lunedì 10 febbraio 2014

My life in Tanzanìa (Capitolo 10)-Shopping in Tanzania...o una specie-

Eravamo rimasti…

Ah si che andavo a fare  la spesa allo Shopper’s  Plaza.
Ecco.
Lo Shopper’s  Plaza, o da noi chiamato semplicemente  Shopper’s, è il centro commerciale vicino casa.
Usare la parola centro commerciale è chiaramente un eufemismo.
Io non sono un tipo da borsa Gucci.NO.
O ,peggio  ancora ,dalle ormai viste, riviste e ricopiate borse Louis Vuitton.No
Ma non sono neanche un tipo da  npaio di jeans  e na majetta.
Mi piace andare a fare shopping.
Andare a far  shopping  mette di buon umore, è divertente ma purtroppo alleggerisce il portafoglio.
Specialmente oggi giorno, trovo che ci sia molta più scelta nei nostri negozi.
Da noi ,in Europa,hai solo l’imbarazzo della scelta.
Vai e, con poco, davvero poco ,puoi rifarti un guardaroba.

Questa premessa per  farvi capire meglio lo shock che provai appena entrata allo Shopper’s.

E’ su due piani.
Ci sono negozi classici lavanderia, parrucchiere, negozio di giocattoli ,farmacia, fotografo, un fast food e altro ancora.
E ci sono dei negozi di abbigliamento.
Chiaro è che nessuno ,tantomeno  me,avesse  minimamente pensato di andare in Tanzania e  far shopping.
Ovvio che no.
Ma vedere quelle vetrine mi turbò.

Vedere queste  vetrine






Non sapevo se ridere o iniziare a piangere.

Davvero si mettevano quella roba?
E la cosa assurda era che era pure roba costosa.
Chi si mette quella roba?Chi si compra quella roba?
Molto bene, sin da subito capii che avrei risparmiato tantissimo in Tanzania. Se non altro in ambito di abbigliamento.
Poi entrammo nel supermercato vero e proprio.
E li mi venne un colpo.
Un supermercato grande ma VUOTO.
Prodotti in scatola di tutti i tipi.
Legumi, latte, sughi, salse, cereali...quasi tutto era di importazione.
Tutti brands inglesi e americani.
Con costi raddoppiati.
Reparto  frigo con verdura fresca e frutta praticamente vuoto( prodotti per la maggior parte non di importazione.)
Io che vivevo di insalate  in busta in Italia.
Fighe .
Le Apri,metti nel piatto e aggiungi altra verdura .
Se vuoi essere un po’ accurato gli dai una sciacquata, toh.
Easy, comoda e healthy.
Qui, invece, c’era un lattuga piccola e rinsecchita che mi guardava come per di sto a morî,portatemi via.
Da noi, in Italia, i supermercati hanno di tutto di più.
Cioè  tu delle volte vai al supermercato e non sai cosa  comprare da cucinare a cena.
Perché c’è troppa roba.
Troppa .Talmente tanta che ti fa confondere.
Qui è l'opposto.
Qui, quello che trovi te lo mangi.
Stop. Te lo fai andar bene.
LUI mi disse che il carico della verdura/frutta veniva distribuito uno/due giorni a settimana.
Quindi era consigliabile  fare scorte per poter campare una settimana.
Il banco della carne era anche peggio.
Due pezzi di petto di pollo e carne rossa(beef) di un colore non identificato.
Non pensavo di trovare il carpaccio. No.
Ma non pensavo di trovare il nulla.
Reparto formaggi praticamente inesistente e ,quei pochi, carissimi.
Salumi, manco a dirlo, inesistenti.
Immaginavo  si….ma non così.
Chiaramente quello fu il primo impatto.
Poi ,da li a seguire ,conobbi altri posti e imparai a trovare frutta e verdura fresca. Ma ,nonostante ciò, non esistono assolutamente le varietà e quantità  che troviamo in Europa.Sempre,tutte le stagioni.E tutti i giorni.
Trovai anche la carne.
La carne, quella “normale” si compra in un Butchery(macelleria) chiamato da noi la gioielleria.
Vi lascio immaginare perché.
Un tipo sudafricano ha investito in questo butchery shop in una zona benestante della città.
Ovvero la  Msasani Peninsula.
E ha fatto centro.
Il pesce, penserete ,sia facile da trovare.
Si,ma devi andare in pescheria.
La pescheria di Dar es Salaam è un altro posto sul quale si potrebbe scrivere un intero libro.
Non è lontana da casa mia, saranno poco piu' di 10km.
Ma 10km con il traffico di Dar es Salaam.
Mica 13 km con il traffico di Bergen.O di Copenhagen.
Puoi impiegarci anche una mattinata.
Insomma i primi giorni stavo li a cercare di capire come funzionasse il tutto.
Non era difficile, semplicemente non era facile come in Europa.
In Europa tutto e' semplice.
Vai a Parigi o a Roma, in linea di massima tutto è uguale, in fondo.
Al massimo nella prima troverai le baguettes più buone .
Ma pure a Roma ormai le vendono.
Siamo nell’era della globalizzazione.
Ci assomigliamo sempre di più.
Ci hanno pure messo la stessa moneta,così tanto per non sbagliare.
Qui ,invece, tutto è completamente diverso.
Chiaro è ,che queste sensazioni le proverà,probabilmente, pure chi va a vivere in altri continenti. Non solo in quello Africano.
I racconti degli amici in Cina o in Vietnam sono altrettanto interessanti.
Quel primo mese in Tanzania passò così.
Guardando e osservando.
“Guardando” per adattarmi in questa nuova e stranissima terra.
“Osservando” per capire quale poteva essere il mio successivo step(passo) in ambito lavorativo.
C’era tutto e niente.
Non sapevo da dove cominciare ma da qualche parte bisogna farlo.
E forse qualche idea iniziava a venir su.
Continua……….







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