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domenica 13 luglio 2014

(Cap31)"Mini-decalogo per un colloquio di successo"


Nell'attesa delle prossime novità riguardo il Blog (a brevissimo) ,volevo riprendere un discorso già affrontato nel Cap. 29.

Nel penultimo post avevo infatti  parlato della situazione lavorativa in Italia.
E forse facendolo non ho messo molta positività al riguardo.
Anzi.
Mio fratello mi ha detto :
“Vale ,l’ho letto mentre stavo studiando e mi hai fatto venir voglia di chiudere i libri”
Oddio.
No. No. Non ci siamo. Non era quello che volevo far intendere.
 Mi spiego.
Stavo solo raccontando un mio punto di vista. Una mia esperienza.
Quella delle raccomandazioni è una storia vecchia. Vecchissima .E per quanto reale non dobbiamo assolutamente fare in modo che questo possa minimamente influenzare la nostra presentazione.
I raccomandati ci sono sempre stati e ci saranno sempre. C’è poco da dire, ma non dobbiamo dimenticare che c’è anche tanta gente che ricopre determinate posizioni perché se l’è sudato e guadagnato con anni e anni di studi e di gavetta.
Se ci fermiamo a pensare “tanto non mi  pijano ” non andiamo da nessuna parte.
E noi dobbiamo andare da una parte ben precisa.
Ho letto tanto, specie nell’ultimo anno.
Ho letto e ho visto alcuni video su Youtube sull’argomento.
E allora sono arrivata a una sorta di conclusione.
Una sorta di check-list da tenere in considerazione prima di presentarsi per una candidatura.
Mi riferisco  chiaramente a candidature di tipo generico.

1.       Innanzitutto parliamo dell’ invio della candidatura.
Il web offre tanto, tantissimo. Attraverso il web puoi inviare una candidatura a Sidney.
O a Civitavecchia.
E’ un mezzo indispensabile.
Ma proprio per questo suo essere vasto ,può anche portarci fuori strada.
Personalmente, preferisco, portare i CV a mano. Anche se, chiaramente, non è sempre possibile.
Dipende anche dal tipo di azienda a cui si deve applicare.
Ad ogni modo la cosa più importante è focalizzarsi verso un obiettivo. E’ vero ,verissimo, che le proposte lavorative sono scarse ma ciò non toglie che siamo persone valide e abbiamo anche noi delle ambizioni precise. Quindi monitorare costantemente siti delle aziende che ci interessano e ovviamente le pagine riguardanti le candidature. Mi è capitato   di essere chiamata per un colloquio proprio per la tempestività dell’invio della candidatura. E viceversa di non essere stata chiamata per non averlo mandato in tempo.

 2.      La chiamata.
Bene. Ci hanno chiamato. Il primo passo è stato fatto.
Adesso si fa sul serio. Personalmente vado sempre preparata ai colloqui e cerco di prepararmi anche dei discorsi. Studio l’azienda attraverso la pagina web e cerco notizie sui motori di ricerca.
Per esempio ,riguardo le compagnie aeree cerco di documentarmi su quanti e quali aerei hanno, che basi operative  e che progetti futuri hanno in programma. Cerco di leggere  i  forum e se posso contatto personalmente qualcuno che ci lavori già anche tramite i Social Networks .E’ importante capire l’azienda e anticipare le possibili domande che possano farti. Oltre a fare bella figura il Recruiter penserà di aver davanti una persona professionale e interessata alla posizione.

3.  Il giorno del colloquio.
   Neanche a dirlo la sera prima evitate Hangover (sbornie) e notti brave. Cercare di riposare      indiscutibilmente ci farà apparire il viso più rilassato.
   L’abbigliamento è un punto fondamentale.
  “L’abito non fa il monaco…?” SBAGLIATO.
  Un abbigliamento consono è fondamentale, a prescindere dalla posizione che si sta andando   a ricoprire. Cercate di essere formali e naturali .Niente personalizzazioni eccessive. Evitate  collane e  bracciali rumorosi. Per le donne un trucco sobrio e una pettinatura semplice.  Nessun profumo forte.
  Per gli uomini barba curata e suit. Se potete togliete i piercing e coprite i tatuaggi.      
  Negli ultimi colloqui ho visto gente davvero poco presentabile. Attenzione, gente  qualificatissima.                                  
 Puoi avere anche 2  lauree ma e se  poi arrivi a un colloquio con le scarpe sporche e i capelli lucidi (non di gel ) non chiederti come mai non hanno scelto te.
4.Puntualità.
Ovvio. Non dovrei neanche evidenziarlo. Ma magari nel caso in cui il colloquio non sia nella vostra città, cercate  di organizzarvi preventivamente su taxi, treni, aerei.
In aereo vedevo gente letteralmente dare di matto quando c’era ritardo sui voli del mattino e mi raccontavano che dovevano andare a fare un colloquio o un concorso.
 Non fare mai  pieno affidamento nei mezzi di trasporto.(A meno che non vivi a Copenaghen).
Scioperi, ritardi e vulcani islandesi dal nome impronunciabile potrebbero rovinare i vostri piani.
5. In Azienda
Bene siamo arrivati in azienda. Siate molto discreti e pensate che probabilmente ci saranno altri uffici dove altra gente sta magari lavorando. Togliete le suonerie. Ed evitate di parlare a voce alta.
Presentarsi al personale addetto all’accettazione.
Cercare per quanto possibile di avere un leggero sorriso stampato in faccia.
Con questo non voglio dire che dovete avere il sorriso di un clown. Ma magari la persona che ti passa accanto potrebbe essere proprio la persona che andrà a esaminarti.
6 .Attesa
In genere fanno un elenco in base al numero dei candidati.
E da li bisogna aspettare il propri turno. Sono attese snervanti. E lo sono per tutti.
Ma evitate di bere 35 caffè e di fumare 2 pacchi di sigarette. Cercate il più possibile di distrarvi .Io a volte porto un libro, oppure faccio conoscenza con gli altri candidati. Anche loro saranno tesi come voi e magari parlare dell’ultima vacanza può farvi rilassare entrambi.

7.Colloquio
Eccoci. Dicono il vostro nome.
L’adrenalina è alle stelle. Per quanto io cerchi di essere sempre rilassata, quel momento esatto mi fa venire le palpitazioni. Che per fortuna ,in genere, terminano appena mi siedo con la commissione davanti.
In genere trovi davanti a te 2-3 esaminatori che ti osservano con un volto privo di emozioni.
Delle volte sei più fortunato e troverai esaminatori con un finto sorriso di plastica (specie nel settore naviganti).
E’ il tuo momento.
In genere iniziano sempre con il “….ci parli un po’ di lei…”
E li… VENDITI.
Devi vendere la tua professionalità al meglio.
Non esagerare con i superlativi. E con le menzogne.
Cerca invece di dire la verità.
Sii umile. Umile ma determinato.
Ovviamente cercate di non toccarsi anelli, capelli ecc. Classici gesti di nervosismo.
Se invece ci sono colloqui di gruppo, in genere vedono anche come interagisci con gli altri. In questo caso evita di parlare sopra altri o di prevalere. Otterresti l’effetto contrario.
Se la lingua del colloquio  non è la tua lingua madre cerca di parlare lentamente e di scandire bene le parole (specialmente in inglese si tende a parlare velocemente).
Parla delle esperienze lavorative presenti nel CV  e cerca di ricordarti bene le date.
Quando l’interlocutore vi pone una domanda lasciatelo terminare. Se una risposta non la sapete provateci comunque. Spesso proprio il modo di gestire quella situazione di stress può essere interpretata dagli esaminatori.
Ovviamente non fare mai domande su stipendi ,ferie ecc .
Se ve ne parlano loro è un conto. Ma quelle sono notizie che avrete in un momento successivo.
(Specialmente in Italia lo stipendio non viene mai menzionato, al contrario  all’estero è probabile che l’esaminatore possa affrontare l’argomento).
Se vi vengono fatte domande scomode ,tipo “Ha intenzione di sposarsi?” o “Ha intenzione di avere figli?” evitate di fare facce strane ma rispondete cercando di dire quello che vi fa stare meglio.
Al momento di congedarsi consiglio sempre di sorridere ,ringraziare e ,se possibile, stringere la mano.
Cercare di non trascinare sedie o di fare rumore con i tacchi o dimenticare fogli, documenti,borse  ecc.

8.L’attesa
Altro momento di attesa. Se le candidature erano tante probabilmente dovrete aspettare qualche giorno per l’esito della selezione.
Ovviamente cercate di non pensarci.
In genere scambio sempre qualche contatto con gli altri candidati in modo da capire quando e se iniziare a rassegnarmi all’idea di non ricevere risposta.
Sconsiglio vivamente di chiamare per sollecitare.
Controllare chiaramente la vostra email e evitate di lasciare il telefono senza suoneria (cosa che accade a me).


E’ andata bene?
Può anche darsi che vi richiamino per un altro iter selettivo o delle visite mediche di idoneità. Dipende dal tipo di mansione.

E’ andata male…?
Beh …succede. Vuol dire che non era il VOSTRO momento. O magari realmente non eravate tagliati per quell’azienda. Anziché inveire contro gli esaminatori (sti stronzi…) cercate di capire se e dove potete aver sbagliato. Può capitare a tutti di non passare un colloquio. Non è la fine del mondo.
Penso anche che il destino possa giocare un suo ruolo.
Ricordo ancora la dura sconfitta di non essere presa all’ ultimo colloquio  di un lungo iter selettivo nella compagnia di bandiera.
La presi malissimo. Ma se mi avessero presa non avrei potuto fare l’esperienza che ho fatto successivamente  in un’altra azienda più piccolina ma che mi ha dato davvero tanto sia professionalmente che soprattutto a livello umano. E si sa non si cresce solo con il lavoro.

Con questa sorta di check-list non è mia intenzione fare la “maestrina “ o dispensare consigli “scontati”.
E un mio mini-decalogo su come affrontare al meglio un’ esperienza del genere. Anzi è proprio il mio mini-decalogo che ho imparato dalle mie ultime selezioni.

Beh allora… cross finger  ! :) 
















venerdì 13 giugno 2014

My life in Tanzania (Cap 29) 'Un mese in Italia.Colloqui,Sponsor e Cinese Mandarino'



Da un mese circa sono tornata in Italia.
Ufficialmente sono qui per i  miei esami universitari.
In realtà sono rientrata (momentaneamente) anche perché ho ricevuto delle proposte lavorative.
Niente posizione da CEO, né da Quadro Dirigente si intenda, ma delle opportunità che potevano essermi utili in questo periodo.
E soprattutto potevano essermi utili da aggiungere nel CV.
Opportunità di lavoro stagionale, manco a dirlo.
Allora, più o meno velocemente, ho fatto un biglietto e sono tornata in Italia per un po’.
Non che la cosa mi esaltasse in  maniera esponenziale ma l’idea di rifiutare un’eventuale opportunità non mi andava assolutamente.
 Non si rifiutano posizioni lavorative. Semmai si valutano tutte insieme e si sceglie quella che offre più vantaggi, garanzie e (magari)un guadagno dignitoso.
Il mio ultimo colloquio era stato in Tanzania. Non facevo un colloquio in Italiano da  tanti anni.
Che non è assolutamente meglio.
Un colloquio in lingua Inglese, per certi versi ,può essere anche più facile proprio perché, non essendo madrelingua, trovi in genere l’esaminatore un tantino più tollerante e  consapevole del fatto che quella non sia la tua prima lingua.
In Italiano ,stanne certo, che anche un piccolo errore può non produrre lo stesso effetto.

Poche ore dopo la mia decisione di rientrare in Italia, per presentarmi alle selezioni, mi contattò un’amica(che lavorava come me,nel medesimo settore)che mi chiese.

“Vale ma tu ce l’hai lo SPONSOR?”

Vi giuro che sono stata qualche secondo in silenzio per capire che cosa volesse dire.
“Vale uno sponsor…si va…un aiuto…mhm…una segnalazione insomma.”
Vivendo all’estero mi ero persa, forse, la  “moda dell’anno” : lo SPONSOR.
O forse c’era anche prima ma non l’avevo mai sentita.
Io la chiamavo semplicemente RACCOMANDAZIONE ma pare non si usi più.
Alla mia risposta negativa la mia amica mi rispose che allora le possibilità di essere assunte si restringevano notevolmente.
E allora ho fatto la mia auto-analisi.
Ho 30 anni. Lavoro seriamente da quando ne avevo 21.Anzi i primi lavoretti li ho iniziati a 17.
In qualche modo qualcosa nel mondo lavorativo devo pur averla imparata.
Non ho bisogno di sponsor e di aiuti.
Mi presento, vendo la mia professionalità all’azienda. Testa alta e dignità.

Che sarà mai.

Allora dopo due giorni dal rientro africano mi presentai per il colloquio.
Innanzitutto scoprii che le persone selezionate erano una ottantina e i posti disponibili tra i 15 e i 20.
E non solo.
Non solo ventenni alle prime armi.
 Ma persone adulte .
Tutti li in fila speranzosi di avere un contratto di 3 mesi.
Avevo rimosso tutto ciò perché semplicemente nel mio ultimo anno e mezzo non lo avevo vissuto.
Non avevo vissuto giornate a stretto contatto con persone disperate dalla ricerca del lavoro.
Non avevo vissuto giornate a stretto contatto con persone disoccupate da 2-3- 4 anni.
Curriculum meravigliosi. Esperienze decennali.
Non bastano.
Non è più sufficiente .

DEVI AVERE LO SPONSOR.

Il mio colloquio andò molto bene. Credo che fosse il miglior colloquio degli ultimi 10 anni. Vi giuro.
Sembravano interessati alle mie esperienze lavorative nel medesimo settore. Sembravano interessati alla mia vita in Tanzania e alle esperienze maturate li. Strette di mano e complimenti.
Ma …
Ma …
Ma …

Non avevo lo SPONSOR.

Eh   va bene così…cantava Vasco.
Non facciamone una tragedia. Non era neanche il posto della mia vita.
Del resto lo avevo messo in conto. Bisogna metterlo in conto.
Sponsor o no (non lo scopriremo mai) “sto matrimonio non s’aveva da fare”.
Dopo le prime 24 h di disappointment e metabolizzato l’accaduto mi son detta

 MASTICAZZI

Per quanto la parola non sia il massimo dell’eleganza devo dirvi che però ha un potente effetto liberatorio. E anche benefico.
Provare per credere.
Ovviamente dopo la prima settimana in Italia e dopo questo particolare evento volevo immediatamente fare le valigie e tornarmene in Tanzania.
Ma per svariati motivi ,tra cui lo studio, per un po’ DEVO rimanere in Italia.

I successivi colloqui sono stati meno traumatici.
Anche nelle altre selezioni però, tantissimi candidati.
Ed è li che ,parlando del più e del meno, si svelano nuove agghiaccianti scoperte.

Nei miei ultimi colloqui in Italia (parlo del 2003-2004) gli aspiranti lavoratori erano più o meno come me. Nel senso che avevano un diploma o una laurea, qualche esperienze all’estero e una conoscenza media di lingua Inglese.
Invece adesso ero circondata da plurilaureati, con tanto di master e dottorati ,alla ricerca di un qualsiasi lavoro.
In genere anche completamente opposto al proprio percorso di studi.

Ma quello che mi ha sconvolto erano le lingue straniere.
Su 10 candidati ben cinque parlavano Cinese  Mandarino, tre parlavano Arabo e due Russo.
Ovviamente mi vergognavo quasi a dire del mio Inglese e delle mie conoscenze di francese e spagnolo.Lingue che ormai impari se vai in vacanza per una settimana a Ibiza o a St Tropez.

Una situazione disarmante. E allarmante.

Nonostante ciò i miei colloqui sono andati bene e mi trovo nella fase “valutazione”  di cui parlavo poco fa.
Però sono stata anche fortunata. 
La fortuna gioca indubbiamente un ruolo importantissimo. Lo dice anche Woody Allen in un notissimo film che adoro (Match Point).

Anche se non parli il Cinese Mandarino.

E anche se non hai lo Sponsor.














giovedì 22 maggio 2014

My life in Tanzania (Capitolo 28)"Parliamo un pò di Dar es Salaam"

Strano ma vero ,ma mi sono resa conto di non aver mai parlato  di Dar es Salaam.

Ho accennato in alcuni post qualcosa della città ma non ne ho mai parlato nello specifico.

Dar es Salaam è una città “strana”.
Molti sostengono sia quasi formata da più “città” al suo interno  sia per  le enormi dimensioni dei singoli quartieri ma anche per le  tantissime differenze che questi presentano l’uno con l’altro.

Dar es Salaam ,che significa “porto della pace”, è una città africana ma che ha notevolmente risentito delle influenze  indiane e arabe.

E non è una città turistica.
Il turista medio vi transita generalmente 1-2 giorni per poi andare a fare i Safari o per andare nelle bellissime  isole ,di cui la più conosciuta è  Zanzibar. Anche se molti  viaggiatori, atterrano direttamente negli aeroporti di Zanzibar  o di Kilimangiaro evitando addirittura di passarci proprio da Dar.
Semplicemente la città non offre tantissimo dal punto di vista turistico anche se, ovviamente ,potrebbe averne un grosso potenziale, vista l’eccellente posizione sulla costa.

Viverci invece  è un altro paio di maniche.
Innanzitutto è una città abbastanza costosa.
Che è una cosa che non ti aspetti minimamente. Questo luogo comune,che in Africa tutto si trovi a costi inferiori rispetto ai nostri, sicuramente non è applicabile a Dar.
Gli affitti per esempio sono carissimi.
E se mai ne trovassi uno per le tue tasche devi considerare che tutti i proprietari pretendono da 6 mesi a 1 anno anticipato per l’affitto di un appartamento.

Una  pazzia.

Questo è il motivo per cui molte aziende,che offrono lavoro qui, propongono la casa  tra i benefits.
Altrimenti poca gente verrebbe qui a lavorare.
Mi riferisco chiaramente agli expats ,gli stranieri, come noi.
Che siamo tantissimi. Molti inglesi, americani ,indiani, cinesi ,tedeschi,italiani,francesi.
Tutti qui per motivi di business. In genere si rimane 2-3 anni, dipende dal tipo di contratto lavorativo.
Come spesso accade, arrivi piangendo e te ne vai piangendo.Perché nel frattempo ti sei affezionato e non vuoi andar più via.Ho conosciuto tanta gente che qui c'e' rimasta e non e' piu'tornata in Europa,integrandosi perfettamente e parlando lo swahili come un tanzano.

Un grande tasto dolente della città è il traffico.
E’ una città trafficata.

Ho detto trafficata?

No scusate… spaventosamente  trafficata.
Dopo che sei stato a Dar es Salaam il raccordo anulare di Roma alle 8 di mattina ti sembrerà una stradina della Cornovaglia.
Si rimane imbottigliati nel traffico per ore.Ed è snervante.
Per questo è consigliabile vivere vicino alla propria sede di lavoro.
Sono rimasta imbottigliata nel traffico anche per 3 ore.
Leggende narrano che qualcuno abbia anche superato le 6 ore.
Bisogna avere davvero tanta pazienza.
Si potrebbe ridurre il traffico creando semplicemente delle rotonde e eliminando alcuni dei mille semafori. Oppure mettendo a posto le strade in modo da aumentare le corsie.
Ma lo faranno,ne sono sicura. Mi piace essere fiduciosa.
I controllori del traffico in genere  non fanno altro che aumentarlo.Loro e la Polizia a Dar non solo intralciano  il traffico ma sono anche “famosi” perché ti fermano spesso e con un pretesto qualunque (più delle volte inesistente)ti fanno una multa o ti vogliono portare in centrale .E allora gli dai una “mancia” e loro dimenticano l’accaduto. 
Come ogni cosa, inizialmente ti escono gli occhi di fuori per i nervi e poi invece ti abitui.
A me è capitato solo una volta mentre guidavo io ma tantissime volte mentre guidava qualcun altro.Ed è davvero ridicolo.E non pensare minimamente  tu,caro expat,  di poter fare il paladino della giustizia e pensare di cambiare le cose.
Non funziona così.
Ti devi adeguare TU e accettare la situazione. That's all.

Quando sono venuti a trovarmi dei miei amici dall’ Italia  mi sono quasi trovata in difficoltà quando mi chiesero  di “visitare” Dar.
Eppure alla fine siamo riusciti a fare un bel giretto e a vedere e scoprire una pazza città come questa.

Innanzitutto partirei dalle isole di Bongoyo e Mbudya.
Dar es Salaam risente delle alte e basse maree quindi capita sovente che la mattina non ci sia possibilità di fare il bagno in spiaggia (cosa alquanto fastidiosa).
Motivo per cui spesso si preferisce andare nelle isole.
Mbudya è raggiungibile dal White Sands Hotel con una barchetta. Il costo è di circa 5 euro a/r e quando arrivi devi pagare una specie di tassa in quanto è una Riserva Naturale. Lo spettacolo è assicurato.








Quando arrivi i tipi che gestiscono l’isola ti chiedono “cosa vuoi mangiare”.
In genere la scelta va in base al pescato del giorno.
In linea di massima puoi scegliere tra pesce alla griglia, aragosta o calamari accompagnato da patatine fritte.
Ovviamente un pasto che mangerai senza posate. Ma forse il bello è anche questo.


Bongoyo invece si raggiunge dallo Slipway Hotel e anche li trovi una barchetta che ti porta più o meno con la stessa cifra nella deliziosa isoletta.




Il mio secondo giorno in Tanzania andai all’isola di Mbudya. Per questo motivo l’isola ha per me un valore quasi “affettivo”.
Mi piace considerarlo il mio primo contatto con la Tanzania.
Ci torno ogni volta che posso e ho deciso pure di passare li il giorno del mio trentesimo compleanno.Sapevo che un compleanno del genere me lo sarei ricordato per sempre.



Sicuramente consiglio di visitare il Mercato del pesce.
Il mercato del pesce di Dar es Salaam è uno dei più grandi dell’Africa orientale.
Al mattino arrivano le barche dei pescatori che lasciano li  pesci di ogni  tipo e per tutto il giorno fino all'imbrunire non si fa altro che mercanteggiare su tavoli improvvisati.


Non è consigliato fare foto. Non amano essere fotografati se non ti conoscono.
L’ideale è farsi un’ amico sul posto e chiedere a lui il "permesso"di scattare.
Lui è “l’amico” e questi  sono i miei scatti













Il mercato è diviso in due sezioni.
In una c'e' il mercato del pesce vero e proprio e in un'altra invece c'è un mercato normale ,di frutta,verdura, roba per la casa e anche la possibilità di farti cucinare il pesce.
Questo però lo consiglio a stomaci molto "forti".


Passeggiare per il centro della città è una cosa che secondo me va fatta. Pur non essendoci nulla di concreto da vedere.
 Ma solo guardare la gente e vederla nella loro quotidianità è per me stato sempre oggetto di curiosità .In centro vive poca gente. E’ principalmente sede di uffici ,banche, Ngo ,ministeri ecc.









Facendo uno stage nel settore “vendite” ero anche spesso in giro per la città prendendo appuntamento con i clienti.
Non sembrerebbe nulla di difficile. E in effetti non lo era. Se non… trovare le vie.
Che non esistono.
Solo alcune strade hanno i nomi. Ma ancor più grave…NON CI SONO NUMERI CIVICI.
Che è una tragedia se devi cercare un determinato ufficio.
Se chiedi a una tale azienda il loro indirizzo della sede centrale questa potrebbe risponderti che si trovi, per esempio a
  Ohio Street vicino la Barclay bank prima di Subway e dopo la sede DHL.

Vi giuro.

E sta cosa all'inizio mi lasciava davvero perplessa. 
Così chiedevo alle colleghe come facessero a ricevere ad esempio la posta. 
La posta la ricevono in genere alla sede centrale, attraverso una casella postale.

E  i documenti? La posta importante? Le bollette? chiedevo.La mia collega mi guardò stralunata.

Ma via email ,Vale!

Ah!Vero…
In pratica quella arretrata sono risultata io! :)


Chiaramente se conosci la città è molto più semplice individuare i punti a cui far riferimento.
Chi come me conosceva poco la città,in particolar modo il centro, downtown,la ricerca di un determinato cliente poteva durare anche ore. 
Per fortuna c'era con me Hamis,altrimenti credo sarei ancora in giro per la città a chiedere informazioni.

 Ovviamente in pole pole style :)

 L'importante è NON stressarsi.



Consiglio anche di vedere i mercati. Famoso, grandissimo e pieno di ogni mercanzia è il mercato di Kariakoo.
Ma è davvero molto grande e consiglio, se potete ,di andare con un amico del posto ,di evitare di portare borse o roba varia perché è molto famoso anche per gli scippi.
Dimenticatevi li di portare una reflex o macchine appariscenti
.Ovvio.Tornereste senza.
Io preferisco il mercatino di Mwenge. Sia perché più piccolino e sia perché pare il rischio di scippi sia inferiore.




Potete trovare di tutto. Dalle stoffe agli oggettini in ebano.
All'interno dei negozi ci sono gli artigiani che lavorano. In condizioni disumane delle volte.






Carino anche se un po’ turistico è il mercatino vicino lo Slipway. Trovi la stessa roba ,magari a prezzi leggermente più alti. Ma a mio avviso è molto più tranquillo .Gli stessi venditori non ti assalgono proponendoti di comprare la loro roba ma ti invitano a guardarla .

Le spiagge di Coco beach o Mwalambezi sono anche una meta che personalmente suggerisco.
Ma  non spiagge dove prendere il sole...vi guarderebbero tutti come degli idioti.
Spiagge dove fare il bagno ,se la marea lo permette, o dove prendere una birra con gli amici.






Per il resto…beh vi confermo il fatto che non è una città che merita un’intera vacanza ma visitarla potrebbe essere interessante ,se siete di passaggio.
Sicuramente Dar non rappresenta l’immagine dell’Africa che tutti abbiamo nella nostra mente.
E’ una città che si evolve molto rapidamente .E cresce a dismisura.
I racconti degli amici o colleghi che vivono qui da tanto mi parlano di una Dar completamente diversa rispetto a 10-15 anni fa.
Alcune zone erano unicamente delle paludi.
Chi ci ha vissuto e vi ritorna trova significativi miglioramenti.
Assurdo ma vero,mi dicevano che il traffico è addirittura migliorato.
Per esempio i Bajaj sono stati introdotti negli ultimi 5 anni. Prima c’erano c'erano taxi simili ma erano...bici (un'esempio lontano dei nostri risciò,per intenderci).
Poi mi raccontano che le strade asfaltate erano pochissime.O che per trovare una farmacia dovevi fare anche 50 km.
Per certe cose invece la città presenta ancora delle problematiche di base che non sono state risolte.
Per esempio la nettezza urbana.
 Non esistono cassonetti dell’immondizia per strada.
Noi ,a casa,i rifiuti  li mettiamo in un bidone che si trova all'interno del residence.
Poi questi sacchi vengono  messi in uno stanzino dove poi una volta a settimana passa un camion a ritirarlo.

(Da notare la signora per terra che sta semplicemente riposando)



Chissà con che occhi vedrò io Dar tra 10 anni!

Vedremo!!!


 A presto!






sabato 17 maggio 2014

My life in Tanzania (Capitolo 27) 'Le 10 cose che mi mancanodell'Italia'



Ci sono cose che non ti mancano assolutamente. E lo sappiamo.
L’Italia ,vista con gli occhi di un’ italiano  è più o meno la stessa.Espatriato e non.
La critica è alla porte. In Italia non va bene nulla e non c’è futuro.
Un po’ Catastrofica ,come sempre.

E invece oggi pensavo a tutte quelle cose che mi piacerebbe fare appena arrivata in Italia. Pensavo a tutte quelle cose che in effetti mi mancano tantissimo. Cose per certi versi ovvie ma che, ad esempio 3 anni fa, non avrei mai minimamente pensato mi sarebbero un giorno  mancate così tanto.
Quando vivi fuori le tue percezioni sono totalmente diverse.Forse tendi quasi a idealizzarla la tua terra.

Ad ogni modo queste sono le prime cose che in effetti mi vengono in mente:

       1- CAMMINARE!
Riutilizzerò le mie gambe per camminare.
Lo so che sembra assurdo ma non è una cosa che manca solo a me. Parlando con tutti gli altri expats noto che è una delle cose che pesa a tutti. Sia italiani, che svedesi o finlandesi.
Qui non si cammina mai,non ci si sposta mai a piedi.
Ed è una cosa che in Italia davo per scontata …fare una normalissima passeggiata.
Tanto scontata che delle volte mi scocciavo e prendevo la macchina. Pensa tu, che stupidità!
Invece tra poco in Italia potrò uscire di casa e andare a piedi.
 UTOPIA!
Che poi oltre al fatto che a Dar non ci sono marciapiedi, siamo anche in piena stagione delle piogge. Se trovi un pezzo di strada che ti sembra percorribile a piedi stanne certo che è un fogna aperta.

Meglio non provare.     
  
 
        Passeggiata a Modica (Rg)



      2 -   PARLARE NELLA MIA LINGUA…SEMPRE.

LUI,il mio boyfriend, è italiano e parlo anche italiano con amici italiani qui a Dar.
Ma nella maggior parte delle ore della mia giornata comunico con le persone in inglese e per quanto delle volte sia un bene (perfezionare una lingua non può che essere vantaggioso)devo dire che dopo 10-12  ore di fila può stancare terribilmente (per fortuna sempre meno).
Inoltre in inglese perdo parte delle mia ironia tipicamente italiana.
E soprattutto perdo  le battute che tutti facciamo nei nostri dialetti.
Un “camaffari?” (Che facciamo,in catanese) o un “te possino” (romano) non hanno corrispondenze in inglese. O almeno io ancora non le ho trovate.

Dajeeee



     3- PARLARE CON LA TUA AMICA E …VEDERLA DAL VIVO
Grazie a skype, whats up & co., l’ho detto tante volte ,essere expat è davvero più facile.
 Le notizie belle (e a volte anche le brutte )viaggiano velocemente.
Ma nessun social network potrai mai sostituire ovviamente il contatto con le persone.
Di questo te ne rendi conto davvero quando vivi fuori. Perchè non hai alternativa.
Sto iniziando ad avere una sorta di insofferenza ai social network. Proprio perché è realmente il mio unico modo di comunicare con gli amici e con la famiglia.
A volte non si chiede come si sta, si va nella pagina del profilo per vedere se va tutto bene.
Mi è capitato tempo fa di sentire un amico e di raccontargli varie novità e la sua risposta fu ma non lo hai scritto su facebook.

TERRIBILE.

Cosa c’è di più bello che parlare (dal vivo) con la tua amica e ridere fino a sentirsi male (senza smile e faccine varie?)
Priceless

     4 -LA FAMIGLIA
Quando ce l’hai accanto non ti rendi conto o te ne rendi conto solo in parte  quanto hai bisogno di parlare con i genitori. I miei ,per fortuna sono giovani e in salute  e non hanno realmente bisogno di me.
Però i genitori sono due e loro sono il punto fermo della tua vita e lo saranno sempre.
Indiscutibilmente ti mancano tanto. Loro capiscono tutto anche se non parli.


    5 - Il MIO MERAVIGLIOSO BROTHER
Io e mio fratello abbiamo 10 anni di differenza. Abbastanza.
Mi sento un po’ mamma e un po’ sorella con lui. Una via di mezzo.
Un po’ come una mamma vorrei evitargli tutte le str… che ho fatto io nel passato ma come una sorella voglio che si goda la vita al massimo e si diverta.
E mi manca tantissimo. That’s all .

     6- Lo SPRITZ
  Non inteso unicamente come alcohol, ovviamente, ma più come momento quando incontri gli amici.
Una sera “easy “,una sera qualunque.
 Davanti a uno Spritz parli di progetti, ti vengono idee, rispolveri il passato ,guardi il futuro e ti fai tante ma tante risate.
Ho conosciuto tanta gente qui a Dar.
Gente meravigliosa, davvero.
Ma le amicizie di sempre sono un’altra cosa. E si sa.
       Aperitivo a Marzamemi (Sr)

   7 -LO SPORT
Pur essendoci qui a Dar delle palestre è chiaro che non possono essere paragonate a quelle italiane. Ma non è questo il punto.
Piu' che la palestra mi manca lo sport all’aria aperta,nel mio caso correre,che mi piaceva davvero tanto.
Qui correre per le strade equivale a una persona che si vuole lanciare nel Tevere.
E’ un suicidio premeditato.
Non esiste nessuna concezione di sport, di parco pubblico,di natura.(Chiaramente mi riferisco unicamente a Dar,non alla Tanzania).
 La gente in genere qui non ama fare sport, lo considerano troppo stancante. E inutile.
Meglio mangiarsi un piatto di Mishkaki e patatine.

8 -CUCINARE
 Mi manca tanto cucinare.
In Italia,la mattina ti svegli con un’idea ,vai al supermercato o al mercato, la acquisti e la cucini.
STOP.
Al 99 % trovi tutti gli ingredienti.
Qui no. Quello che trovi te lo fai piacere e basta.
Però passa la creatività. Che sta alla base del cucinare.
 Quindi a parte le cose “basiche”della sopravvivenza non faccio altro.
       Cacio e Pepe

9 -LE ZANZARE ITALIANE
In  Tanzania il problema delle zanzare è purtroppo reale.
La malaria esiste e non ha pietà per nessuno.
E la dengue.
Quindi quando una zanzara ti punge ti fai davvero diecimila pippe .Potrebbe essere LEI.
Motivo per cui lo spray antizanzare è per me diventato un  valido compagno di vita giornaliero.
Lo metto in automatico. La mattina e la sera. Più volte al giorno.
Inizialmente la mettevo unicamente dopo il tramonto. Momento in cui si ha possibilità attirare le zanzare portatrici di MALARIA.
E invece no. Quest’anno oltre alla malaria c’è stato un aumento di casi di DENGUE, una febbre meno pericolosa della malaria ma sempre da evitare.
Io non sono una che si angoscia. Attuo la tecnica del “non ci penso” e fino adesso non ho mai avuto nulla.
 Però pensate a quanto possa essere inquietante vedere una zanzara e pensare che questa possa farti passare un mese a letto in fin di vita.

W le simpatiche e innocue zanzare italiane.

 10- SHOPPING
Inizialmente pensavo che non sarei sopravvissuta per mesi interi senza comprare una borsa, una pashmina o un paio di scarpe.
E infatti per certi versi non ce l’ho fatta.
Ho cercato  di colmare il desiderio irrefrenabile e impulsivo di acquisto, tipico femminile, dandomi alla frutta e alla verdura.
LUI si trova la cucina  piena di manghi e papaye senza capirne il vero motivo.
E un impulso che è difficile da gestire .
Provate a immaginarvi voi stessi senza comprare nulla per mesi e mesi (tranne alimenti).
Sicuramente avrò uno shock cardiogeno nel primo Zara in cui entrerò.
 L’ho messo in conto.