Ritornai a Dar.
Già stavolta le mie percezioni erano diverse.
Sapevo già a cosa andavo incontro. C’ero già stata.
Guardavo tutto con occhi diversi. E iniziavo a capire meglio
come funzionasse la vita li.
Soprattutto tutti quegli aspetti che apparivano nettamente
differenti dall’ambiente occidentale in cui ero cresciuta.
Una delle cose che
solo chi ha vissuto qui o in posti simili può comprendere pienamente è il
fattore CALMA.
Mi spiego meglio.
In Tanzania, la vita si svolge lentamente. Molto lentamente.
Non a caso una delle prime parole che si impara in Kiswahili è proprio POLE POLE (piano –piano).
Che è una parola che
racchiude tante, tantissime cose.
Racchiude sostanzialmente uno stile di vita.
Completamente diverso dal nostro.
Specialmente per me.
Non sono per nulla una persona “calma”.
100 ne penso e 100 ne faccio. Sono così .Semplicemente la
calma mi annoia.
E non penso di essere
l’unica. E’ la mia società che mi ha portato ad essere così.
E non sempre questo è un pregio. Anzi.
Qui invece è esattamente l’opposto.
Qui fai una cosa al giorno. Qui viene fatto tutto con
una lentezza tale che per qualcuno, all’inizio
può apparire snervante(tipo me).
Tutti gli uffici, i negozi e le attività tanzaniane sono in pole pole style, come lo chiamo io.
Una calma, direi quasi invidiabile.
Esempio.
Vai a mangiare fuori. Un ristorante normale(alla mano, per dirla easy).
Ti siedi e aspetti. Aspetti 20 minuti che ti portano il
menu. Aspetti 20 minuti che vengano a prendere l’ordinazione. Aspetti
mezz’ora/un’ora che ti venga portato tutto .Poi
aspetti un tempo infinito per il conto. E per il resto.
E’ così. Ti devi abituare tu.
Ho visto connazionali dare di matto.
Ammetto che anche io
qualche volta ho dato di matto.
Dopo un po’ ti passa e ti sembra strano chi invece non
accetta e sbraita animatamente.
Il tanzaniano medio
è una bella persona.
In un anno ho conosciuto, neanche a dirlo, persone
meravigliose.
Hanno un cuore grande e mai nessuno mi ha mai trattata male
o in maniera aggressiva, pur avendo ,io,un colore di pelle differente.
Qui l’estranea sono io. Potevano farlo mille volte
.In mille occasioni. Ma mai una cosa del genere. E io sono spesso in giro sola.
Anche di sera.
Ma sono lenti.
O forse siamo noi che siamo troppo veloci?
Beh la nostra società è un po’ accellerata. E lo sappiamo.
No so dire esattamente chi alla fine sia quello che sta
meglio.
Noi che corriamo alla ricerca continua di qualcosa, (che spesso
non sappiamo neanche cosa) o loro che
con la loro flemma passano le giornate serenamente? Mi pare doveroso porsi la
questione.
Ho visto pochissime volte un tanzaniano arrabbiato.
E quelle volte , mai come un italiano, per fare un esempio.
Noi abbiamo rabbia dentro. L’italiano è arrabbiato .L’italiano
ce l’ha con il suo paese che lo sta trattando come un cretino. E non è una cosa
piacevole.
Lo vedi ovunque. Lo vedi negli occhi delle persone. Lo senti
nelle parole che vengono dette.
In Tanzania stanne certo che questo problema non c’è. O
perlomeno,loro non reagiscono cosi'.
E non è poco. Essere circondato da persone poco scontrose o
nervose ti aiuta a stare meglio.
Non c’è competizione. Non c’è lotta.
Questo è uno dei motivi per cui mi piace tanto stare qui.
Chiaro è, che questo è stupendo quando vieni qui a fare la vacanza.
Questo clima rilassato permette di vivere un’esperienza del
genere in maniera ancora più serena.
Il pole pole style ti piace. In vacanza.
Quando ci devi invece lavorare può essere differente.Puo' farti perdere la pazienza,ogni tanto.
POLE POLE (piano
piano) è una delle prime parole che imparai in lingua kiswahili(o swahili).
Pole pole credo
sia stata una delle prime parole che urlavo sul bajaj quando l’autista non mostrava grande sintonia con il freno
del mezzo su cui ero su.
Un’altra parola che imparai subito era Mzungu(leggi muzungu).
Parola che mi ripetevano tutti.
Soprattutto quando andavo con il bajaj in strade non principali, molto povere, dove i bambini mi
indicavano e dicevano alla mamma “Mzungu!!"
Quasi come a definire qualcosa di diverso e di insolito.
Quasi come a definire qualcosa di diverso e di insolito.
Tipo ET
L’extraterrestre.
Mzungu vuol dire muso pallido (o muso bianco).
Un modo carino per dire Bianco.
Che però, attenzione, non è dispregiativo.
E’ un modo per indicarti, per chiamarti.
Capii sin da subito quindi che un minimo di swahili (leggi "suaili") andasse
imparato.
Sia perché molte volte si rivelava utile nella vita
quotidiana e sia perché l’opportunità di imparare una lingua nuova direttamente
sul posto è senza eguali.
Allora io e una mia amica italiana, anche lei qui per lo
stesso motivo, iniziammo a prendere delle lezioni di swahili.
E trovammo un insegnante ,Jeremiah.
Jeremiah fu il nostro insegnante per qualche settimana.
Veniva a casa nostra e ci faceva le lezioni.
Non solo ci spiegava la grammatica e ci insegnava a
formulare le prime frasi ma ogni tanto ci spiegava com’era la vita Tanzaniana,
anche fuori dalla città .Che scoprimmo ben presto essere molto diversa.
Lo swahili non è una lingua esageratamente difficile.
La fortuna per un italiano a differenza degli altri europei,
è che a livello fonetico è molto simile.
Quindi puoi leggerlo facilmente. Il suono delle singole lettere è praticamente uguale, se non
per qualche rara eccezione.
Le frasi sono composte da soggetto-verbo-oggetto,come da noi.Ma sono sempre unite in un'unica frase(soggetto e verbo)
Esempio
Ninapenda samaki (Mi piace il pesce)
Ni (Io,soggetto)na (presente ) penda(piacere,nel senso di "mi piace...")
Per darvi un'idea di come sia strutturata una frase.
Le frasi sono composte da soggetto-verbo-oggetto,come da noi.Ma sono sempre unite in un'unica frase(soggetto e verbo)
Esempio
Ninapenda samaki (Mi piace il pesce)
Ni (Io,soggetto)na (presente ) penda(piacere,nel senso di "mi piace...")
Per darvi un'idea di come sia strutturata una frase.
La cosa divertente era, quando ero per strada, tentare di
parlare con i tanzaniani in swahili.
Loro felicissimi e orgogliosi del fatto che io parlassi la loro lingua non si infastidivano neanche
dei miei errori, ma anzi si divertivano un sacco(capito francesi?!).
Se vuoi legarti a una terra quasi sempre devi iniziare dalla
lingua.
E’ il primo vero legame .Altrimenti rimani sempre un po’ un
estraneo in quel luogo.
Adesso ,dopo un anno ,il mio swahili non è che sia migliorato
tantissimo.
E’ essenziale per quello che mi serve. Come ogni lingua
,devi studiare anche. Parlarlo per strada non è sufficiente.
Le prime settimane a Dar ero felicissima.
Andavo a duemila, come si dice.
Dopo qualche giorno dall’arrivo iniziavo a mandare
curriculum e presentarmi a vari studi fotografici come fotografa freelance. Avevo fatto pure le business
cards(ridevo solo a guardarle).
I primi giorni, in maniera particolare ,avevo un energia che
mi avrebbe forse permesso di diventare
Presidente della Repubblica della Tanzania(ovviamente nella mia testa).
Continua……..
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