lunedì 29 dicembre 2014

(Cap 44 ) Yes,we can!

Oggi vorrei parlare di un argomento diverso dal solito.

Un tema che volevo affrontare da un po’ di tempo.

Non riguarda  viaggi , luoghi o trasferimenti.
Ma si tratta di un evento che ha cambiato la mia vita. O almeno così mi piace pensare.

Smettere di fumare.

Dunque.

La prima sigaretta l’ho accesa a 14 anni. Nel modo più idiota in cui si può iniziare. A scuola ,nei bagni alla fine del primo anno al liceo.

Classico.

Fumare era da fighi e io non volevo essere da meno.
Crescendo non ho smesso ma anzi ho iniziato ,come tutti i fumatori , ad associare la sigaretta a dei momenti.

 La siga e il caffè. La siga e la telefonata. La siga e la pausa studio. La siga quando bevi con gli amici. La siga quando sei incazzata nera .La siga mentre litighi con qualcuno. O la siga mentre sei felice e rilassata.

Quasi ogni momento particolare veniva accompagnato da una sigaretta.

Non sono mai stata una  tipa da un pacco al giorno (anche se  alcuni particolari periodi della mia vita  credo di esserci andata molto vicino), mi limitavo in genere a una decina di sigaretta al dì. Più o meno.

Provavo un vero e proprio benessere ad accendere una sigaretta.
Si.
Era un benessere mentale. Io con quella sigaretta tra le mani mi davo forza, riflettevo o semplicemente mi rilassavo.


In genere mi sentivo infastidita dai “non fumatori”. Quelli che si mettevano li accanto a dirti che fa male, ti viene un tumore, ti invecchia la pelle ecc. ecc.
Mai ascoltati davvero. Li trovavo terribilmente noiosi e logorroici delle volte.
Pesanti.
Pensassero ai loro di problemi, mi dicevo.

Finita  la maturità iniziai  subito a lavorare e a studiare.
E il lavoro da Assistente di Volo non mi aiutò a ridurre. Le lunghe ore passate senza poter accendere una sigaretta  non facevano altro che farmi venir voglia di accenderne una appena atterrata.
Insomma faceva parte di me. E mi piaceva che lo fosse. Non volevo smettere e mi andava bene così.

Quando poi però persi il lavoro penso di essere arrivata molto vicino al famoso pacco al giorno.
Fumare mi faceva schiarire le idee mentre cercavo di trovare soluzione alle 8000 problematiche che avevo davanti.

Però in maniera paradossale quel periodo fu in quello in cui mi si accese la “scintilla”.
Innanzitutto il mio mondo era cambiato. All’improvviso.
Le mie abitudini erano cambiate .
Non lavoravo. Non ero sempre perennemente di corsa. E questo permise per la prima volta dopo anni di avere TEMPO.

 Una cosa preziosissima.

Mi sono di botto trovata ad avere TEMPO per me.

E quello fu anche il periodo in cui misi tutto in discussione. Tutto il mio universo veniva messo in discussione da me stessa.
Dal lavoro che non sapevo se voler più continuare a fare, all’università che dovevo terminare, al trasferimento in Tanzania e a tutto il resto.
Il numero delle sigarette era aumentato e iniziavo a non esserne affatto contenta.

Per la prima volta cominciavo a prendere in considerazione l’idea di smettere di fumare ma la vedevo come una cosa irraggiungibile. Troppo difficile.

Nel frattempo partii per la Tanzania definitivamente.

E li avvenne tutto.

Alcuni eventi hanno permesso di abbandonare per sempre la sigaretta:

1-Un amico che viveva nel nostro stesso residence a Dar mi parlò della sigaretta elettronica e mi invitò a provarla.
Me  ne regalò una. E per qualche giorno provai a ridurre il numero delle sigarette. E ci riuscii. Era un primo passo. (Grazie Roberto U.!)

2-Poi, presa da un attimo di felicità acquistai l’ebook “E’ facile smettere di fumare se sai come farlo” e lo lessi tutto in  meno di due giorni.
 Libro che ,credo, abbiano letto quasi tutti i fumatori. La maggior parte con pessimi risultati. O perlomeno sapevo che la lettura del libro facesse il suo effetto ma solo per poco tempo, poi quasi tutti ritornavano ad accendersi una siga ed erano punto e a capo.

3-La mia collega fumava dentro l’ufficio come una turca. Una dietro l’altra ed era fastidiosissimo. Non si poteva respirare dalla nebbia e mi fece passare drasticamente la voglia di accendermi una sigaretta.

4- Il capo ,un signore distinto e per niente provolone ,mi guardò un giorno mentre fumavo e mi disse che con una sigaretta in mano perdevo il 50 %della mia bellezza e sembravo più vecchia.

5- Avevo cambiato la mia vita. Tutto intorno a me era cambiato. Non c’erano abitudini, tutto era nuovo.

6-Semplicemente,forse era arrivato il mio momento.

Smisi di fumare dopo qualche giorno .In maniera naturale.
Senza traumi e senza drammi.

L’ho voluto io. Nessuno mi parlò di cancro o di possibili ed eventuali malattie. Iniziai a fare considerazioni e riflessioni al riguardo.

Davvero per me era così importante? E davvero io mi sentivo così debole da non potercela fare?
Mi sottovalutavo così tanto? Come sarebbe la mia vita senza sigaretta?

Mi feci queste domande ma per pochissimi giorni. Non ci sprecai troppo tempo. Mi resi subito conto che non ne valeva neanche la pena stare li a farsi domande o a pensare ai se e ai ma della mia vita da fumatrice. Decisi che quella vita meritava una fine dignitosa ma senza piagnistei. 

E così fu.

E la cosa assurda è che smisi di fumare in uno stato ,la Tanzania, dove un pacco di  Marlboro Light costava 1,50 euro. Paradosso dei paradossi.

Prima di cantare vittoria feci passare  un paio di mesi.
Adesso sono passati quasi due anni. In questi anni ci sono state pochissimi episodi in cui ho acceso una sigaretta .Si è successo (circa 2-3 volte) ma non solo non mi è piaciuto, mi ha dato anche un senso di disgusto. E puzza. E schifo. Nulla di quel “piacevole benessere” che avevo provato per tanti anni.
E ancora mi chiedo come facevo a considerarlo tale.

Ecco.Tutti i non fumatori stanno li a dirti quanto fumare faccia male. Il cancro .La pelle. I soldi. Bla Bla Bla.

Ma nessuno mai ti dice quanto sia semplicemente BELLO non fumare

Nessuno mai vi dice questo.

Vi giuro è una cosa stupenda non essere dipendenti dalla sigaretta. E’ difficile da spiegare. E non c’entrano ne’ il cancro ne’ tutte le altre menate sorbiteci dai non fumatori per anni e anni. Vi giuro.

Il non potersi accendere una sigaretta è bello.
E’ bello andare in pausa e NON accendersi una sigaretta.
E’ bello fare un esame e dopo NON accendersi una sigaretta.
E’ bello prendere un caffè e NON  accendersi una sigaretta.
E’ bello bere un drink o una birra e NON accendersi una sigaretta.
E’ pure bello litigare con qualcuno e NON accendersi una sigaretta (che non è altro che un momento di debolezza di fronte a chi ci sta parlando).

E l’elenco credetemi è infinito.

Ah quasi dimenticavo.
Ho risparmiato circa 1000 euro l’anno. Che in due anni sono 2000 euro.

I miei vestiti non puzzano più di sigaretta. Neanche i miei capelli. L’unghia del mio indice destro non è più gialla. Non  mi dispero e ho sonni tranquilli se la mattina non ho “la siga della mattina”. Non mi dispero se si è rotta l’ultima sigaretta e non ho modo di averne altre.

Non è più un problema.

Sono libera.

Ed essere liberi, da una qualsiasi schiavitù, è la cosa più bella del mondo.










giovedì 18 dicembre 2014

(Cap 43) La lingua portoghese



Non avevo mai avuto a che fare con la lingua portoghese.Mai.

Non ero mai stata in Portogallo  ne’ in Brasile ne' tantomeno in altri luoghi dove si parla questa lingua (Angola, Capo Verde, Guinea Bissau, Macao, Goa Mozambico ,Sao Tomè e Principe, Timor est).
Quel poco di portoghese  mi era arrivato attraverso la musica. Qualche canzone qua e là  ma non capendo le parole non avevo neanche mai memorizzato il significato.
Oppure preparando Linguistica Romanza all’Università il cui studio erano appunto basato sulle lingue romanze ,tra cui anche il portoghese. Ma era uno studio generale e comunque focalizzato sulla comune origine che hanno queste lingue,ovvero, il latino.

Il nulla, in parole povere.

Ho studiato inglese, francese e spagnolo.Facendo l’assistente di volo e poi viaggiando per conto mio devo dire che in qualche maniera ho ”rafforzato” il mio orecchio e in genere alcune lingue le riconosco facilmente .Diciamo che con le lingue ho abbastanza dimestichezza, semplicemente mi piacciono. That’s it.

O almeno erano solita pensarlo.

La scorsa estate quando lavoravo in Aeroporto mi accadde una cosa strana.
Non una ,ma più volte ,non capivo che lingua parlassero dei  passeggeri.
Passeggeri palesemente  europei ma non spagnoli, non francesi ,non belgi,non svedesi che parlavano una lingua che io non capivo "al volo".

Ed erano sempre portoghesi.

Naaaaaamo bene pensavo dato che il trasferimento nella capitale portoghese sarebbe stato solo qualche mese dopo.

Poi ad ottobre  quando mi trovavo a Londra  mi accadde un altro evento che mi lasciò perplessa.
Ero con LUI sul treno che da Crawley portava a Londra Victoria.
E davanti a noi una coppia che parlava animatamente.
Non ero interessata alla loro conversazione anche perché non parlavano in inglese. Ero comunque distratta dal paesaggio ,dal telefono, insomma non li stavo ascoltando minimamente.
Quando loro scesero dal treno , LUI si girò verso di me divertito e mi fece:

 “Hai capito che lingua era quella?”
e io con aria quasi da saccente  
mah, credo fossero russi”.

E LUI con una grossa risata:

“No vale ,erano portoghesi”.

Ma siamo seri?!!
Ma che lingua è???

Le prima settimane a Lisbona sono state stranissime anche per questa lingua stranissima.
Cioè fin quando si deve leggere qualcosa ,ce la si può fare. Non è poi così difficile da capire.
Ma il problema è capire mentre parlano .
Mentre parlano tra di loro faccio associazioni di russo, arabo e a volte pure tedesco. Panico.
Questo in realtà accadeva i primi giorni. Adesso pian piano cerco di abituare il mio orecchio a questi suoni e ad associare e ricordare sillabe e sintagmi.
Le prime settimane comunicavo in spagnolo e inglese. Poi pian piano aggiungevo qualche parola di portoghese.Tipo:

May I have un cortado por favor, Obrigada.

Che non si può proprio sentire. Una lingua inventata.

Non tutti i portoghesi, ovviamente, capiscono spagnolo e inglese.
 Ecco perché  devo fare un mix delle 3 lingue per cercare di farmi capire.
 Una cosa divertentissima in fondo. In pratica ridiamo tutti .Sia io che l’interlocutore.Mette quasi allegria.
E in qualche modo riuscivamo a capirci, e all’inizio è questo quello che conta.

Mentre sono in metro, sul bus o  tram cerco di “rubare” le loro conversazioni. E di captare il più possibile.
(Impicciona ,si ,ma per giusta causa).

Ma non è per nulla facile, ve lo assicuro!

 Innanzitutto sembra che cantino. Non solo.
Delle volte ho l’impressione che sia un mix di lingue incomprensibili.

Per rendere l’idea il portoghese sembra lo spagnolo parlato da un rumeno ubriaco. 

Ragion per cui abbiamo seriamente deciso di prendere lezioni di portoghese. Per forza, non vedo altra soluzione.
Non posso continuare a parlare inglese e spagnolo e a inserire una parola in portoghese. Non è una lingua.

E allora si. Ci siamo decisi. Inizieremo delle lezioni a breve.
E’ necessario, altrimenti rimani fuori.

E,per la cronaca, il prossimo che mi dice che il portoghese è  uguale allo spagnolo lo picchio. Giuro!!







sabato 13 dicembre 2014

(Cap 42) "Un mese a Lisbona"

Eccomi qui!

Scusate l’assenza. Senza rendermene conto è volato un mese!

Un mese intenso. Il mio primo mese a Lisbona.

 E devo dire che è andato abbastanza bene.

Questa città mi piace davvero tanto. Ha un qualcosa che mi affascina e al contempo non la trovo poi così diversa dalla mia cultura.
Il primo mese a Lisbona è stato dedicato principalmente alla ricerca della casa e a tutte le faccende burocratiche e non che ne derivano.

La ricerca della casa  me l’aspettavo molto più facile ma non è stato proprio così.

Innanzitutto la maggior parte delle case vengono affittate senza mobili.
E’ stata un’impresa cercare una casa arredata.
I prezzi non sono neanche così bassi come tutti erano soliti dirmi.
Forse se sei un Erasmus e dividi casa con 5 persone.
E dire che non eravamo alla ricerca di un supermega attico vista Tago.
Cercavamo essenzialmente qualcosa che fosse vicino alla metro e comunque non distante dall’aeroporto, per ovvi motivi.
Alla fine abbiamo trovato un giusto compromesso. Un appartamento non distante dall’aeroporto ma molto, molto carino. Che si trova nel fantastico e modernissimo quartiere Expo, costruito per l’esposizione universale nel 1998.
E’ ben collegato con i mezzi pubblici che ho scoperto subito essere efficientissimi.
Quasi commovente. Vi giuro. Impagonabile a qualsiasi città italiana.

E’ stato molto facile ambientarsi in una città così. Niente a che vedere, ovviamente, con quel che fu ambientarsi in Tanzania.
Il paragone è inevitabile e mi fa quasi sorridere, per certi versi.
Per quanto sia infatti una città  “diversa” ,dove non ero mai stata e dove si parla una lingua a me  quasi sconosciuta , Lisbona è comunque una città a misura d’uomo.
Con la conseguenza che tutto  appare “facile” e “logico”. L’esatto opposto della Tanzania.
Tutto è più o meno come in Italia. A primo impatto i portoghesi mi ricordano gli inglesi (un po’ pignoli e “precisini”) ma hanno anche tanto carattere latino che li accomuna tanto a noi.

Sono una via di mezzo. Il che rende la permanenza qui davvero piacevole.

Non avevo aspettative particolari su Lisbona ma devo dire che mi ha piacevolmente sorpreso.
E’ una città moderna che conserva le sue origini in maniera gelosa. E’ una città molto attiva e vivace ma al tempo stesso non frenetica.

Lisbona ti mette di buon umore.

 Chiaramente questo è il mio primo impatto, serve ancora tempo per poter giudicare in maniera completa.
E ovviamente cercherò di raccontarvi il più possibile provando ad entrare nel cuore della vita della splendida città portoghese.

La mia assenza in queste settimane è dovuta principalmente a un “progetto”. 
Anzi no. 
A  ben due progetti ,diversi tra loro ,che sto cercando di portare avanti e che mi tolgono via tanto tempo. Progetti a cui tengo tanto e che non vi sto nemmeno a raccontare adesso perché non sono inerenti al blog.

Insomma impossibile fermarsi pure qui a Lisbona!
Ma cercherò di scrivere appena possibile e di raccontare di questa mia nuova meravigliosa avventura!

ATE’ LOGO! (bye)



Miradouro das portas do sol




martedì 11 novembre 2014

(Cap 41) Lisbona -One way-


I primi giorni in una città hanno sempre qualcosa di magico.
Immaginate poi se ci devi andare a vivere. E’ tutto più accentuato.
Ecco potrei definire così i primi giorni a Lisbona.

Sono atterrata con un volo diretto dalla grigia Luton a una caldissima Lisbona (30 gradi).
Scendo dall’aereo con  un gruppo di pallidi inglesi e vengo investita da un piacevolissimo CALDO.

Bellissima sensazione.

Prendo un taxi e vado nell’appartamento che abbiamo per le prossime 2 settimane, il tempo di trovare una sistemazione definitiva.
 LUI arriva con un altro volo stasera (Per motivi di lavoro).
Mi metto a parlare con il tassista, solite domande di rito “che ci fai qui” o “è la prima volta che vieni a Lisbona” ecc. Me lo dice inizialmente in portoghese ma gli chiedo gentilmente di ripeterlo in inglese perché non ho capito ASSOLUTAMENTE nulla di quello che mi ha detto.
Arrivo a casa. E’ un appartamento condiviso. La padrona di casa ,Ines ,una ragazza della mia età affitta le stanze di casa sua tramite il famoso sito Airbnb.
L’appartamento è davvero carino. Do un’occhiata veloce ma vedo che tutto corrisponde come nelle foto del sito. Molto accogliente.
Mi siedo sul letto.
Non sono stanca, per nulla .Ma sono tanto curiosa.
Allora prendo le chiavi ed esco. Voglio finalmente vedere questa Lisbona .
Siamo in una zona semicentrale,Alameda, non molto distante dal centro. Vado a piedi.
Mi trovo davanti ad un parco… proseguo dritto e percorro tutta la Avenida Almirante Reis.


      











Sono senza parole. La città è un mix. Percorro questa strada e vedo un mix di città che ho già visto.
Prima di tutto mi ricorda la mia Catania. Alcuni palazzi sono identici.
Poi mi ricorda Barcellona. Impressionante quanto somigli a Barcellona!
Poi in alcuni punti mi ricorda L’Havana con i suoi bellissimi palazzi abbandonati.
Passa un tram.
Il primo tram. L’ho sempre visto in foto o in televisione.
E a quel punto mi ha ricordato pure San Francisco e i suoi Cable car.


In questa prima passeggiata passo quartieri diversi, pure una sorta di China Town ,a Largo Martin Moniz.
E poi ad un certo punto mi ritrovo a Rossio, una delle piazze principali.

Una piazza stupenda. Piena di caffè ,di gente ,di vita.
Oltrepasso e arrivo in una strada, Rua Augusta, che porta dritti al fiume Tiago. 

Uno spettacolo senza fine.
Sono già volate quasi tre ore da quando sono uscita e  LUI sta per arrivare a casa, quindi faccio marcia e indietro e prendo la metro. E qui mi pare pure Berlino in quanto ad efficienza.

Ma che città è?!

Chiaramente venendo da Catania, Dar es Salaam e poi Roma mi rendo conto che al minimo cenno di trasporto pubblico  efficiente   ho un attimo di smarrimento.Capitemi.

Torno a casa e dopo poco arriva LUI  che con la stessa curiosità mia di qualche ora prima mi chiede

Com’è Lisbona? Se po’ fa?

 E io  Se po fa, se po’ fa .


Decisamente se po’ fa.








venerdì 31 ottobre 2014

(Cap 40) "Brighton & Portsmouth"



Come accennato nel post precedente, la settimana scorsa sono andata a Brighton e a Portsmouth.

Con la scusa di andare a trovare un caro amico, Simone,che vive da quelle parti e in più non ero mai andata nel South England.
Due piccioni con una fava.
Un viaggio nel viaggio.

E allora una mattina ,messo due cose in borsa per due giorni e preso un treno  direzione Brighton.

Si parte.

Tempo di percorrenza (da Crawley) circa 40 minuti e costo sui 10 Pounds.
A Brighton ho trovato il mio amico Simone ad attendermi alla stazione. Conosce  già bene la città. Vive a Portsmouth ma ogni tanto viene qui a passare la giornata.
Iniziamo con il dire che non mi aspettavo assolutamente fosse così carina.
E’ una città sul mare, molto curata e piena di giovani ,in quanto anche cittadina universitaria.
Prima siamo andati a vedere il Pier (molo)  e la spiaggia.














Questo Pier non  è altro che un grande parco di divertimenti.
All’interno infatti c’è una enorme aria dedicata ai videogames ,una grande zona in cui vi è un parco di divertimenti con tanto di montagne russe e ruota panoramica e diverse zone ristoro dove trovi di tutto ,dal sushi al fish and chips.





La spiaggia, è particolare. Molto lontana dalle mie spiagge siciliane, manco a dirlo, ma hanno comunque un loro fascino. Simone mi racconta che d’estate è molto frequentato e stracolmo di gente .

Poi siamo andati a Brighton Marina che è una zona principalmente residenziale  piena di negozi, ristoranti casino’ e cinema.
Che sarà anche figa ma a me non è piaciuta più di tanto.
Molto "posh" ,forse.

Il centro di Brighton invece è davvero delizioso.









Siamo andati a vedere il Royal Pavillon .Questo palazzo ha di caratteristico di avere uno stile orientale voluto proprio da Re George IV .







Poi abbiamo ripreso un treno e siamo andati direzione Portsmouth.
Ho detto UN treno?
Si il treno doveva essere uno ma siamo dovuti scendere ben 3 volte per cambiarlo. Per motivi tecnici.
Quindi un viaggio di 90 minuti è durato più di due ore.(Ebbene si, succede anche in Inghilterra.)
Arrivati a Portsmouth alle 20 passate abbiamo deciso di cenare in un Pub.
 Una cosa che adoro in Inghilterra sono i Pub. Il loro concetto di pub è diverso dal nostro.
Dai noi in genere si va solo di sera  e principalmente a bere. In Inghilterra il pub è più un luogo di ritrovo dopo il lavoro o per incontrare gli amici o per fare una partita a biliardo.
E adoro mangiare al pub e bere una birra. Il top.
 Andiamo in questo Pub di Portsmouth strapieno di gente.



Una birra, una chiacchiera e mille risate.
Quando vivi fuori e quando i tuoi più cari amici vivono fuori ti rendi conto quanto sia bello passare una semplicissima serata così. Serate così io e Simone ,anche insieme ad altri amici, ne avremo passate a centinaia a Catania. Nella nostra Catania.
Sono queste le cose che ti mancano tantissimo quando vivi fuori.
Il giorno dopo ci dedichiamo a Portsmouth. Lui abita proprio a 1 minuto dal porto.
Che dire…Portsmouth è un incanto. Una cittadina fantastica. Molto elegante e curatissima.
Portsmouth  è stata un importante porto navale della Royal Navy (marina militare britannica).
Vi si trova infatti la HMS Warrior



Ed è casa natale di nientepocodimenoche  Charles Dickens




 Il porto è davvero incantevole a parte secondo me (ma i gusti son gusti) la spinnaker tower che anzi quasi  rovina tutto il resto.



Abbiamo girato nei dintorni e pranzato in un localino sempre sulla costa.
Forse non avrà niente di speciale (e come dice Simone dopo 3 giorni ti sei rotto le scatole),sarà che è stato breve(neanche 24h),sarà la compagnia (con la compagnia giusta si sta sempre bene, si sa ),sarà che ha un qualcosa che mi ricorda tanto la Bretagna  e  non so cosa altro ancora ma a me Portsmouth ha trasmesso un relax e una serenità come poche città viste da me fino ad ora.


















giovedì 23 ottobre 2014

(Cap 39) "I love Uk"

Eccoci qui.

Scrivo da una caffetteria chiamata Prèt a manger ,una delle mie preferite in Uk.
Fa molto Carrie Bradshow, lo so. Una Carrie Bradshow dei poveri, ovviamente.(Per chi non sapesse chi sia ,è il personaggio principale di Sex and The city).
In realtà non ho connessione in Hotel quindi ho preso  il pc e sono venuta qui e usare internet “a scrocco” (come NON direbbero gli anglofoni).

Come dicevo precedentemente ,non siamo a Londra ma in un paesino del West Sussex  chiamato Crawley.
Questa piccola Crawley  è  una cittadina vicinissima all’aeroporto di Gatwick, motivo per cui piena di Piloti, assistenti di volo e in generale di personale di compagnie aeree.
Infatti mi è capitato passeggiando, di incontrare tanta gente che avevo conosciuto nella precedente compagnia.
Tutti qui per lavoro ,si intende.
Questo perché siamo Choosy (schizzinosi), mi verrebbe da pensare.
(Celebre aggettivo che ci diede il nostro ex ministro del lavoro)
Ma non tocchiamo questo tasto. Non ci avveleniamo, tanto è inutile.

Quando ho detto che ci saremmo fermati due settimane vicino Londra puntualmente qualcuno mi ha chiesto
 “Ma se lui lavora tu che fai”?

Come se qui ci si potesse annoiare.

Partiamo dal fatto che in assoluto l’Inghilterra è il posto che più ho amato negli ultimi 14 anni.
Si lo so cosa state pensando.

C’è  freddo, piove sempre, si mangia male
OK.

Sarà anche vero, ma quando venni qui 14 anni fa a tutto pensavo  tranne che a questi luoghi comuni che a me personalmente  neanche  venivano in mente.
Sicuramente il clima non è dei migliori. Impossibile negarlo.
Ma questo per me ,passava davvero in secondo piano .Non avevo proprio tempo di stare li a pensare al clima.
Pioveva? Portavo l’ombrello. STOP.
C’era freddo? Mi coprivo. STOP.
Imitavo gli inglesi.
 La  loro giornata con la pioggia era una giornata più o meno come le altre, dovevi solamente  coprirti un po’ di più.
 A loro non cambia più di tanto.
Quando tornai in Italia mi resi conto quanto sto maledetto clima influenzasse in maniera esponenziale i miei connazionali.
Una giornata con la pioggia, in Italia ,è una giornata negativa, negativissima.
Una giornata in  cui, per quanto possibile, bisogna annullare tutti gli impegni e cercare di ripararsi il più possibile  dalla maledizione divina chiamata PIOGGIA.
Sto ironizzando, chiaro, ma delle volte credo davvero che molta gente la consideri  quasi una maledizione  di cui una volta colpiti si rimane stregati per sempre!

La mancanza di cibo italiano  non mi colpì minimamente. Lo avevo mangiato per tutti quegli anni. Non ne sentivo la  mancava.
Puntavo invece ad assaggiare tutte quelle cucine strane che  a Catania non trovavo assolutamente.
Mi riferisco alla cucina indiana, thailandese ,giapponese e via dicendo. Che adesso  si trovano tranquillamente pure a Catania ma 14 anni fa  non era ancora così di moda andare a mangiare fuori cose diverse .Il sushi per esempio, oltre a essere caro era poco gettonato ( il pesce crudo?!bleah)
Quello che mi piacque subito di Londra fu il fatto che in soli 2 giorni trovai non uno ma ben due lavori ed ebbi quindi anche la possibilità di scegliere quello che preferivo tra i due. Roba futuristica.
Parliamo di lavoretti .Ovvio. Ma per i miei 18 anni andavano più che bene.
Facevo la Nanny(che in italiano tradurremo come una tata o baby sitter) a una deliziosa bambina di 8 mesi in un delizioso paesino chiamato Epping che stava a 45 minuti di metro a nord di Londra, nell’Essex.
E siccome avevo il fine settimana libero e volevo fare qualche soldino in più  trovai un altro lavoro nel weekend in un delizioso ristorantino molto posh non molto distante da casa.
Nelle mattine del weekend giravo per Londra e ogni volta andavo a vedere qualcosa di diverso.
Una volta il British Museum, una volta Camden Town.
Londra mi piaceva proprio perché potevi essere un po’ come volevi .Potevi essere “una  che va al Museo” o “una che va in un mercato” come Camden. Non ci sono etichette.
Chiaramente questa era la visione di una diciottenne che veniva da una  città media italiana. A quell’età vedi ancora tutto FIGO.
Poi le successive volte iniziai a realizzare che Londra può avere anche dei grossi difetti come i costi esageratamente eccessivi o il servizio sanitario scadentissimo(pure peggio del nostro).
Nonostante tutto però Londra rimane la mia preferita, forse perché è la prima vera città in cui ho vissuto, dopo la mia natale.
E la cosa assurda è che dopo tutti questi anni ci sono ancora cose che non ho visto.
Sicuramente per il fatto che la città è semplicemente immensa e poi anche per il fatto che cambia davvero rapidamente. In un paio di anni ho trovato nuovi edifici e nuovi quartieri che magari prima non erano così famosi.
Un posto in cui non ero mai stata era Shoreditch, un aerea dell’East end che per anni è stata quasi snobbata ma adesso piena di mercatini vintage e  caffè e clubs.










Semplicemente meraviglioso e merita una capatina.
Poi stavolta ho deciso di usare la bici per girare uno dei parchi che più adoro, Hyde Park .E devo dire che è stato piacevolissimo visto anche il clima in questi giorni è stato meraviglioso.




Un altro posto che merita tanto è sicuramente Hampstead Heath. E’ un grande parco a nord di Londra che si trova appunto ad Hampstead, un quartiere davvero elegante famoso perché scelto  da ,intellettuali,musicisti e artisti (un “certo” Sigmund Freud  ,per esempio).














Insomma Londra è per me in assoluto la città in cui annoiarsi è davvero difficile.
Ho sempre qualcosa da fare .Da vedere. Da scoprire.

Per non parlare del resto. Mi riferisco alle deliziose Brighton e Portsmouth in cui sono stata la settimana scorsa…
Ma forse mi sono dilungata troppo…
Ne parleremo nel prossimo post. A presto!