lunedì 3 febbraio 2014

My life in Tanzanìa(Capitolo 8)-Il primo giorno a Dar es Salaam-

Rieccomi.

Dunque, ero arrivata a Dar e mi trovavo sulla Julius Nyerere Road.
Una via, come appunto dicevo, trafficatissima.
Catania, città caotica all’inverosimile, sembrava una cittadina della Cornovaglia,a paragone.
Sembrava una lotta. A chi dovesse passar prima, a chi dovesse andar più veloce.

Fretta.

Che poi è una cosa che rivivo pure a Roma e a Catania.
A Roma come a Dar non è ammesso sbagliare.
Non puoi non sapere la strada.
Se sei li che un attimo sei incerto su una strada stai sicuro che la dietro c’è il tizio che sta maledicendo te, la tua famiglia, attuale e futura, e accompagna tutto da sonori colpi di clacson.

Tutti sono di fretta, tutti  hanno da fare.
Beh,Julius Nyerere Road quella mattina era così.
Una lotta stradale.
LUI mi fece notare che quella strada era la strada che percorreva tutti i giorni per andare a lavoro.
COOOOSA???

Iniziavo a capire perchè i primi giorni diede di matto.
2 h di strada per andare a lavoro e altre 2 per tornare a casa.
Follia. Io ero devastata e lo avevo fatto solo una volta.

Per fortuna poco dopo lasciammo questa via principale e ci immettemmo in strade,trafficate ma non come quella.
Passammo da un mercato.
Un mercato enorme.
Ma non era come un mercato nostro.
Era Pieno. Stra-pieno di gente. Di colori, di odori.
Poi passiamo davanti a quello che sembrava un cimitero. Croci ammassate per la strada, senza senso.
Tra una casa e l’altra c'erano i canali di fogna aperta.
Erano praticamente ovunque. Credo che caderci dentro possa essere un’esperienza significativa(Mon Dieu).
Arrivammo a casa.
E’ un compound.
E’ un residence con due palazzi. Che in Italia sarebbe normale, qui invece sembrava Beverly Hills.
Entrammo dentro casa, ma iniziavo ad essere talmente stanca da non osservare pienamente ciò che avessi attorno.
Entrai in stanza, feci una doccia e crollai sul letto.
Crollo è una parola adatta.

BOOM

Mi svegliai,e trovai un messaggio di LUI accanto al letto,sul comodino.
Diceva che era a lavoro, che a casa ero sola e di riposarmi ben bene. LUI sarebbe tornato dopo qualche ora.Mi consigliò di aspettarlo prima di uscire sola.

Con noi abitava un collega della precedente azienda ,venuto a lavorare in Tanzania.
In un primo periodo infatti dividevano le case con colleghi.
Una coppia di piloti per ogni casa. In seguito ognuno,poi, prese la sua.

Dopo un arco di tempo indefinito decisi di alzarmi. E di esplorare questa casa.
La nostra stanza era grande, con un armadio enorme incastrato al muro. Avevamo il bagno in camera. 
Detta così può sembrare la reggia di Caserta. 
In realtà  era si ,una casa di lusso, ma pur sempre in Africa.
I bordi erano tutti rovinati e sverniciati. Le rifiniture erano alla buona. Non sembrava sporco ma decadente.
Le tende e l’arredamento erano in stile coloniale.
Ma tutto ciò stava benissimo in quel contesto.
Andai nel soggiorno con occhi semichiusi.

Ma una luce fortissima mi abbagliò.
E questa immagine.




WOOOW.
Sono stata a guardare questa immagine per non so quante volte.
Forse è questa l’immagine che voglio conservare davvero. La prima immagine.

Feci il caffè.
Chiaramente un italiano che va all’estero che si porta?
¡Claro,que si!
CAFFETTIERA e CAFFE’.
Non sono una fanatica del caffè espresso all’estero.
Cioè, mille volte m’è toccato bere il beverone nel noto caffè americano tanto conosciuto.
E’ figo, è figo”, dicono. Personalmente vi dico, che te lo fai piacere.
Piace il contesto. 

Piace il free wifi , piace l’atmosfera calda(quando in genere fuori ci sono -20),piace che ci sia tanta gente che in silenzio lavora al pc, piace prendere questo beverone bollente quando le tue mani sono gelide.
Piace tutto. Tranne il caffè. Appunto.
Senza contare che poi hai bisogno di una toilet a portata di mano.
Non sono una di quelle che all'estero deve per forza andare alla ricerca dell’espresso perfetto e se lo fanno male(as usual)faccio pure polemica. No.
L’ESPRESSO (vero)è una cosa italiana che trovi in Italia. Stop.
Inutile pure pretendere.Noi italiani dobbiamo capirla bene questa cosa.Farcene una ragione.
E’ come se volessi mangiare un arancino a Milano.
LASCIA STARE PROPRIO.

Invece,vista la mia lunga permanenza in Tanzania decisi di portarmi tutta l’attrezzatura.

Sorseggiavo, quindi, questo caffè e mi guardavo intorno.
Questo soggiorno-living era molto grande.
Era un unico ambiente con sala da pranzo e cucina all’americana.
Tutto sempre in quello stile che io definirei “coloniale-trascurato”.
Semplice,nel complesso.
Ma non era quello ad attirare la mia attenzione.
Erano delle grida.
Dei bambini.
Accanto casa nostra c’era una scuola.
Credo elementare.
Erano, forse in ricreazione, pranzo.
Da queste gigantesche finestre vedevi tutto.
Vedevi un mondo.


Il mare, la spiaggia ,le palme, la scuola, i grattacieli in fondo.
I grattacieli.
Mica sapevo ci fossero i grattacieli a Dar es Salaam.
Almeno io per la strada non li avevo mica visti.

Ma che città è?
Non vedevo l’ora di uscire.
Sinceramente la prima cosa che volevo fare era prendere la borsa e fare una passeggiata.
Vedere cosa ci fosse intorno a noi.
Ma, pare ,che mi debbano fare un briefing.
Pare che mi debbano spiegare come funzionano un po’ di cose.
Che sarà mai.
Mi prendeva in giro LUI prima di arrivare.

Non è che trovi la tube, Vale.

Beh la Tube non c’è pure a Catania e sono cresciuta benissimo pure prendendo ,ogni mattina ,per 5 anni ,il mitico bus 721 pieno zeppo di adolescenti addormentati.
Non è che vengo da Manhattan.
Vengo dall’Italia.
Dall’Italia non turistica.
Quella che quando piove si allaga tutto.
Quella che devi stare attento altrimenti ti sfilano il portafogli.
Quella in cui le persone anziane vengono scippate e trascinate.
Quella dove gli zingari camminano liberamente per la città creando veri e propri reati(e nessuno dice nulla).
Non vengo mica da Oslo.
E magari tutto ciò capitasse solo a Catania.
Nord e Sud da questo punto di vista non sono antagonisti ma protagonisti di una stessa realtà.
A Catania, poi, c’è il mitico quartiere di Librino ,da cui ,dovevo passare ogni mattina per andare a lavoro.

E Librino non è High Street Kensington.

NO.

Allora aspettai che arrivasse LUI e i gli altri ragazzi per uscire a fare un giro.

CONTINUA…