattata nella sua cucina.

Bene.
Anzi no, Male.

Ma  è davvero così? Davvero i Social Network riescono a modificare la nostra percezione della realtà?

Certo. Lo fanno continuamente. E io ne sono un esempio.

Quando ero in Tanzania postavo ogni tanto delle foto al mare ,in piscina e in varie spiagge.
Quando tornavo in Italia tutti non facevano che dirmi “che bello sei sempre al mare, che bello passi la tua vita in spiaggia…” ecc ecc.
Ovviamente non era così. Non sempre. Anzi. Delle settimane il mare non lo vedevo assolutamente.
Ma siccome pubblicavo in genere solo quel tipo di foto sono stata etichettata come “quella che andava sempre  al mare”.
LUI che invece al mare ci andava anche più di me ma non postava le foto su Facebook era invece  “poverino, lavora sempre”.

Oppure.

Giorni fa ho incontrato delle amiche ,una delle quali non vedevo da  tanto tempo. Parlando del più e del meno delle nostre ultime novità  ad un certo punto mi disse “Va be, tanto di te si sa già tutto”.
Vi giuro che per un secondo non capivo a cosa si riferisse.
Ma poi ho capito era riferito al Blog e ai vari Social Network. E mi sono fatta una risata.
E’ vero che in questo Blog racconto della mia vita. Racconto fatti,aneddoti e eventi accaduti .E  traslochi.
 Ma racconto una parte della mia vita ,quella che può essere divertente o quella che può essere ritenuta tale. O quella che può essere interessante. Ma non racconto mica tutto.
 Ma mi pare OVVIO.
O no?
Forse non così tanto.

Trovo che questo sia il rovescio della medaglia.
Si perde l’importanza di chiedere perché tanto l’ho visto su Facebook, instagram ,Twitter & co.
Ma davvero i Social Network hanno questo potere su di noi? Sono diventati così potenti?

Tempo fa una ex collega  postò delle foto su Facebook con un abito da sposa e con uno sposo. Si stava sposando .E fin qui niente di strano ,no?
Il punto era che iniziarono a chiederle… 
ma è un fotomontaggio? E’ una foto vera? O peggio ancora Perché ti sei sposata velocemente? Sei in attesa?

Semplicemente questa ragazza negli ultimi due anni(in cui  l’azienda aveva chiuso  e quindi  non aveva più visto colleghi)aveva  incontrato una persona e dopo due anni convolato a nozze. Una cosa normalissima insomma.
MA
NON aveva mai postato su Facebook una sola foto con il fidanzato e quindi per molte persone questa “persona” sbucava dal  nulla. Non esisteva. Ecco il motivo di tanta curiosità. Chi è costui??
Pensate un po’ come ci siamo ridotti.

Esempi così potrei farne tantissimi. E credo anche voi. Penso che questa riflessione almeno una volta l’abbiate fatta anche voi.
Ormai i Social Network sono diventati la nostra vetrina? Ma quanto questa vetrina corrisponde alla realtà?
Siamo davvero così supermegafantastici come le nostre foto/post sui Social?
Indiscutibilmente  questo nuovo modo di comunicare ha cambiato la nostra vita quotidiana.
Ma ricordiamoci che è finto…Non è reale.
Dietro un selfie sorridente possono esserci infiniti significati. E non tutti felici. Anzi.
Questo per dire che e’ un gioco e va utilizzato in un certo modo e con un certo buon senso.
E un pizzico di leggerezza aggiungerei.


Se il povero Pirandello fosse vissuto ai giorni nostri oltre a Uno, Nessuno e centomila avrebbe sicuramente aggiunto “il modo in cui vieni visto attraverso i Social Network.”
Per fortuna se l’è evitato.
Beato lui.






venerdì 26 settembre 2014

(Cap 35) "Quando ti laurei?Quando ti sposi?Quando fai un figlio?"



Ecco.
Ci sono anni della tua vita post adolescenza che va tutto bene.
 Vivi la tua vita più o meno serenamente e nessuno ti fa domande.
Al massimo ti viene chiesto come va a scuola.

Ma POI ad un certo punto della tua vita che di solito si aggira  tra i 25 e i 28 anni ( anno più, anno meno) qualcuno inizia a farti le gettonatissime domande:

Quando ti laurei? Quando ti sposi? Quando fai un figlio?

Tutti li bramosi di sapere le tue tempistiche.
Ora. C’è da dire che tante volte non è necessariamente detto che siano domande dettate da cattiveria o pseudo malizia.
Magari  molte volte uno lo dice pour parler. E ci può anche stare.
Ma.
Ma.
Sono cose personali e talvolta anche delicate. Soprattutto le ultime due.
Non è una cosa del tipo “che vestito ti metti domani”.
Si tratta di legarsi a una persona. O di mettere al mondo na’ creatura.
Non è mica “famose na carbonara”.
Comunque sia nel mio singolo e personale caso sono domande ormai ininterrotte da circa 4-5 anni.

C’ho fatto er callo. Come direbbero qui a Roma

A volte penso che dovrei mettermi le cuffie stile “Lascia o Raddoppia”  e rispondere a tutte le domande senza prendere fiato.
Però ciò che mi fa riflettere è come molte persone vedano la vita con delle tappe e delle scadenze.
Cosa  si fa e cosa non si fa. Cosa è giusto e cosa è sbagliato.
E’ snaturato per alcuni che una donna di 30 anni non pensi a riprodursi ma pensi a rifarsi una posizione lavorativa.
A quell’età devi darci dentro.  Deve essere il tuo unico obiettivo. Madre Natura pare non aspetti.

Il tempo scorre mica vorrai diventà na mamma-nonna?
Guarda che farli a 30-40 non è come farlo a 20 anni.
Guarda che poi diventa difficile accudire na creatura

Guarda che poi …
Guarda che poi…
Guarda che poi…
...

Oh ma dico io. Mai lo chiedessero a LUI.
Tutti a me.
Ancora c’è sta cosa del “Tu donna partorirai con dolore..” che anche ai tempi nostri può essere decifrato con   “mo ’so ca**i tuoi “.

Come se per fare i figli non si fosse in due. Come fosse unica scelta della donna.
Cioè perché a LUI anziché chiedergli  “come va il lavoro?” o “che ne pensi di Zaza" non gli viene chiesto la data presunta o reale della sua ipotetica riproduzione?
Lo trovo politicamente scorretto.E fastidioso.

Tornata dalla Tanzania, pensavo che si avesse  un briciolo di curiosità per questa terra sconosciuta , speravo in qualche modo che magari le domande cambiassero. Magari speravo si puntasse  che so' sui leoni o sullo swahili.

E invece no.

-Che state aspettando?
-Guarda che nella vita non si vive di soli divertimenti,poi te ne pentirai.
-Potreste farlo crescere in Africa così si fa gli anticorpi.

Potrei proseguire ma ve lo risparmio.

Vogliamo parlare invece del matrimonio?
Tutti li a chiedermi continuamente la data di tale evento.
Io lo dico che secondo me le principesse Disney ci hanno deviato il cervello.
E’ così. C’è poco da fare.
 Diversamente non mi spiego tutto questo accanimento.
Secondo me qualcuno sogna  ancora che un principe azzurro venga e ti porti all’altare.
Che tu indossi un abito bianco stile principesco e che viva un giorno da principessa.

E poi ci sono quelle come me che pensano che il matrimonio non sia il fantomatico giorno principesco ma tutto quello che viene dopo.

Non mi emoziona il matrimonio. Non lo nego. A quello sono bravi tutti. Basta una carta di credito.
Il difficile è altro.
Giorni fa in aeroporto parlavo con dei passeggeri, palesemente ultrasettantenni .Ebbene non vi nascondo che mi hanno non poco emozionato.
Erano molti complici ,si vedeva palesemente. E contenti. Eh si contenti perché andavano a farsi 15 giorni di megavacanza alle Maldive.
 La signora scherzosamente  mi ha detto “Dopo anni e anni di lavoro ,55  anni insieme ,4 figli e 7 nipoti ,Signorina ,pensa che non lo meritiamo?
Si certo, eccome se lo meritate, le ho risposto sorridendo.

Non sono qui per giudicare nessuno. Il mondo è bellissimo perché vario.
Frase scontata ma, indubbiamente, una delle mie preferite. Uno dei miei evergreen.

Ma io sono fatta a modo mio.

E sti cazzi.












lunedì 15 settembre 2014

(Cap 34)"Rome wasn't built in a day (ehi ehi ehi) "




Ultimamente non ho scritto molto, è vero.
Causato probabilmente da doversi fattori.
Quali…Il tempo, sicuramente.
Il nuovo lavoro per quanto non mi impegni intere giornate (come lo era quello da Assistente di Volo dove  potevo arrivare anche 12-15 ore al giorno)mi  toglie inevitabilmente del tempo che prima dedicavo al Blog.
Ma non si tratta solo di questo.
La realtà è un’altra. In Italia non riesco a scrivere . O perlomeno, riesco a scrivere ma…perdo un po’ di spirito  come dire ,goliardico.
Ho scritto dei post nelle ultime settimane che non ho poi voluto pubblicare.
 Perché erano post privi di ironia, di humor. Erano polemici. E non è questo il mio obiettivo.
 Questo Blog nasce per raccontare si la mia storia, ma per raccontarla in maniera allegra. A nessuno interessa intristirsi con considerazioni e opinioni della realtà italiana , per altro  argomenti  principali di tutte le conversazioni virtuali e reali della nostra penisola.
 La crisi ,il lavoro, la classe politica e loro scelte. BLA BLA BLA.


Comunque sia, torniamo a noi.
Come vi raccontavo nei post precedenti ho avuto un’opportunità lavorativa qui a Roma.
Un lavoro completamente diverso ma che rimane nell’ambito aeronautico.
E ho conosciuto tanta, tantissima gente. Colleghi e non.
 E come sapete solitamente si parla anche un po’ di se.

“Sono Valentina, ho 30 anni e vengo da Catania. L’ultimo anno ho vissuto in Tanzania, sono momentaneamente (ma residente) a Roma e tra qualche mese mi trasferirò a Lisbona”
E questi mi guardano come per dire  che te sei fumata?

Questa mia parentesi romana non era messa in conto. Non così almeno.
 Ero tornata per qualche mese con l’obiettivo principale di riprendere a studiare e completare i miei studi e ,se ci fosse scappato un lavoro da assistente di volo (stagionale, ovviamente) sarei tornata su un aeroplano per qualche mese prima di partire per Lisbona.
E invece no.
Ma facciamo un passo indietro.
Quando  due anni fa la famosa compagnia aerea dove avevo il FANTAMEGAFIGHISSIMO contratto a tempo indeterminato decise di chiudere, io e LUI decidemmo di trasferire  baracca e burattini da Catania a Roma, la sua città. Roma è più comoda rispetto a Catania quando “pendoli” con un paese straniero. E’ chiaramente collegata meglio.
Quindi per quanto io in effetti sia residente sulla carta nella città eterna da più di un anno, in realtà non ci avevo mai vissuto prima di qualche mese fa, quando sono rientrata in Italia.
Venivo spesso sia con LUI che per altri motivi, tra cui anche lavorativi. Ma la mia permanenza si limitava al massimo a una settimana .Ed e’ molto diverso.
Quindi quando lo scorso Maggio tornai dalla Tanzania e mi venne fatta questa famosa proposta lavorativa decisi di fermarmi un po’ a Roma.
Ed è stata per certi versi una “scoperta”.
All’inizio ,specie dopo la Tanzania, Roma mi sembrava New York City.
Roma si sa è stupenda. Ma è pur sempre una città italiana che per quanto meravigliosa è purtroppo poco curata.
 I mezzi pubblici ci sono ma non sono minimamente sufficienti alla domanda. Allora tocca usare la macchina e la macchina porta caos e ingorghi.

 Quindi proprio per questo motivo potrebbe sembrarmi Dar es Salaam…

Ciò che mi fa ridere, ma proprio tanto sono i romani de Roma, daaa a capitale.
Quando vivi qui ti rendi conto che Alberto Sordi o Carlo Verdone non hanno fatto che semplicemente “fotografare” scene di vita quotidiana.
Ci sono tanti marchesi del grillo e tanti Ivano e Jessica, così tanto per fare un esempio. Anzi ce n’è più dell’immaginabile.

Il romano ne ha una per tutti. Sovente polemico ma di fondo un gran simpaticone.
L’argomento che ai romani piace tanto è sicuramente il cibo.
Ai romani je devi dà da magna’ mi disse un giorno una tipa alla fermata del bus.
Ed è vero. Se per esempio decidiamo, che so ,di andare a fare una passeggiata in centro o sul lago di Bracciano l’obbiettivo non è la passeggiata in se ma     Namose  a magnà na cosetta ….
Ora, non è che in Sicilia siamo tutti vegani e filiformi.
 Ovviamente no.
 Ma non ne parliamo così tanto ,credo.
In queste serate di magnate se ti prendi un’ insalata potresti essere visto malissimo e etichettato come  quello che se magna l’insalata.
NO.
Meglio magnasse na Grigia, na coda a vaccinara con contorno de cicoria ripassata en padella.
Giusto na cosettina per smorzà a fame.
Adoro anche la donna romana der quartiere. Lei ,leggings leopardati ,orecchini d’oro giganti, trucco da maschera di cera richiama il figlioletto all’ordine e alla disciplina:

AOOOOO VIE’ NPO QUI CHE TE TRITO DE BOTTE,TACCI TUA.MO M’HAI ROTTO ER CAZZO.TE POSSINO.

Quando si dice eleganza e semplicità.

Quando mi viene chiesto  da nddo vieni   e rispondo dalla città sicula ci sono in genere due risposte.
 Ci sono quelli che amano la Sicilia, quelli che l’hanno girata un sacco(anche più di me) e che conoscono musei/siti/spiagge/ristoranti e sono perdutamente  innamorati della mia terra.
Oppure quelli che hanno un’idea della Sicilia che risale ai primi dell’800.Quelli che mi chiedono se ho parenti mafiosi, se i miei vicini di casa  sono i clandestini dei barconi o se è pericoloso girare per le strade.
Si, mi hanno chiesto anche questo.
Tempo fa un tizio mi disse che il cugino del fratello dell’amico della sorella una volta era stato in Sicilia e il proprietario della casa che avevano in affitto gli disse che a Catania rubano le macchine ,quindi ne avevano dedotto essere  un posto poco raccomandabile.
Peccato che Roma non sia minimante immune da questo fastidioso crimine e sicuramente non lo sarà meno dei livelli di Catania o di un’altra grande città italiana.
Ma questo non lo diremo al cugino del fratello dell’amico della sorella.

Poi, parliamo delle strade della capitale.
 Beh ,si sa.
Roma è grande. Tanto grande.
Però poi ci sono delle strade che giri che ti rigiri te le trovi spuntare ovunque per quanto sono lunghe.
Come appunto la mitica portuense o la via del mare (ostiense).O la Aurelia
O il raccordo.
IL RACCORDO.
Ecco ,il raccordo meriterebbe un post a parte.
Puoi rimanerci 10 minuti come tutta mattina. E un grande punto interrogativo.
Ho da poco superato il “trauma da raccordo”.
Adesso so quando prenderlo e quando NON prenderlo assolutamente. Una volta capito ciò hai svoltato.
Oppure la famosa Via della Scafa ,che porta Ostia , dove LUI sostiene che si svolga il ciclo della vita.
Secondo lui la gente nasce, cresce, muore e pure si riproduce su questa strada.
 File interminabili.
Ma anche qui basta capire gli orari e il gioco è fatto.

Questa permanenza a Roma procede bene, meglio del previsto.
Adoro prendere il tram e andare a fare un giro in centro. Adoro Trastevere. E campo dei fiori. E villa Borghese o villa Pamphili. Mi piace l’aria che si respira. Mi piacciono i ponti e le viste sul Tevere (il Tevere in se un po’ meno visto che è abitato da simpatiche pantegane).
Roma è piena di arte. Ci sono sempre mostre, teatri, concerti, cinema all’aperto. Ci sono tante cose da fare.
Villa Doria Pamphili

Fori imperiali


Piazza del Popolo


Via Margutta


Vista dal Campidoglio

Talmente tante che mi rendo conto di aver ancora visto poco, pochissimo. Ma indubbiamente è una città ,se non addirittura, LA città su cui è difficile mettere un punto di arrivo.
E’ una continua scoperta e anche se so che durerà poco perché a breve andremo via di nuovo ,inizio quasi già a sentirla “mia” e non pensavo potesse accadere…

Daje regaaa

Alla prossima!